Mutti: una storia che è già marketing narrativo

Sabato sera a Bologna c’è stata la #GGDBO13 dedicata al green e alla relazione tra agricoltura, orti urbani, sostenibilità e web. E’ stata una serata bellissima di cui abbiamo fatto un report su storify e  di cui potete guardare  le foto che ha fatto la bravissima Silvia Storelli.

E’ stata la prima GGDBO a cui ho partecipato come parte dello staff e mi sono divertita molto. Abbiamo ricevuto l’adesione di molte donne impegnate su questi temi e che hanno trovato nel web un valido alleato per diffondere i propri progetti.

C’erano:

  • Viola Cavalca di  Terra di Nettuno community di Guerrilla Gardening bolognese.
  • Giada Collauto, marketing specialist @ Grow The Planet: la piattaforma che assiste i suoi contadini 2.0 dalla semina al piatto.
  • Lucia Costa fondatrice di Filo Corto la piattaforma bolognese che favorisce la bio diversità e l’alimentazione a km zero.
  • Orto Shot” shottini a moderata gradazione alcolica a base di ortaggi ed erbette aromatiche” a cura di Gramigna Map  la mappa invasiva del verde urbano bolognese.

Avevamo anche uno sponsor di eccezione: Mutti Pomodoro e io sono rimasta molto colpita dall’approccio alla sostenibilità di questa azienda (storica, molto conosciuta e grande) e al modo in cui Eleonora Reggiani ha fatto narrazione d’azienda durante il suo speech.

Non sapevo che Mutti fosse di Parma (l’ho scoperto davvero l’altra sera), pur essendone una consumatrice – a dire il vero è il mio compagno, cuoco in famiglia, che utilizza molto i loro prodotti – e soprattutto non sapevo che la qualità delle loro passate e conserve deriva soprattutto dalla grandissima attenzione per il prodotto locale (i pomodori utilizzati arrivano da un territorio molto ristretto, vicino agli stabilimenti).

Chi dice pomodoro pensa al Sud Italia e così, tra uno shottino vegetale e l’altro (delle geniali Gramigne), ho fatto una piccola “intervista” informale a Eleonora che mi ha raccontato di come invece fu Maria Luigia a importare il pomodoro (che aveva scoperto in America) nel territorio parmense e quindi in Italia e di come la zona padana sia una delle più favorevoli allo sviluppo di questa pianta. Oggi scopro da Wikipedia che a Parma c’è addirittura il Museo del pomodoro!

Eleonora durante l’intervento ha raccontato di come  Mutti – proprio per preservare un ambiente e un territorio così ricco e ubertoso e fare in modo che ne venga rispettato il terreno – sta mettendo in atto una strategia di sensibilizzazione, con i propri produttori, sull’impronta idrica, spreco e uso dell’acqua di irrigazione, partendo dal presupposto che se il terreno sta bene e si spreca meno acqua, tutti stiamo bene, tutti possiamo averne dei vantaggi, nel mondo in cui viviamo e sulla nostra tavola.

pasta_pomodoro

Foto Linda Serra

Come ho già scritto sul sito Girl Geek Dinners Bologna:

Mutti è un marchio storico, sinonimo da più di 100 anni di qualità nella lavorazione del pomodoro e azienda leader del settore. La cultura della sostenibilità è parte integrante della filosofia di Mutti che ha da tempo avviato una serie di corsi di formazione a beneficio degli agricoltori e orientati al risparmio dell’acqua d’irrigazione (per ridurre le due principali componenti dell’impronta idrica, quella blu relativa ai volumi di acqua dolce sottratta al ciclo naturale per scopi agricoli o industriali, e quella grigia relativa ai volumi di acqua inquinata generata). Un investimento importante che consiste anche nell’acquisto di nuove tecnologie come sonde per l’analisi dell’umidità dei terreni e l’installazione di 20 stazioni di rilevamento.

Quello che mi ha colpito molto è stato sapere che ogni anno l’azienda organizza “Il pomodorino d’oro“, un Premio per tutti i produttori per valorizzare chi ha prodotto il pomodoro di qualità maggiore e chi lo ha fatto nel modo più sostenibile.

Ovviamente il mio spirito narrativo ha preso il sopravvento mentre Eleonora mi raccontava e ho pensato che quella del pomodorino d’oro è una storia bellissima che andrebbe valorizzata: è raro trovare aziende del calibro di Mutti che investano in eventi legati alla terra e di contatto diretto con i propri produttori.

Sarebbe davvero bello raccontare e coinvolgere anche i consumatori in una pratica di sensibilizzazione sul modo in cui vengono coltivati i pomodori che usualmente trovano, in latta, al supermercato. Sapere che non sono arrivati su un camion merci dopo un lungo viaggio, ma a bordo di un trattore da un contadino che lavora poco distante, è un valore. Sapere poi che tutti questi contadini possono misurare il livello di umidità del terreno e risparmiare a loro (e a noi) acqua di irrigazione, lo è altrettanto.

Ho partecipato a molti eventi e devo dire che spesso Sponsor è sinonimo di istituzionalità: in questo caso sono stata sinceramente curiosa di ascoltare la storia di Mutti e il modo in cui è stata raccontata mi è sembrato un ottimo esempio di come si possa fare marketing narrativo raccontando una storia che non ha bisogno di altro, perché è già di per se’ un valore.

Una nota critica: quelle latte meravigliose. Se ci regalate anche qualche semino insieme alla polpa di pomodoro, potremmo utilizzarle per farci crescere delle piante e magari mettere in gioco anche noi la nostra impronta idrica, imparando a dosare l’acqua di innaffio. Tanto per completare il circolo virtuoso.

Io l’ho fatto, su consiglio dei tantissimi interventi della serata e il giorno dopo la spilla di Gramigna è stata travasata. Unico neo: non ho bucato la latta e mi dicono sia stato un gravissimo errore per la traspirazione della rucoletta. Ma io lo dico sempre, ho il pollice killer, andrò a Senape a farmi spiegare un paio di cosette sull’orticoltura 😉

 

 

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