esercizi di scrittura autobiografica

Esercizi di scrittura autobiografica: ho imparato che…

La scrittura autobiografica è uno strumento per comunicare con sé stessi e gli altri, può diventare il giusto allenamento per presentarti in modo autentico e raccontare chi sei come professionista oltre che come persona.

Conduco corsi di scrittura autobiografica a AngoloB giallo e da questo mese ti propongo un gioco.

#Tuseilatuastoria: le regole del gioco 

Puoi fare gli esercizi di scrittura autobiografica e partecipare a questo gioco nel segreto della tua stanza oppure condividere ciò che hai scritto pubblicamente e con me. 

Partecipare è semplicissimo: ti basta inserire il testo dell’esercizio nel commento a questo post, specificando nome, cognome e eventuale link al tuo sito.

Vuoi restare anonimo? Inventa un nickname e partecipa con quello! Puoi commentare qui anche attraverso il tuo profilo facebook.

Non serve essere registrati, è gratis e potrebbe aiutarti a scaldare i motori della tua scrittura! 

Se vuoi condividere anche altrove, ti chiedo di inserire l’hashtag #tuseilatuastoria così ti seguo 😉

 Cosa hai imparato questa settimana? 

Per essere buoni scrittori, dobbiamo prima di tutto essere buoni lettori e se vogliamo che la nostra storia possa ispirare qualcun altro, dobbiamo noi, per primi, farci ispirare da quello che ci accade.

Anche se non è stata una buona settimana, prova a sederti a tavolino e chiediti: 

Cosa ho imparato negli ultimi 7 giorni che vale la pena di condividere anche con altre persone perché potrebbe ispirarle? 

Scrivi un testo (breve o lungo che sia), usando meno aggettivi possibile e molte parole concrete per dire a chi ti legge che si impara anche dalla quotidianità, dalle piccole cose senza importanza che ci accadono e che la scrittura ci può aiutare a riconoscere. 

E se soffri di timidezza, inizio io!

Per caso ieri ero vicino alla casa dove sono nata. La casa dove sono nata è a Bologna ma a me sembra dall’altra parte del mondo perché di rado la vita mi ci porta. 

Quasi fosse una calamita, quando passo di lì devo fare un giro dei ricordi, infilarmi nello stradello del mio asilo, dei giardinetti e annusare l’odore del passato che si mischia con il presente.

L’aria, dall’altra parte del mio mondo, ha un odore frizzante di nostalgia che mi fa sempre piangere.

Piango quella che ero e non sono più, la bambina che si addormentava sui muretti, quella che si inventava i tornei di calcio e che una volta è perfino scappata dall’asilo e voleva fare la rivoluzione contro una maestra che costringeva suo fratello a bere troppa acqua.

Giro dei ricordi, aria frizzante, palazzi meno alti di come li ho scritti nella memoria bambina, tutto diverso, tutto cambiato.

Come ogni volta che mi dò appuntamento dall’altra parte del mondo, mi sono messa ad aspettare le lacrime.

È successo nel 1993, quella volta in bici nel 1998, un giorno di pioggia nel 2000 e poi di nuovo nel 2005 e nel 2013.

La nostalgia sarebbe arrivata anche il 9 febbraio 2020: lo sapevo, lo sentivo.

La nostalgia è mia. 

Io sono nostalgia in forma condensata. 

Ho aspettato.

Aspettato.

Ho pensato alla bici,

alle rotelle,

ai tornei di calcio,

alla fuga dall’asilo,

ai lecca lecca,

al cremino.

Ho pensato perfino al grembiulino bianco e  ai maschi  che lo portavano nero nel 1979. 

La nostalgia però non è arrivata.

Al suo posto, come un monello birichino, ho sentito insinuarsi un altro sentimento, un gomitolo di consapevolezza, un senso di me che non avevo mai avuto.

È andata, mi sono detta, la gioventù è andata, parte della vita l’ho vissuta e non voglio mica tornare indietro.

Oggi è il 9 febbraio 2020, ho 46 anni.

Racconto aneddoti improbabili. Ormai fa parte di me.

Rido da sola alla notte. Faccio battute che capisco solo io.

Mi trasformo nella mamma accogliente di tutti i miei studenti.

A volte sono antipatica e non me ne rendo conto.

A volte sono ansiosa e rompo i maroni a tutti.

Faccio sempre troppe domande.

Interrompo le frasi a metà, ma solo quando parlo, mai quando scrivo.

Ho attraversato una piccola tempesta negli ultimi anni, mi sono sentita persa e ho temuto di non ritrovare più il centro di me.

Invece poi è successo.

Sto bene.

Sto bene. Sto bene. 

Mi sento bella.

Accetto e accolgo il mio corpo e non ho bisogno di nessuno per sentirmi completa. Deve essere per questo che amo molte persone. 

La nostalgia è un sentimento che prosciuga se non è preso in piccole dosi, distrae dal presente e forse ci attraversa proprio quando abbiamo bisogno di essere distratti dal presente. 

Io non voglio essere distratta dal presente: l’ho costruito, mattone dopo mattone, ho anche buttato giù muri, fatto opera di restauro, un lavoro faticoso e certosino che mi ha portato qui.

Oggi ho imparato che posso anche lasciarla nella scatola dei ricordi la nostalgia, che invecchiare non significa per forza rimpiangere ma può essere anche coscienza vitale del tempo, nel punto preciso in cui si è. 

Ora tocca a te

E se giocare con la scrittura autobiografica ti diverte, valuta di partecipare a uno dei prossimi laboratori che tengo vicino a Bologna.  

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