scrittura autobiografica

La scrittura autobiografica è terapeutica e per praticarla non serve avere “il talento” così come si intende mainstream.

Scrivere di sé cura e fa stare meglio sia quando sei immersa in un periodo di trasformazione, sia quando la quotidianità inghiotte in giornate che sembrano una uguale all’altra. 

Io lo so bene: per me è stato molto terapeutico scrivere durante il mio percorso di muta per perdere peso, 10 anni fa. Lo è ogni giorno. Non è un caso che nel 2005 abbia scelto di aprire il mio primo blog Panzallaria per allenarmi a prendere con distacco la vita, ironizzando e trasformando in aneddoti divertenti ciò che mi accadeva. Non è nemmeno un caso che io abbia scritto 2 libri autobiografici: desideravo condividere con altre persone quello che avevo imparato. 

 

Perché scrivere di sé fa bene? 

Scrivere di sé fa bene per tantissimi motivi, ne metto a fuoco due, in particolare: 

  1. mentre ci sforziamo di trovare parole e punti di vista per raccontarci, stiamo già metabolizzando quello che ci accade;
  2. rileggerci, anche a distanza di tempo, ci aiuta a inquadrare meglio il nostro approccio alla vita e al mondo e a guardarci dall’alto. 

Secondo Duccio Demetrio, in Raccontarsi, l’autobiografia come cura di sé: 

Fare autobiografia è infatti darsi pace, pur affrontando l’inquietudine e il dolore del ricordo. La tregua autobiografica non è una forma più alta di spiritualità, è un venire a patti con se stessi, con gli altri, con la vita. 

L’autobiografia manipola e trasforma

Quando diventiamo biografi di noi stessi, assumiamo il ruolo di narratore e ci osserviamo dal punto di vista del presente.

Decidiamo da che punto fare partire la narrazione, quando fermarci e con quali parole definire lo sviluppo della storia.

C’è sempre un messaggio nella bottiglia dentro a ogni storia che raccontiamo di noi e coglierlo è il regalo prezioso che ci fa la scrittura autobiografica. 

L’autobiografia è potente sia quando abbraccia una certa forma “verista” della narrazione e decidiamo di non fare sconti, ma lo è altrettanto quando diventa auto fiction e scegliamo, per la nostra storia un finale diverso: il finale che avremmo voluto o che pensiamo avrebbe potuto essere. 

In qualche modo, anche attraverso la narrazione autobiografica e la scrittura creativa, possiamo manipolare e trasformare la realtà, giocando con la memoria, per accorgerci che spesso siamo il punto di vista che scegliamo, siamo la narrativa che abbracciamo e non è detto che non si possa cambiare sia punto di vista che narrativa. 

Il gioco di far raccontare la nostra storia da qualcun altro

La nostra storia non è fissa e immutabile, nemmeno quando si tratta di un passato antico o recente: possiamo trasformare rimpianti, amarezza, rabbia in consapevolezza, anche grazie alla scrittura e per allenarci a farlo, esistono tecniche interessanti che cerco di usare anche durante i miei corsi di scrittura autobiografica .

Oggi voglio invitarti a provare a fare un esperimento.

Seleziona un evento memorabile della tua vita per scriverne ma invece di farlo in prima persona, assumi il punto di vista di chi era con te, di qualcuno che ti conosceva allora o anche del tuo gatto o dell’albero che vedevi dalla casa di allora.

Sforzati di guardare quel ricordo dal punto di vista del narratore che hai scelto, lasciando andare le tue convinzioni, provando ad abbracciare quelle di qualcun altro a cui sei legata. 

Ti stai accorgendo di quanto è difficile ma allo stesso tempo liberatorio?

Hai notato come le cose, osservate da una prospettiva differente, sembrano meno pesanti, meno fisse e immutabili e forse puoi lasciare andare anche i ricordi più dolorosi? 

La scrittura autobiografica: un gioco creativo che ci accarezza 

Scrivere di sé, fare scrittura autobiografica, lenisce e ci aiuta a conoscerci meglio.

Oltre questo, ci permette di arredare la stanza “tutta per noi” che costruiamo per dare senso e misura alla nostra vita.

Chiunque può praticare scrittura autobiografica, non serve essere Italo Calvino o Natalia Ginsburg.

Per scrivere di sé basta un quaderno, la propria penna preferita e darsi il permesso di accogliere la propria fragilità per trasformarla in un dono prezioso di consapevolezza.

La scrittura autobiografica è un gioco creativo, un po’ come la vita.