Blogger, digital P.R, strategie Social: spiegare questo lavoro a mia nonna

L’allenamento migliore è stato tentare di raccontarlo a mia figlia. La domanda “che lavoro fai?” mi ha messo in crisi per anni, difficile spiegare alla nonna che lavori con l’internet. La riflessione più seria l’ho fatta chiacchierando con un’amica che fa un lavoro molto simile e che una volta ha detto: “In fondo quello che facciamo noi è pubblicità, la puoi raccontare come vuoi, ma quello è!”.

Ci ho messo mesi per elaborare la tagline di questo blog, spiegare in pochissime parole il cuore della mia professione. Ora però voglio spingermi oltre e cercare di mettere in fila (come se lo spiegassi a mia suocera) cosa significa fare la blogger professionista e occuparsi di Digital P.R e Strategie Social.

Alcune delle domande che mi sono sentita fare in questi ultimi anni

Molti mi chiedono: ma tu ti mantieni scrivendo su Panzallaria?

Non ho mai guadagnato un soldo direttamente dal mio blog, se mai ne spendo per la gestione del dominio. Ho fatto la scelta di non usare il mio blog per scrivere articoli sponsorizzati, ne’ di inserire banner pubblicitari. Quella è la mia casa  virtuale e preferisco avere ampio margine di libertà editoriale, ma non ho nulla contro chi fa altre scelte. Panzallaria mi ha dato se mai credibilità e visibilità e non nascondo che indirettamente molti dei progetti professionali che ho seguito e seguo negli ultimi anni sono la conseguenza di quella credibilità.

Quando scrivo professionalmente, lo faccio su un blog o sito di un ente, azienda, ecc. e ogni articolo che scrivo è pagato (io sono tra quelli che non accettano di lavorare a 2 € a post per intenderci e hanno abbastanza fiducia nelle proprie capacità per fare valutazioni più oggettive).

Digital P.R e Strategie Social

Ultimamente una fetta importante del mio lavoro consiste nel pianificare e gestire i contenuti editoriali che andranno a popolare i profili aziendali (FB + TW) dei clienti. La pianificazione – a seconda degli accordi – avviene proprio come si fa nelle redazioni giornalistiche: nella settimana 1 programmo quello che scriveremo nella settimana 2 e dopo che il cliente ha dato la sua approvazione, lo pubblico sui diversi social network.

Intercetto tendenze editoriali interessanti per quello specifico cliente (per esempio, se su Twitter ci si interessa molto a un determinato tema o si usano parole di un certo tipo per parlare di una cosa, cerco di approfondire l’argomento e lo seguo in modo da poter rilanciare contenuti interessanti. Provo anche a immaginarmi come declinarlo).

Quel che faccio è  raccontare storie che hanno a che fare con le persone e le idee che stanno dietro a un’iniziativa: lo faccio attraverso il blog, attraverso le strategie e attraverso la gestione dei profili. Se qualcuno fa un commento, mi occupo di rispondere e cerco sempre di avere una posizione dialettica di ascolto propositivo. Quando scrivo per un progetto, tengo sempre a mente che non è Francesca Sanzo che sta parlando ma un Brand o un’associazione o una realtà editoriale, per ciò è buona norma che prima di iniziare un nuovo lavoro faccia uno studio approfondito dello stile, della filosofia e di quello che è l’ambito di appartenenza.

Idealmente non è necessario che mi identifichi con i valori di quel Brand, ma se un’attività  non rispecchia per niente quello in cui credo, difficilmente accetterò di occuparmene.

Per il momento non è mai successo che qualcosa di diametralmente opposto a me mi cercasse: in questo lavoro è  fondamentale promuovere uno stile e un’etichetta professionale personale che ti distingua da tutti gli altri che lo fanno. Permette a te e agli altri di sopravvivere bene.

E’ giusto all’inizio lavorare gratis?

Lavorare gratis quando produci qualcosa su cui altri guadagnano non è mai giusto e io (per fortuna o scelta, non sono certa) non l’ho mai fatto.

Però in Rete bisogna investire: quello che si impara (magari proprio grazie ai tantissimi contenuti disponibili online) deve essere restituito con generosità, sia sotto forma di contenuti divertenti o di approfondimento sul proprio blog/sito che di consigli o commenti su pagine Facebook.

Il lavoro che faccio io è possibile (e non è vero che non ti ci mantieni, io lo faccio), ma l’approccio deve essere di estrema apertura alle cose nuove e contemporaneamente di fiducia nelle proprie caratteristiche: imitare lo stile altrui non paga, esattamente come non esprimere opinioni per la paura di non essere amati da un gruppo di Opinion Leader. Bisogna avere anche il coraggio delle proprie idee per essere apprezzati dagli altri (e forse anche da noi stessi).

Ognuno poi ha la sua deontologia professionale che è preziosa per cercare di fare bene il proprio lavoro, specialmente  quando, come succede a me, personale e professionale si intersecano così spesso. 

 

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6 commenti
  1. Bimbiuniverse dice:

    Ti ammiro per quello che hai scritto ! Anch’io anelo a fare un lavoro come il tuo, ma da dove bisogna partire? Ho aperto il mio blog con la speranza un giorno di renderlo un lavoro. Sono consapevole, pur essendo adv pro, che il blog da solo non mi darà mai da mangiare (o meglio è difficile che lo faccia) perchè non è per niente facile trovare qualcuno disposto ad investire su di me. Ma lavorare per altri è una cosa che mi piacerebbe molto riuscire a affare visto che, come dici tu, bisogna essere curiosi e attenti ai bisogni e al target del tuo interlocutore/azienda e questo proprio non mi manca! Ciao

    • Francesca Sanzo dice:

      ciao, proprio ieri pensavo che forse quello che mancava a questo post era rispondere alla tua domanda (che arriva spesso), per ciò grazie di averla fatta, anche se prima o poi le dedicherò un post intero.

      Per fare la blogger professionista NON sul tuo blog il lavoro da fare è a monte (e non ha nulla a che fare con eventuali target altrui). Si parte sempre da un nostro blog personale che è il nostro modo di stare in rete e produrre contenuti per eccellenza e si cerca di capire dove vogliamo andare e che tipo di contenuti produrremo. Quando abbiamo definito questo, bisogna interessarsi davvero a quei temi, seguirli e capire in che modo rispetto alle altre persone che stanno in quell’ecosistema possiamo partecipare. E soprattutto ci vuole passione, passione per la scrittura e per l’ascolto. Io credo che per potere un giorno fare i blogger professionisti, bisogna inizialmente farlo per passione (senza pensare all’eventuale guadagno o comunque senza farlo in maniera pressante) ed essere davvero persone libere e in grado di scegliere un proprio stile, una propria etichetta, una propria deontologia. Poi bisogna coltivare gli strumenti del mestiere, studiare, leggere, seguire chi ne sa più di noi su quel tema, affinare la propria scrittura anche se ci si sente portati, approfondire temi di accessibilità, usabilità dei contenuti e scrittura per il web e avere il coraggio di dire quello che pensiamo e allenarsi sempre a farlo in modo dialettico e non avversativo e di chiusura. Poi a un certo punto ci si comincia a guardare intorno e si manda qualche cv a Magazine e Siti che cercano collaboratori editoriali. A un certo punto però credo si debba scegliere: o si guadagna con i contenuti del proprio blog e ci si concentra per farlo bene (e poi successivamente magari, quando il proprio progetto professionale è solido si “vende” la propria professionalità all’esterno, forti della credibilità e popolarità acquisita), oppure ci si concentra sul proprio blog concepito come “casa” e fonte di credibilità (e molto spesso maggior credibilità si ha se si è liberi dal giogo degli sponsor) e contemporaneamente ci si guarda intorno per capire a chi potremmo interessare. E’ ovvio che se noi sul nostro blog parliamo di ecologia, bisogna che selezioniamo magazine di temi analoghi a cui mandare il cv, perché più facilmente ci prenderanno in considerazione.

      Poi, altra cosa che riguarda i compensi: purtroppo se fin dall’inizio, quando facciamo un po’ di gavetta, accettiamo di essere pagati 1 euro a post, probabilmente bene bene che arriveremo con il passare del tempo sarà 5. Perché le notizie online girano, perché tutti sappiamo quanto paga questo o quel Magazine e perché se siamo i primi che accettiamo di svilire il nostro lavoro, gli altri lo faranno anche loro. Ovviamente nella massa dei blogger ci sono anche quelli che si spacciano per professionisti e forse non scrivono poi così bene, ma sono convinta che la differenza si percepisce e che in ogni caso meglio non appiattirsi verso il basso ma anelare verso l’alto. Dobbiamo sempre essere molto critici con noi stessi, chiediamoci spesso se è davvero il lavoro che fa per noi quello del blogger o se invece ci piace avere un blog ma non sosterremmo, alla lunga, di scrivere per altri. Cerchiamo sempre di migliorare il nostro stile e dedichiamo parte della nostra giornata alle attività di blogger che non hanno a che fare con il lavoro ma solo con la passione. L’apprezzamento arriverà. Spero di esserti stata utile, incrocio le dita per te.

  2. Bimbiuniverse dice:

    Grazie! Proverrò a mettere in pratica i tuoi suggerimenti e magari un giorno (che io spero essere non lontano) ce la farò!

    • Francesca Sanzo dice:

      che bel complimento @Radio Serena: sei molto gentile e spero davvero che possa essere utile a qualcuno, anche solo ad evitare gli anni che ci sono voluti a me per elaborarlo 😉

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