Scrivere a mano: i benefici per la tua creatività

Oggi è la giornata internazionale della scrittura a mano: un evento molto sentito, soprattutto negli Stati Uniti [#handwritingday] dove la tecnologia è percepita come minaccia per la perdita della manualità grafica.

Scrittura a mano e scrittura al computer possono convivere e sono convinta che – esattamente come prima di oggi hanno convissuto narrazione orale e scritta, stampa e digitale – anche carta, penna, colori continueranno a stare bene insieme. Dopo l’entusiasmo tecnologico del primo decennio del 2000, oggi c’è un forte ritorno all’appunto cartaceo e alla scrittura non solo come pratica intellettuale creativa ma anche come riscoperta della manualità e dell’artigianalità del testo.

Scrittura a mano e calligrafia

Scrittura a mano e calligrafia non sono la stessa cosa: la calligrafia è “l’arte di tracciare la scrittura in forma regolare e elegante” e si è sviluppata diversamente in Oriente e Occidente. Anni fa ho avuto il piacere di conoscere Monica Dengo ed è a lei che ho posto alcune domande sulla scrittura a mano: ne è uscita un’interessante intervista per il mio prossimo libro, Tu sei la tua storia, dedicato alla scrittura autobiografica, disponibile da marzo per Giraldi editore. Nel frattempo anche Monica ha pubblicato un libro sulla scrittura a mano, Lascia il segno, che è un piccolo gioiello. Sento molto mio uno degli obiettivi del testo:

Con Lascia il segno propongo di liberare, passo dopo passo, la scrittura a mano dalle rigide regole della leggibilità per dare spazio all’espressione personale, fino ad arrivare alla scrittura illeggibile, cioè alla totale riappropriazione di questo mezzo espressivo. L’atto di scrivere a mano, il momento in cui si esprime un pensiero attraverso i segni, è diverso dal momento in cui quei segni vengono letti da altri.

Se lo scopo di scrivere è la comunicazione, nel caso della scrittura a mano è anche vero che la comunicazione è sempre comunicazione del corpo nella sua totalità, oltre il controllo della sola mente. Il corpo si esprime quindi e parla attraverso i segni. La parola interiore viene espressa, ma non necessariamente nei limiti della sua forma convenzionale.

Scrittura a mano e corpo

Ecco la principale differenza forse, tra scrittura a mano e calligrafia, ciò su cui insisto anche durante i miei laboratori di scrittura autobiografica a mano:

quando si scrive a mano, si crea una connessione tra corpo e mente, quasi come quando si corre, si nuota, si fa l’amore.

Questa connessione ci attiva nel modo più genuino possibile: questo discorso vale non solo per la scrittura ma anche per i disegni (mi incuriosisce molto il corso di Alessandro Bonaccorsi sul disegno brutto) quando non sono direzionati all’arte. La pratica dello scrivere, del fare disegnini, dell’abbozzare idee in forma mista (come per esempio con le mappe mentali e – a questo proposito – ti consiglio la lettura di un post di Emanuela Pulvirenti che ne definisce anche la differenza sostanziale con le mappe concettuali) è uno dei modi per focalizzare idee, arrivare all’essenza, trovare un proprio modo personale di stare nel mondo, in connessione tra le proprie narrazioni interiori e la storia che si incide sul nostro corpo. Nella mia indagine sulla narrazione della memoria parto sempre dalla spirale autobiografica, un esercizio che permette di tradurre in forma di parole e immagini la nostra vita interiore: chi partecipa a un mio laboratorio lo sa, dovrà mettersi in gioco anche così.

Scrittura a mano e cambiamento

Scrivere a mano può essere immediato e spontaneo, ecco perché – specie durante momenti cruciali della nostra vita, in cui sentiamo il cambiamento come inevitabile e lo accogliamo in tutta la sua gioiosa pericolosità, tenere un diario può essere davvero efficace. Di questo ho parlato ampiamente in A due passi dalla meta. 

Tenere un diario mi ha fatto un gran bene e credo abbia facilitato il processo di consapevolezza. Anche dopo la muta, ho continuato a scrivere su quel quaderno e tuttora, quando sento i “sintomi” della tossicità, apro quel cassetto.

Quando rileggo certe parole, fa un po’ male: per quanto tempo non ho prestato cura al modo in cui mi nominavo? Per quanto tempo ho pensato che fosse assolutamente giusto dirmi che ero un ammasso di carne? La sostanza di quello che ho scritto su quel quaderno non è altro che la sostanza del mio dialogo interiore, quello che ho ingaggiato per anni: nello scrivere, quel dialogo ha preso forma e spessore.

 

Rabbia, sofferenza e autocommiserazione erano i sentimenti che mi avevano dominato per molto tempo: anche quando me ne andavo in giro per il mondo spavalda o stavo chiusa in casa, protetta.

 

Ma scrivere, per cambiare, non basta: il mio quaderno sarebbe stato l’ennesima occasione per piangermi addosso se dopo avere letto, non avessi sempre scelto di lavorare sulle parole, di cercare in esse il seme della rinascita. È stato così che ho cominciato a sottolineare in giallo tutte le parole cariche di opportunità che trovavo tra le pagine e in verde tutte quelle che mi inchiodavano a una percezione svilente e gettavano su di me una luce tetra e connotata. Ho capito così di essere stata un giudice implacabile verso me stessa, conciliavo qualunque cosa agli altri, non lasciavo cadere nessun reato per la sottoscritta.

Le parole che ho scelto per anni si sono sempre trasformate in mattoni, le ho riposte dentro uno zaino una per una e ho pensato fosse una buona idea portarmele dietro, per espiare i miei peccati: nel mio agnosticismo ero profondamente imbevuta di un senso di colpa medievale che rigurgitava fuori ogni volta che mi sentivo sbagliata. Quello zaino, dopo un discreto numero di anni, era diventato pesantissimo e io ogni giorno me lo caricavo sulle spalle, mi incurvavo per trasportarlo meglio e provavo a vivere, pur con tutto quel peso. Ognuno di noi ha sulle spalle uno zaino, ci va al lavoro, ci fa all’amore, lo custodisce come un tesoro anche quando è in vacanza. Lo zaino può contenere l’essenziale così come invece può essere riempito di ogni tipo di orpello poco utile al viaggio. Più passa il tempo, più lo zaino diventa pesante ma noi siamo stati furbi e orpelli e mattoni non li abbiamo cacciati dentro in un’unica soluzione, così ci sembra che possiamo fare l’abitudine a tutto. Passa il tempo, noi dobbiamo vivere la vita e nel frattempo lo zaino ci schiaccia: se ci va fatta bene però, succede che una mattina le spalle fanno un gran male, avremmo voglia di correre e a sentire tutto quel peso e le spalle contratte da troppo tempo, ci sorge spontanea una domanda: “Ma cosa ci sarà dentro allo zaino di così importante? Posso farne a meno?”.

La scrittura ci può aiutare ad elencare tutto quello che abbiamo nello zaino: io ho fatto una lista accurata di quello che mi serviva e quello che era inutile per intraprendere il mio viaggio ed è stato così che mi sono accorta dei mattoni e ho tentato di toglierli, uno a uno, dal mio carico.

Scrittura a mano e studi scientifici

Ogni anno a Milano, Calligrafica tiene un convegno dedicato alla scrittura a mano  durante il quale studiosi, storici e specialisti si interrogano sul destino di questa pratica e sui suoi benefici, molto interessante la sintesi che ne fa la casa editrice Graphe sul suo blog:

Secondo gli scienziati, infatti, scrivere a mano (ad esempio prendendo appunti a lezione oppure mentre si lavora) migliorerebbe l’apprendimento critico, consentendo una permanenza più lunga delle informazioni nel cervello, agevolerebbe la concentrazione tenendo più lontane le fonti di distrazione, e in definitiva manterrebbe più attiva negli anni la mente. Inoltre, essendo un’attività non automatica, scrivere a mano sembra che stimoli il pensiero artistico e aiuti a raggiungere i propri obiettivi perché mette in grado di organizzare e rappresentare meglio le idee.

Secondo gli psicologi, inoltre, scrivere a mano significa comunicare molto di più di quello che si scrive: nella scrittura personale si dice molto di sé, si lascia un segno del proprio pensiero che nessun computer (con cui la scrittura è mera pressione di tasti) può imitare o riprodurre e impone a un concetto significati aggiuntivi nuovi e del tutto, appunto, personali. E poi è anche una manifestazione corporea di sé, fisica proprio, perché ognuno ha il suo modo di impugnare la penna, di inclinare la testa rispetto al foglio ecc.

Un’infografica

È sempre Graphe a proporre un’infografica che sintetizza tutti i benefici dello scrivere a mano, per le persone. Per parte mia, mi alleno quasi ogni giorno a scrivere e una delle pratiche che preferisco è quella del copiare citazioni dai libri che leggo: ciò che mi colpisce finisce prima di tutto sul mio quaderno e poi, solo successivamente, online. Se hai voglia di metterti in gioco con la scrittura autobiografica a mano, ecco il calendario dei prossimi corsi e workshop.

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