Scrivere online: a metà strada tra oralità e scrittura

Vengo aggiunta su un gruppo WhatsApp per concordare, con altre persone, il testo di una mail per la scuola media di mia figlia. La persona che propone la bozza, la incolla in un messaggio, chiedendo conferma. Comincia la ballata dei punti di vista, dei “io farei così”, ma soprattutto comincia il tira e molla dei “Ho sentito che”. Succede che è sabato, io sono in Appennino con la mia famiglia, non guardo il telefono e la rete funziona a singhiozzo: alla sera, quando rientro, ho 83 notifiche dal gruppo e anche quando cerco di capire quale sia il testo definitivo o cosa si sia deciso di fare, le idee mi si confondono. Perdo il filo, confondo le proposte sul testo con le chiacchiere da corridoio, non capisco bene chi stia dicendo cosa (non tutti ci conosciamo personalmente e molti, per me, sono solo numeri di telefono). Alla fine telefono a una mamma e cerco di recuperare le fila, sentendomi vagamente rimbambita. 

Pubblico uno status su Facebook, una cosuccia ironica per condividere un sorriso con la mia cerchia: arriva una persona che non conosco e commenta in un modo che non comprendo, mi viene il dubbio che non abbia capito il post, poi penso che l’abbia presa male e di seguito mi sento fortemente irritata e scrivo un commento sarcastico a cui lei continua a rispondere in modo che non capisco, usando parole forti ma dicendomi che sto diventando permalosa.

Se hai sperimentato anche tu una situazione simile alle due sopra, allora seguimi, perché questa riflessione riguarda anche te. 

Te ne sarai accorto ma da quando i social media e i sistemi di messaggistica istantanea sono entrati nella nostra vita, abbiamo tutti ricominciato a scrivere.

Era già successo con le mail e aveva mandato in crisi qualcuno, perché quelli della mia generazione e liminari (35-50 anni) si erano illusi che dopo il tema della Maturità, Caproni o non caproni, avrebbero potuto mollare con la scrittura, passare a conversazioni paritarie in cui una parola detta si può modificarsi in corsa e lascia meno il segno (almeno apparentemente) e invece niente: siamo stati tutti, di nuovo, costretti a scrivere, a comunicare con le parole scritte, a trasformare pensiero in frasi con un senso. 

Torna la moda di scrivere: il primo passo

La scrittura, con il nuovo Millennio, ha ripreso forza e presenza nella nostra quotidianità: anche chi non scriveva le lettere a mano, da adolescente, è stato costretto a cominciare a intrattenere rapporti epistolari con capi, dipendenti, colleghi, familiari, amici e sconosciuti.

I social media: l’evoluzione della scrittura

Con la diffusione dei social media, in particolare Facebook, tutti hanno cominciato a dover scrivere: perché ci si è accorti presto che la “condivisione secca” di un articolo o di una foto fa poca strada, le persone non commentano, le interazioni scendono e invece chi riesce a confezionare un’introduzione interessante, un commento articolato o quanto meno una frase divertente, ecco che colleziona montagne di like, allarga la propria cerchia, si fa conoscere e riconoscere. Mi capita sempre più spesso che le persone mi dicano qualcosa del genere: “Ti seguo su Facebook, leggerti mi diverte sempre molto, grazie per tutti i mini racconti che fai!”.

A tutti noi piace entrare nella vita degli altri ma – allo stesso modo – desideriamo che quella vita sia emblematica, ci rispecchi, rappresenti e regali un momento di riflessione su di noi (leggera o non). La cronaca ci annoia e abbiamo tanto bisogno di storie che abbiano uno sviluppo, un movimento ma siano autobiografiche e – preferibilmente – corredate di prove visuali (foto o video). 

Il personal storytelling sui social media funziona nella misura in cui coinvolge, parla non solo di chi scrive ma anche di chi legge e coinvolge le persone in un racconto che si modifica e amplia grazie al contributo di tutti.

Il personal storytelling funziona meglio se scrivi bene, se sai scegliere parole esatte e precise, se riesci a evocare – in poche righe – attraverso un’immagine che si esplode in una narrazione. 

Eppure, oggi la dimensione digitale della scrittura ha molto a che fare con l’oralità.

La differenza tra scrittura per narrare online  e scrittura per l’editoria

Anche quando scrivo un libro devo fare attenzione alle parole, trovare quelle precise e efficaci per comunicare il mio messaggio, ma il tempo della scrittura e quello della lettura rimangono nettamente separati. 

Io oggi scrivo qualcosa per un lettore del futuro: i tempi della scrittura di un libro e della sua lettura sono distanti, ci sono in mezzo le revisioni, le aggiunte, la stampa, l’uscita in libreria, il momento in cui quella persona avvisterà l’opera e desidererà leggerla e poi aprirà davvero il libro.  

Quando scrivo online, i tempi della scrittura e quelli della lettura sono quasi contemporanei: possono passare anche solo pochi secondi dal momento della pubblicazione di un post a quello in cui qualcuno commenta e il commento di un’altra persona COLLABORA al testo, lo MODIFICA. 

Lo scrittore immagina un Lettore Modello (che – come sostiene Eco in Lector in Fabula – collabora anch’esso alla definizione dell’opera ma è una proiezione dell’autore), la persona che pubblica un post su un social ha immediatamente a che fare con il feedback dei suoi lettori. Un po’ come quando si conversa, il discorso viene manipolato da tutti quelli che ci entrano. 

Tra oralità e scrittura

Ecco allora che oggi, la scrittura digitale sta a metà strada tra oralità e scrittura e specialmente con la diffusione della messaggistica, occorre trovare una forma verbale e gli strumenti utili a gestire questa complessità. 

Qualche consiglio

  • Non sottovalutare sintassi e grammatica: come scrivi parla di te esattamente come quello che scrivi.
  • In un post sui social media cerca sempre di sviluppare una piccola narrazione: un inizio, uno sviluppo, un finale sono elementi riconoscibili.
  • Usa un lessico condiviso che non dia adito a fraintendimenti: cerca sempre di immaginare la varietà dei tuoi lettori e delle loro reazioni. 
  • Quando scrivi una mail, usa parole esatte e precise, non indulgere in tecnicismi se non ce n’è bisogno. Parla la lingua della persona cui ti rivolgi. Scegli frasi piane e privilegia la vicinanza tra soggetto – verbo – complemento. 
  • Usa i sistemi di messaggistica istantanea per conversazioni istantanee: per il resto privilegia le mail. Revisionare un testo, per esempio, è qualcosa che ha che fare con la scrittura in maniera molto definita: usando un sistema di messaggistica rischi di confondere le acque tra scrittura e discorso orale. 
  • Lasciati contaminare: anche i commenti fanno parte del testo che hai pubblicato su facebook. Rimani in ascolto, dai feedback positivi, sottolinea quanto i commenti sensati, anche se critici, ti arricchiscono, mentre impara ad ignorare quelli che non generano nulla se non polemica. 

Scrittura autobiografica per narrarsi online

Questi sono alcune delle riflessioni e dei consigli che svilupperò anche durante il mio workshop Scrittura autobiografica per narrarsi online che sarà a Torino ad ottobre e a Bologna a novembre. Se ti interessa una delle due date, visto che i posti sono pochissimi, ti chiederei di mandarmi subito una mail così ti tengo aggiornato non appena aprono le iscrizioni! 

 

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