7 commenti
  1. Sara dice:

    Io conosco più gente che va dalla strizza che gente che non ci va.. Di mio ho sempre avuto una sorta di insofferenza per tutto ciò che inizia per PSIC, pure quei 2 esami maledetti all’università..
    Però c’è da dire che quelle sedute contate dalla psicologa del lavoro sono servite a rimettermi un po’ in sesto in un momento di caos totale.. Quindi quando avrò un po’ più di budget magari da uno bravo (che quindi non ci mette anno a risolvere) ci torno

    • Francesca Sanzo dice:

      Quel che ho apprezzato della mia è che mi ha detto che non si tratta di una terapia millenaria, concordo.

  2. billo dice:

    mi hai fatto pensare a tante cose. intanto anch’io ho sempre delle pipì elefantiache dopo un appuntamento con la psicologa (che io, per sdrammatizzare – evidentemente ho bisogno di sdrammatizzare, chiamo confidenzialmente la “strizzacervelli”).

    poi: l’ultima da cui sono andata non è rigida sull’orario e, l’ultima volta, ho incrociato fuori dalla porta l’ultima persona che in quel momento e in quel contesto avrei voluto incontrare e così mezz’ora della seduta l’abbiamo passata a parlare di quell’incontro lì.

    poi la questione del pagare. a te solleva dai sensi di colpa, a me mette una sorta di imbarazzo. “ma se ‘sto cristiano qui mi ascolta solo perchè lo pago, forse non c’è nessuno al mondo che mi ascolta volentieri gratis” (la tragedia in me).

    anch’io dopo sono sfinita, spesso ho mal di testa e vorrei solo starmene al buio e in silenzio. o almeno in silenzio.

    comunque davvero irvin yalom ci ha scritto libri su libri, ma lui stava dall’altra parte.

    • Francesca Sanzo dice:

      Penso la chiamerò “frullacervelli” la mia doc. Mi sembra adatto a come mi sento quando esco. Al fatto che LEI potrebbe scriverci un libro con le mie menate, proprio non ci avevo pensato 😉

  3. Sandra dice:

    Ho iniziato anche io da pochissimo e ti ringrazio per questo post, che rompe un po’ di taboo..
    Dopo aver perso più di 60 kg mi sono resa conto che quello che mi faceva star male non era il mio peso, ma il vuoto attorno a me e per questo ho deciso di farmi aiutare a capire.
    Comunque durante l’ultimo appuntamento ho pensato che è proprio vero quel detto che “in un mondo malato, i sani di mente vanno dallo psicologo” perchè alla fine mi rendo conto che quello che mi fa stare male è il disagio di non sapermi relazionare con gente matta davvero.
    Comunque io appena arrivo chiedo di andare in bagno e appena finito idem 🙂

  4. Mapy dice:

    Io ho un’altra storia. Una storia che se si rivela efficace mette la parola “fine” al lavoro di una psicologa. Circa 11 anni fa avrei voluto anch’io qualche bella seduta dalla psicologa. Ero seduta nella sala d’attesa del mio medico di famiglia, volevo degli antidepressivi, come quelli che aveva prescritto a mia madre. La sala d’attesa dava sulla strada e dalla vetrata vidi mio marito passare di lì per caso. Anche lui mi vide, per mia grande fortuna. Lo raggiunsi fuori e lui mi chiese “che ci fai qui?” e a me salirono subito le lacrime agli occhi e non riuscì a rispondergli. Allora, da bravo marito-padre e atleta che è sempre stato, aggiuse: “ritorna a casa, dai tuoi figli, ma prima fai una cosa più intelligente: vai a correre.” Può suonare un po’ da stronzo, ed effettivamente è stato come ricevere un calcio dritto nel culo. Fa molto male. Ma forse è stato quel dolore a destarmi. Mi comprò delle Saucony, una maglietta tecnica e dei calzoncini e mi spinse prepotentemente fuori di casa. Era il 2007 e da allora ho corso tante gare tra le quali mezze maratone e un paio di maratone. Non ho mai avuto bisogno di psicofarmaci, antidepressivi o sedite dalla psicologa (e nemmeno delle diete, ma questo tu lo sai già). Ma forse non ne avevo neanche bisogno, chissà. L’anno scorso mia figlia quattordicenne scrive ad una sua amica confidandogli che voleva suicidarsi. Sono crollata nuovamente e ci ho pensato seriamente. Volevo davvero l’aito di una professionista, ma non avevamo soldi e allora, per rinforzarmi, via di nuovo a fare gare su strada e trail impegnativi (la corsa è l’unico sport completamente gratuito e le gare, quelle dei paesi, il massimo che ti costano sono l’equivalente di un paio di pizze margherita). Di nuovo sono ritornata in possesso di me stessa e di mia figlia. Tutto ciò per dirti, in breve, che in questo caso, il psicologo non è lo psicologo e nemmeno il water. Per quanto mi riguarda è la corsa. :)))
    Ciao Francesca. A presto.

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