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Genitori e figli, in tandem per decidere insieme le regole per l’uso dello smartphone e dei social media

Si chiama Generazioni Internet ed è un’idea che mi cresceva nella testa da un po’.

Poi l’anno scorso è arrivato il Bando Agenda Digitale del Comune di Bologna (#agendadigitaleBo) e insieme a Studio Lost abbiamo pensato di strutturarla e proporla.

E’ accaduto che la nostra idea è piaciuta e così grazie al sostegno di #agendadigitaleBo ora possiamo realizzare il primo laboratorio!

Di cosa si tratta?

Un laboratorio per adulti e adolescenti insieme (l’idea è coinvolgere persone dello stesso nucleo familiare) per co-creare regole condivise efficaci per l’uso di web e social media attraverso computer, tablet e smartphone e farle confluire in un Decalogo per l’uso di Internet, Tablet e Smartphone in famiglia che sarà pubblicato sul sito in licenza CC e reso disponibile perché possa evolversi ed essere adattato alle esigenze delle famiglie che vorranno usarlo.

Quando?

Il laboratorio parte il 6 marzo 2014, dalle 17 alle 19. Le lezioni sono 8 e questi sono i temi:

  • Il mio profilo online (privacy, diffusione dati e foto, gestione delle relazioni) sui social media
  • Uso del web per informarsi e coltivare le proprie passioni
  • Gestione del tempo online e offline
  • Cyberbullismo e legalità
  • Laboratorio di dialogo: aspettative/desideri reciproci nell’uso del Web • Co-creiamo un manifesto di regole condivise

Quanto costa?

Grazie al sostegno di Agenda Digitale, il corso è GRATUITO con un piccolo rimborso per la distribuzione dei materiali di 20 € a persona.

Come ci si iscrive?

Ci si iscrive online qui

 

#giocodisquadra a Castelnuovo Rangone: no digital divide intergenerazionale

Grazie alla collaborazione con Modena Bimbi sabato 16 novembre porterò il mio progetto Gioco di squadra a Castelnuovo Rangone: l’incontro è aperto a tutti ma si rivolge in particolare a genitori, insegnanti e educatori per un accompagnamento consapevole a web e social media di adolescenti e pre adolescenti.

Quali sono gli obiettivi di Gioco di squadra?

La riduzione del DIGITAL DIVIDE generazionale e l’accompagnamento a un buon uso del web e dei Social Media (Facebook, Twitter, messaggistica) da parte dei ragazzi sono gli obiettivi di questo progetto.

I giovani devono entrare in Rete sapendo che hanno alle spalle una squadra affiatata e in grado di supportarli: quando un adolescente comincia a usare il web e i Social Media (Facebook, Twitter, messaggistica) in autonomia, i suoi genitori devono conoscere gli strumenti, i pericoli ma anche i VANTAGGI di un uso consapevole della Rete.

L’incontro si terrà presso la Sala delle Mura, via della Conciliazione, Castelnuovo Rangone (Mo)  dalle 9 alle 13.

E’ consigliata l’iscrizione scrivendo a eventi@modenabimbi.it

Vi aspetto!

 

Adolescenti, smartphone, privacy e whatsapp

Una ricerca del Pew Internet & American Life Project effettuata su un campione di 802 adolescenti in età compresa tra i 12 e i 17 anni ha evidenziato alcuni dati interessanti sulla consapevolezza d’uso e impostazioni legate alla privacy delle applicazioni per smartphone e tablet negli Stati Uniti.

  • Il 58% dei ragazzi intervistati ha scaricato autonomamente APP sul proprio dispositivo
  • il 51% ha scelto di cancellare o non usare APP di cui avevano l’impressione che violassero la loro privacy
  • il 26% degli intervistati ha cancellato una APP che utilizzava, dopo essersi accorto che stava raccogliendo informazioni personali
  • il 46% ha rifiutato di abilitare le funzioni di monitoraggio richieste da alcune applicazioni perché preoccupati della propria privacy

Se combiniamo questi dati a quelli di una precedente ricerca condotta sempre su un campione di adolescenti (tradotta in Italia da Bambini.info) da cui emerge che:

  • il 74% ha revocato l’amicizia su Facebook
  • il 59% ha cancellato o modificato un contenuto pubblicato in passato
  • il 53 % ha cancellato commenti altrui dal proprio profilo
  • il 45% ha eliminato un tag a proprio nome da una fotografia
  • il 31% ha cancellato o disattivato il suo profilo o account
  • il 19% ha pubblicato contenuti dii cui si è poi pentito

[in articolo Bambini.info]

sembra proprio che, rispetto a qualche anno fa, gli adolescenti stiano affinando la propria percezione di privacy come qualcosa da tutelare.

In Italia siamo forse un po’ più indietro, complice l’enorme divario digitale tra le generazioni a livello di utilizzo delle tecnologie. Spesso i giovani usano quotidianamente device verso i quali i loro genitori nutrono ancora un enorme senso di inadeguatezza che li rende un po’ inconsapevoli delle possibilità di gestione delle impostazioni di sicurezza e privacy. Eppure anche qui le cose stanno velocemente cambianto e sempre più giovani sono consapevoli che la prima cosa da fare, non appena ci si iscrive a un social network o si usa un’applicazione è quella di capirne il funzionamento a livello di privacy e accordi generali.

In questo percorso è giusto e importante che anche gli adulti comincino ad usare attivamente le potenzialità dei mezzi per tutelare al massimo la propria (e quella dei propri figli) privacy.

Un esempio: WhatsApp Messenger

Penso alla celebre (tra adolescenti e adulti) e usatissima WhatsApp: durante i miei workshop “Gioco di squadra” dedicati ai genitori per l’orientamento all’uso consapevole di Web e Social Media, molte persone hanno lamentato il fatto che gli allegati multimediali (foto) condivisi tramite la chat vengano automaticamente salvati sul rullino fotografico di tutti i profili coinvolti nella discussione.

Si tratta ovviamente di una questione da non sottovalutare: il veloce scambio permesso dalla piattaforma facilita l’invio rapido di contenuti (a volte senza che chi li stia inviando conti fino a 5 prima di farlo 😉 con l’illusione che una foto mandata a pochi amici attraverso un sistema di messaggi venga sostituita velocemente da altro. Gli amici con cui stiamo condividendo la foto invece potrebbero ritrovarsela sul proprio telefono, insieme a quelle che hanno scattato personalmente.

Eppure, come nella maggior parte di questi casi, esiste la possibilità di modificare le impostazioni dell’applicazione per tutelare le persone con cui abbiamo a che fare.

Basta utilizzare la barra di navigazione in basso e entrare in “Impostazioni“. Da qui bisogna selezionare “Impostazioni chat” e togliere il flag da “Salva file ricevuti“. E’ semplice e non solo evita problemi di privacy alle persone con cui scambieremo battute e foto, ma anche di intasarci la memoria del telefono 😉

Ovviamente, visto che non possiamo obbligare i nostri amici a fare altrettanto, prima di inviare una foto ricordiamoci che potrebbe rimanere su quel telefono (e da lì essere condivisa a nostra insaputa) e condividiamo il più possibile questa informazione, in modo che si diffonda cultura digitale e senso di responsabilità e rispetto dell’altro. E se questi concetti fossero troppo teorici, ricordiamo al nostro gruppo di contatti che la memoria del telefono non è infinita e quando sovraccaricato di immagini, potrebbe andare a rilento 😉

Genitori e adolescenti: fare Rete insieme

Il 37,2% della popolazione italiana non si è mai connessa ad Internet. Un dato che fa riflettere se accompagnato da quello che in Europa:

gli italiani detengono la più alta frequenza di accesso (oltre il 91% accede regolarmente ogni giorno, mentre la media europea è del 79%)” e in cui le classi di età che più hanno usato internet nell’ultimo anno sono quelle comprese tra i 15 e i 19 anni.

[fonte Orizzonte Scuola da  Agcom]

Il 71% delle connessioni nel nostro paese avviene in famiglie con un minorenne.

Dati del genere sembrano indicare un trend: il divario digitale tra adulti e adolescenti è più alto che in altri Paesi ma l’uso delle tecnologie da parte di chi le ha introiettate è massiccio.

Nel mio lavoro di formatrice ho constatato un cambio di rotta, negli ultimi 2 anni: sempre più adulti vogliono capire cosa e come i propri figli usano i device (lo smartphone prima di tutto) e come stanno online. I sentimenti dei genitori nei confronti della presenza online dei figli sono contrastanti e senza mezze misure, si passa da una vera e propria paura che il web possa costituire un pericolo (prima di tutto per le frequentazioni, ma anche per il tempo che i figli passano online) a una sostanziale estraneità rispetto al fenomeno. Molti ragazzi, in particolare preadolescenti, accedono alla Rete e ai Social Network presto, con l’avvallo dei genitori e non devono seguire nessuna regola familiare per l’utilizzo degli smartphone, dei tablet e dei Social Network.

Conosco persone che hanno deciso di aiutare il proprio figlio ad aprirsi un profilo su Facebook, prima dei 13 anni, età in cui la policy della piattaforma permette l’iscrizione. Dichiarano di monitorare l’uso che il figlio fa della propria bacheca e i contatti, ma di fatto ne hanno avvallato una prima e apparentemente innocua “infrazione”, perché la data di nascita dichiarata è diversa da quella reale.

Ci sono poi i genitori che ammettono di non avere un buon rapporto con le tecnologie e in particolare con Internet, si sentono decisamente meno esperti dei propri figli e hanno deciso di lasciare loro carta bianca.

Quando, durante uno dei miei corsi, chiedo agli adulti se hanno dato regole d’uso ai ragazzi, molti si giustificano dicendo che non sapendone nulla, non si sentono adeguati a dare regole e che comunque, proprio perché l’accesso a internet è dislocato tra molti dispositivi, per lo più mobili, pensano che sia impossibile darne di efficaci.

Non sono così convinta che i nativi digitali ne sappiano più di noi in toto. Sono naturalmente predisposti ai veloci cambiamenti tecnologici e d’uso, sono propensi a provare e a sperimentare piattaforme e tecnologie molto più rapidamente, ma l’aspetto tecnologico, nell’uso della Rete c’entra solo fino a un certo punto.

Oggi il web, grazie ai Social Media, è uno strumento prevalentemente relazionale e identitario insieme.

Può diventare un’occasione creativa per i nostri figli e anche per noi, così come ugualmente può trasformarsi in un’enorme perdita di tempo.

Credo che il salto culturale che la mia generazione (e quelle prima di me) deve fare è pensare alla Rete come a uno strumento ATTIVO: non è la televisione, non basta dire che va usata con moderazione, bisogna imparare a usarla bene perché può trasformarsi in un’opportunità.

In quest’ottica, prima di invocare un uso positivo della Rete da parte dei nostri figli, dobbiamo essere noi i primi a trovare la giusta via.

Capire che il web (anche quello sociale) non è fatto solo di gattini o petizioni su Facebook, ma anche di strumenti di condivisione di saperi e messa in circolo di creatività. Imparare a discernere tra il significato di “amicizia” per come viene inteso sui social network e il significato più profondo della relazione con gli altri.

Siamo nell’era della narrazione collettiva, imparare a usare strumenti efficaci per narrare progetti, idee, professioni potrebbe essere un buon modo per appropriarci di un modo, nostro, di usare la Rete e per condividere con i nostri figli quello che impariamo, impararlo insieme e grazie a loro.

Ci sto pensando da molto tempo, credo che solo in una co-creazione di idee, progetti, contenuti tra le generazioni, si possa invertire un trend che blocca l’innovazione umana e sociale del Paese, innovazione che non passa solo dal digitale ma che non può certamente prescinderne.

L’importanza di stare accanto ai nostri figli quando usano web e social media

Da un paio d’anni mi capita spesso di tenere corsi o laboratori per genitori, insegnanti e adolescenti sull’uso consapevole della Rete e dei Social Media. Nel tempo l’interesse verso questi temi è – giustamente – aumentato. Le scuole cominciano a sentire il tic tac incessante di un “orologio biologico” che preme: la forbice tra il modello di sapere che abbiamo tramandato per generazioni e un nuovo approccio alle cose di chi cresce oggi si sta decisamente allargando.  E’ di pochi giorni fa l’ultimo rapporto OCSE  su tecnologia e scuola e ci dice che

il Piano per digitalizzare le scuole avanza troppo lentamente. Solo 6 pc ogni 100 studenti. 15 anni di gap con la Gran Bretagna

Il Gap non è solo strumentale ma anche culturale: secondo Eu Kids Online i genitori italiani sono poco consapevoli dei rischi che corrono i propri figli in rete senza una guida e regole chiare.

Siamo il popolo degli smartphone e dei tablet [10 Rapporto Censis/Ucsi sulla comunicazione]:

I telefoni cellulari sono ormai utilizzati dall’81,8 per cento della popolazione italiana, con un numero di utenti che è cresciuto del 2,3 per cento, anche grazie agli smartphone (+10 per cento in un solo anno), la cui diffusione è passata tra il 2009 e il 2012 dal 15 per cento al 27,7 della popolazione. Il rapporto sottolinea inoltre che gli smartphone si trovano tra le mani di più della metà dei giovani (54,8 per cento), i quali utilizzano anche i tablet (13,1 per cento) più della media della popolazione (7,8 per cento).

Eppure non abbiamo ancora chiaro in che modo affiancare i nostri figli per accompagnarli a un uso consapevole (e proficuo) della Rete.

Durante gli incontri con i genitori e gli insegnanti, quello che mi preme sempre, oltre a analizzare i rischi connessi (cyberbullismo, sexting, dipendenza, ecc), è parlare di quelle che sono le opportunità offerte da un buon uso della Rete: sono convinta che se sia noi che i nostri figli riescono a  individuare obiettivi creativi, di cittadinanza, di formazione partecipata, si disinnescano molte mine.

In Rete prima ancora di navigare dobbiamo imparare a nuotare per stare a galla, convivere con un rumore di fondo spesso assordante, selezionare le informazioni e prenderci cura del nostro profilo digitale perché cresca e prosperi a lungo.  La cultura digitale, così come l’ha definita Henry Jenkins in Culture partecipative e competenze digitali, Media Education per il XXI secolo, Guerini Studio, 2010 è:

un termine che taglia trasversalmente le pratiche educative, i processi creativi, la vita di comunità e la cittadinanza democratica. Il nostro obiettivo dovrebbe essere incoraggiare i giovani a sviluppare le competenze, le conoscenze, i quadri etici e l’autostima necessari per partecipare a pieno titolo alla cultura contemporanea

Ecco allora quali sono – a grandi linee – i passaggi importanti da compiere insieme ai propri figli per gettare qualche semino e aiutarli a sviluppare queste competenze:

Profilo digitale

Da un grande potere derivano grandi responsabilità

(cit. Spiderman)

Settiamo le impostazioni di privacy dei social network che frequentiamo, monitoriamo ciclicamente la nostra presenza su Google per capire se siamo consapevoli di quello che gli altri vedono di noi, non facciamo ad altri quello che non vorremmo fosse fatto virtualmente a noi.

Condividiamo saperi

I nostri figli saranno pure degli “smanettoni” in grado di capire subito come funziona un tablet o come si imposta la suoneria dello smartphone, ma noi abbiamo un po’ di saggezza dovuta a esperienza, età e modello culturale “verticale” (siamo più abituati ad approfondire meno cose, mentre loro probabilmente hanno una capacità di saltare da una cosa all’altra 100 volte meglio della nostra). Mettiamo insieme questi ingredienti differenti per ottimizzare il nostro modo di stare in Rete. Loro possono sperimentare gli strumenti, noi possiamo coinvolgerli nello studio critico delle fonti per orientarci un po’ nel mare magnum delle informazioni online e loro veridicità.

Mettiamo delle regole

Il nostro senso di inadeguatezza tecnologica non deve sottrarci al nostro ruolo di genitori e si sa, i genitori sono anche quelli che stabiliscono le regole (di uscita, uso del telefono, uso del motorino, compiti e ANCHE uso del web).

Con l’avvento di tablet e smartphone vale poco la regola di tenere il computer in un luogo centrale e di passaggio della casa: ormai quel vecchio mastodonte serve solo a fare i compiti, non certo a gestire le relazioni online sui social media! Anche tablet e smartphone devono essere soggetti a un patto.

Tempi d’uso: Importante allora sapere che esistono sistemi di parental control per dispositivi mobili che ne consentono l’uso solo per un tempo determinato e che inibiscono certi tipi di navigazione o l’approdo a siti a pagamento, per esempio.

Accordo: Personalmente ho trovato geniale l’idea di una blogger americana che – al momento di regalare lo smartphone al figlio quindicenne – ha redatto un contratto con lui. Sono 18 regole d’uso e relative “sanzioni”

 

Io credo che questi siano alcuni semplici suggerimenti che possono davvero cambiare il nostro modo di vivere un momento fondamentale nella vita dei nostri figli, ovvero quello in cui diventeranno ANCHE dei cittadini digitali (e avverrà prima di quanto non succeda fuori dalla Rete!).

Noi possiamo rimanere in disparte o decidere di vivere con loro questo momento, aiutandoli con quello che abbiamo imparato (e il fatto che ci sentiamo poco alfabetizzati a livello digitale non è necessariamente sminuente, la Rete è prima di tutto un luogo dove esercitare le competenze acquisite nella vita).

Possiamo pensare che non ci riguardi perché ormai per noi i giochi sono fatti e preferiamo di gran lunga leggere un libro che passare il pomeriggio su facebook, oppure possiamo metterci in gioco e scoprire che anche attraverso facebook (tanto per citarne uno) possono succedere delle cose che hanno a che fare con la cittadinanza, con la possibilità di conoscere cose nuove (magari grazie alla Serendipity ) e con la nostra formazione continua, passando attraverso la condivisione.

E’ in atto un cambiamento ed è sotto gli occhi di tutti, per poter partecipare occorre conoscere e oggi per conoscere occorre anche sviluppare un buon livello di cultura digitale.

Per conoscere la mia offerta formativa, ecco il progetto Tessere la Rete con tutti i corsi per genitori, insegnanti, adolescenti e anche aziende. Contattatemi per info

Cyberbullismo: la storia di Amanda

Forse qualcuno ricorda il video messaggio che Amanda – 15 anni, canadese – ha fatto girare qualche mese fa online, per raccontare la sua storia privata e contrastare il fenomeno del cyberbullismo.

La storia di questa ragazza sembra “da manuale”. E ne parlo sul mio sito Tessere la rete dedicato alla formazione all’uso del web e dei Social Media. Se volete leggerla e guardare il video:

Amanda e il cyberbullismo

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