Venezia piange quando Bologna è vuota

Alle ore 14 e diciotto il primo raggio di sole colpisce la mia terrazza ed è quello il momento che aspetto nella giornata: sposto la poltrona ikea (benedetto il giorno in cui l’ho comprata) fuori e lavoro, sonnecchio, faccio le chiacchiere con i vicini. 

Miss Tintarella, al piano di sopra, si stende con il suo lettino da mare: lei ha una casa a Rimini e così comincia a sentire la gara dell’abbronzatura farsi più pressante, man mano che la stagione avanza e alla casa al mare non ci può andare. 

La signora Luisa, di fianco, ogni tanto esce a stendere e ne approfitta per fare due chiacchiere, la signora Giulia – la veterana novantenne del palazzo – a quell’ora dorme ma poi si affaccia e approfitta di qualche boccone di compagnia.

Oggi mi sono appisolata, i rumori dei giardini di fianco, i bambini che giocano, la natura che qui è abbastanza ricca mi conciliano il relax e mi riportano alla mia infanzia e adolescenza al paesello quando pure io avevo un giardino e i rumori erano molto simili. È come fare un piacevole viaggio nel tempo. 

Mentre sonnecchiavo, dai palazzi di fianco si è affacciato un signore in mutande che – in un attimo di silenzio – ha preso la scena con un urlo stentoreo: 

Venezia piange quando Bologna è vuota! 

Devo ancora capire a cosa si riferisse, se stesse citando qualcosa in particolare o se abbia ideato di persona questi versi meravigliosi. 

Risvegliata dal poeta di balcone, mi sono goduta lo scambio di battute delle mie vicine sul parrucco home made.

La Luisa è uscita con una pettinatura che sembrava avesse messo le dita nella presa elettrica e molto orgogliosa ha raccontato a Miss Tintarella che aveva usato la schiuma. 

Miss Tintarella ha mostrato il colore fatto in casa e poi ci ha raccontato la lacrimosa storia del suo compleanno IM-POR-TAN-TI-SSIMO che si vede che compie degli anni di cui va molto orgogliosa proprio domani.

Dice che ha comprato un vestito a Modena fatto su misura, ma che niente, il vestito è rimasto a Modena e lei è bloccata in casa. La Luisa le ha detto di non preoccuparsi che lei domani prepara le sue famose tigelle e gliele mette davanti alla porta, così potranno festeggiare per bene.

In quel momento si è affacciata la signora Giulia che voleva a tutti i costi convincermi a andare a casa sua per prendere dei fiori per il terrazzo (benché avessimo già affrontato la cosa, capiamola, ha 92 anni e io ci farei 10 firme per arrivarci come lei). Le ho dovuto dire che non posso andare a casa sua ma che sarò felice di farlo quando si potrà e mi ha risposto che mi lascia dei fiori davanti alla porta, di non preoccuparmi. 

Nel frattempo in lontananza, le discussioni vertevano su passeggiate, fila all’esselunga, controlli e ospedali: sembrava di stare su facebook, solo di terrazza in terrazza. 

E mentre pensavo con gratitudine a questi piccoli spaccati di umanità, paese, storie che si rincorrono da una finestra all’altra, persone che si conoscono da una vita, l’anziano signore della villa si è affacciato in giardino, ci ha guardato tutte, lì con gli occhi al sole e poi è corso in casa e ha fatto partire allo stereo un GRAN LISCIO. 

Signore belle che prendete il sole: questa ve la dedico, così fate finta di stare a RIMINI…

E a me, per un attimo, è parso proprio di vederlo il mare che probabilmente ora è più pulito che mai. 

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