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In camper tra il mare dell’Abruzzo e i Monti Sibillini e al parco dei Gessi, sopra Bologna

C’è stata una vacanza, a Pasqua, tra mare e montagna. Abruzzo e poi Monti Sibillini. Sole e neve. Letteralmente. Insieme alla nostra combriccola delle “pezze al culo” (questo il nome della compagnia di amici con cui amiamo sollazzare), abbiamo mangiato, bevuto e ci siamo inerpicati su per le montagne, per passare la domenica di Pasqua a Castelluccio di Norcia.

Non fatevi ingannare: anche se si chiama Castelluccio, sta a 1500 metri. Noi ci siamo arrivati di sera, con il camper, e durante il tragitto ha cominciato a nevicare fitto. Frollina era un po’ spaventata da tutto quel buio e silenzio e neve pasquale (fino al giorno prima stavamo alla spiaggia) e così a un certo punto ha fatto sentire la sua voce:

Me ne voglio andare di qua. Qui ci sono solo lupi mannari e…SOMBI!

Quando si agita, come la sottoscritta, il suo accento emiliano bolognese prende il sopravvento e le Z diventano davvero un traguardo impossibile.

Ma guardate un po’ cosa abbiamo trovato, di fronte a noi, al nostro risveglio, il giorno di Pasqua. Anche questo rende speciali le vacanze in camper per me: ogni notte abbiamo dormito in un posto diverso e nell’arco degli stessi giorni, abbiamo ascoltato lo sciabordìo del mare e il rumore sordo della neve.

Con il camper abbiamo dormito nella piazzetta del paese, di fianco ai bagni pubblici. Vista montagne. Il giorno di Pasqua abbiamo mangiato in un’ottima taverna, si chiama Taverna Castelluccio, sono tutti gentilissimi e l’ambiente è davvero accogliente. I prezzi non sono nemmeno esagerati.

Castelluccio è famosa per la fioritura, tra giugno e luglio sembra che la valle si riempia di tantissimi colori, tra lenticchie, lavanda e fiori gialli.

Al mare abbiamo dormito parcheggiati lungomare a San Benedetto del Tronto e a VillaRosa di Martinsicuro, sotto casa di amici.

C’è stato un matrimonio, il 25 aprile. Io mi sono messa i tacchi. Tacchi improponibili di 8 cm, che per una non abituata, si sono rivelati delle tagliole. Arrivare in Comune con il bus, per assistere alla cerimonia, è stata una prova di forza MOLTO più faticosa che dimagrire 32 chili (si, avete capito bene, sono arrivata a -32!).

Per fortuna mi ero portata le ballerine e mi sono cambiata di straforo, prima di scendere il famoso scalone di Palazzo Re Enzo. E buonanotte ai suonatori.

Abbiamo festeggiato a Dulcamara, una splendida fattoria in collina. Molto verde, un sacco di animali. I bambini sono impazziti. E noi abbiamo ballato fino a tardi.

Tanto eravamo andati, anche là, in camper. Abbiamo dormito all’agriturismo (che è amico dei camperisti e mette perfino a disposizione la luce elettrica!) e la mattina dopo, Frollina ed io abbiamo fatto amicizia con un signore che tiene il cavallo, con molte pecore e qualche agnellino.

Se avete il camper e volete farvi una gita, è un posto davvero incantato, al centro del parco dei Gessi, da dove partono anche moltissime passeggiate a piedi, in bici o – per i più fortunelli – a cavallo.

Adesso che sono finiti tutti i ponti navigabili, si torna alla vita quotidiana, fatta di incastri, qualche corsetta serale o mattutina e tanto, ma proprio tanto sonno.

Questo periodo dell’anno è sempre molto importante per me, devo pianificare progetti professionali per settembre e di solito mi viene un afflato di fare cose, di rimettere mano alle mie attività “creative” e nello stesso tempo una gran paura di fare i conti e di scoprire che i conti non tornano.

Ma forse è un po’ per tutti così.

 

 

Quel camorrista in fuga di mio suocero

Mio suocero guida come un camorrista in fuga: percorrere 40 chilometri in auto con lui ti da il tempo di guardare scorrere tutta la tua vita e ti fa rivalutare molte cose che non avevi considerato.

L’amato nonnetto fa parte della categoria dei “sempre verdi”: coloro che esercitano la propria giovinezza interiore scattando veloci al verde semaforico per posizionarsi stabilmente e costantemente alla sinistra estrema della propria carreggiata.

Non perde la calma lui. E se tu gli fai presente che potrebbe stare a destra, ti risponde candidamente che tanto le vede arrivare le macchine, di non preoccuparti.

Tu abbozzi un mezzo sorriso nervoso (che assomiglia tanto a una paresi), guardi tua figlia sul sedile posteriore con occhio dolce per non comunicarle ansia (intanto pensi alla sua tenera e giovane vita, messa a repentaglio così, dallo spirito d’avventura del grande vecchio) ti attacchi alla portiera come se fossi al Camel Trophy e spingi con i piedi a comandare invisibili pedali (specialmente frenanti!)

Forse questo bisogno di cambiamento che ti attanaglia da qualche mese è giunto a un punto di non ritorno.

Se sopravvivi devi dimagrire. Se sopravvivi devi pianificare meglio e con maggiore concretezza la tua “carriera” professionale. Se sopravvivi devi cominciare a viaggiare, uscendo dall’incantesimo “Vecchiume” che ti ha bloccato per qualche anno, schiava delle tue inutili preoccupazioni e catene.

Se sopravvivi sarai una persona migliore, una madre migliore, smetterai di prendertela per i nonnulla, comincerai a dimostrare il giusto sdegno di fronte alle cose importanti.

Se sopravvivi taglierai le catene, i cordoni ombelicali inutili, le formalità senza senso. Se sopravvivi non ti metterai mai più in situazioni che non ti rappresentano e che poi ti ingabbiano, con la rabbia di sapere che la gabbia l’hai arredata tu.

Giungi sotto casa. Tua figlia dorme placida, incosciente del pericolo appena sventato. Lui fa inversione per permetterti di scaricare le ennemila cose che ti tenevano attaccate all’incantesimo Vecchiume e proprio mentre ti rendi conto che si, sei sopravvissuta, un rumore secco come di ramo spezzato fa breccia nella tua testa. Ti volti di scatto a sinistra, da dove quel rumore proviene e ti accorgi che in un colpo solo è riuscito a salire sul marciapiede e a staccare di netto lo specchietto retrovisore di un’auto. Sei già lì che valuti tutta la trafila della confessione, il tuo ruolo attivo nell’incentivare il pentimento parentale, quando ti accorgi che lo specchietto che ha staccato è proprio quella della tua auto, la mitica ‘Unto da rottamare, parcheggiata sotto casa ormai in coma vigile.

Mentre prendi in braccio tua figlia per portarla nel suo letto, al sicuro nel tuo appartamento, tra i miagolii dei tuoi gatti grati del vostro rientro, sono due le certezze che hai:
1) tagliare tutte le catene che ti sei (vi siete, come famiglia, come coppia) imposte
2) sperare che al prossimo rinnovo della patente, in qualche modo, qualcuno fermi il camorrista in fuga.

L’uomo Denim sulla strada

Alzi le mani chi non è mai stato fregato da un qualche navigatore satellittare [barra] online quando da un punto A si deve dirigere a un punto B.

Non ci credo, se qualcuno sta alzando la mano secondo me  mente.

Prima di tutto con se stesso. Ed è sicuramente maschio. Perché i navigatori piacciono un casino ai maschi, è evidente.

Gli uomini vanno in brodo di giuggiole quando possono farsi amico un macchinino che sputacchia fuori una voce rassicurante o sensuale e gli sciorina l’atlante stradale con tanto di segnalazione di autovelox. Noi donne invece no, stringiamo forte la cartina, quella spiegazzata che transita in auto dal 1920 e preferiamo di gran lunga VEDERE e TOCCARE con mano strade e autostrade del mondo, seguendole con il polpastrello, mentre ci concentriamo per non perdere il segno.

Da quando fu inventata la ruota la dicotomia stradale tra i generi ci ha segnato più delle mestruazioni.

Loro, i maschi, amano sentirsi autonomi, indipendenti e ipertecnologici alla guida, noi invece coltiviamo un romantico spirito di viaggiatrici e preferiamo la narrazione, quella su carta o anche quella orale.

L’uomo Denim non deve chiedere mai, la donna che viaggia invece apprezza molto “il dialogo costruttivo”. Le piace avvistare da lontano un vecchietto, una mamma con bambino, un ragazzo che fa footing e tirare giù il finestrino (e il rumore della manovella meccanica alle volte è proprio la ciliegina sulla torta) per domandare.

C’è tutto un mondo per le strade del mondo e vuoi mettere la gioia di poter guardare le facce pensose di chi si interroga su dove cavolo sia la tal strada e come farà a spiegartelo, lui che magari la percorre tutti i giorni e mica ci ha mai pensato al percorso che fa e al doverlo raccontare e ora invece è costretto a fare i conti con la propria geografia sentimentale per trasformarla in un segno sulla cartina?

C’è la volta che trovi l’indicatore simpatico e ciarliero, che alla fine ti fa un mezzo interrogatorio su dove vieni, dove vai e perché e quello serio, serio, molto compreso nel suo ruolo che coltiverà tutto il giorno un malcelato senso di colpa nei tuoi confronti (e se ho dato un’indicazione sbagliata?). C’è quello di poche parole, quello incasinato che se gli chiedi dov’è via Pincopallo ti risponde “molto, molto dritto a destra” e intanto si profonde in gesticolazioni  alla Totò.

Vuoi mettere rispetto alla vocetta sterile del macchinino o a una mappa su internet che spesso non sai da che parte la devi guardare?

Poi diciamolo, 1 volta su 2 il navigatore si sbaglia. Probabilmente è un alcolista anonimo messo su strada da un pazzo, io non lo so. Entra in crisi poverino, gira e rigira su se stesso. Succede così che l’uomo alla guida (per lo meno Tino) ha dei tentennamenti ma non vuole ammettere che la sua fede nella tecnologia sta per crollare e allora – pedissequo – segue le indicazioni di quel pazzo idiota che a un certo punto si rompe i coglioni e il più delle volte prova a farti tornare al punto di partenza. Da lì sarà più facile ricominciare tutto da capo!

Succede che io mi metta a borbottare in quei casi, sono prima dei timidi “Ma sei sicuro che stiamo andando nella direzione giusta?” per poi trasformarsi in “Io odio il navigatore, ti prego fermati che trovo un passante!” e per un po’ – nel caldo dell’abitacolo – si consuma l’eterna lotta tra techné e fantasia.

Perché, diciamolo, anche quella dell’adescamento del passante è una nobile arte: non tutti sono adeguati e con un po’ di allenamento dell’intuito si può imparare ad evitare sordomuti, stranieri, turisti più persi di noi e bambini al di sotto dei 10 anni.

Ma il maschio italico, uomo Denim per eccellenza, di rado cede. Di rado vuole ammettere che c’è proprio bisogno di un passante, che il navigatore può essere spento (se fosse per me buttato fuori dalla finestra!) e che la cosa migliore è spogliarsi del proprio ruolo geek per entrare nella vita di uno sconosciuto e invadergliela con una domanda molesta su come affrontare la sua città.

Quando l’uomo Denim è allo stremo (e tu hai un muso lungo che tocca il pavimento e gli hai già recriminato tutti i percorsi mendaci della vostra relazione), cede e ti permette di abbassare quel maledetto finestrino. Non è mai priva di sofferenze questa azione, lui fa l’indifferente ma dentro di se soffre moltissimo, mentre tu spalanchi un sorriso al passante e ti appigli a lui come fosse un ombrello sotto la tormenta.

A questo punto, tu che gli hai sfrancicato i maroni per mezz’ora affinché la smettesse di cedere alle malie tecnologiche, dovresti quanto meno ascoltare quel che insegna suddetto passante. Prendere appunti, visualizzare incroci e semafori. E invece no. Sei talmente beata dall’aver potuto domandare, dal guardare le rughe o il sorriso di chi hai davanti, dallo scoprire un accento o un dialetto, dal guardare la strada che percorre uno che ha un’altra storia dalla tua, in un posto che non conosci, che

una volta tirato su il finestrino

per fortuna che l’uomo Denim ha usato le sue antenne lunghissime per appuntarsi il percorso

se no

siete punto a capo. E tu ti incazzi pure perché è lui che guida porcaputtana, mica tu!

[Foto in licenza CC – flicrk.com – di  poplechuguita]

Un fine settimana tra Pietrasanta e Forte dei Marmi

Si è concluso un bel week end e la prima tappa di Smart Women a Pietrasanta (Lucca), nel contesto dell’iniziativa DonnaéWeb.

Siamo partite sabato mattina da Bologna. Tutte donne, direzione Forte dei Marmi. Con me c’erano le GGD Bologna (organizzatrici e ideatrici dell’evento), Lisa Ziri – startupper bolognese, Leda Guidi di Iperbole Bologna e Mikaela Bandini di Viaggi e Architettura.

Fin da subito si è rivelato un viaggio frizzante. Ho fatto ciao, ciao con la manina a Frollina e Tino e poi mi sono accomodata in auto. Ogni tanto fa proprio bene staccare da tutto e occuparsi un po’ delle proprie passioni.

Abbiamo scollinato in mezzo alla pioggia e alla nebbia e quando siamo arrivate a Firenze ci abbiamo messo un po’ per infilarci nella strada giusta: io – in preda a una crisi logorroica – stavo parlando talmente tanto che temo di averle ubriacate tutte, così ci siamo ritrovate a fare 2/3 giri su noi stesse prima di capire che Tom Tom e google maps non erano la soluzione giusta per noi.

L’analogico ha preso il potere e abbiamo usato la “smartissima” APP IBenzy, approfittando del pieno per chiedere al benzinaio che è sempre  il metodo migliore! Poi eravamo tutte donne, così non abbiamo rischiato di fare entrare in corto circuito il maschietto della situazione, come capita sempre quando viaggio con Tino che si farebbe asportare un rene prima di chiedere indicazioni ai passanti e ha una fiducia cieca e smodata nella tecnologia viaggiante.

In auto abbiamo anticipato l’open talk che ci aspettava nel pomeriggio, mischiando sapientemente gossip e riflessioni su innovazione e digitale. Una meraviglia! Al ritorno con Ladra di Caramelle  abbiamo toccato vette altissime di “sociology” televisiva (e peccato che la Barbarona non aveva ancora intervistato Silvietto monociglio, se no chissà quante ne avremmo avute da dire).

Prima di dirigerci a Pietrasanta ci siamo fermate in albergo: grazie a Best Western infatti avevamo una stanza che ci aspettava a Forte dei Marmi.

Dormire a Forte dei Marmi, per una cresciuta ai tempi di Sapore di mare ha qualcosa di mitologico: a tratti temevo di incontrare Jerry Calà per strada, a tratti mi sembrava di essere in una bolla spazio temporale.

Albergo di lusso (il mio zainetto Decathlon ed io abbiamo temuto di sentirci un po’ fuori posto ;-), contesto davvero bello, tra casette liberty e mare d’inverno. Poi mi ha fatto molto piacere provare l’offerta Love Promise for Women (di cui avevo solo letto su questo libro) che ho trovato davvero accogliente.

In pratica la stanza in cui soggiorni ha alcuni bonus supplementari che quando sei in giro per lavoro e sei donna possono essere utili, come per esempio un set di trucchi in omaggio, il phon, la piastra professionale e la possibilità di farsi una tisana in stanza.

Io ovviamente ho provato TUTTO quello che mi hanno messo a disposizione: quando mi ricapita un’occasione così?  Ladra di Caramelle e Tonia si sono pure fatte una super piastra ai capelli prima di andare all’evento, cosa che ha suscitato molto la mia invidia (mai saputa fare) e per la quale ho già prenotato i servizi di Ladra il prima possibile ;-).

Voglio ringraziare davvero questo nostro Sponsor, senza il quale non so se una parte di noi (me compresa) sarebbe riuscita a pernottare così agilmente a Pietrasanta. 

Il Musa, dove si tenevano la maggior parte degli eventi di DonnaéWeb è molto bello e a me ha fatto piacere incontrare qualche amica che non vedevo da tempo, tra cui Annalisa di Siska Editore – la casa editrice che ha pubblicato anche la mia favola – e che ho scoperto poi avere vinto il Premio.

Il nostro “laboratorio” ha coinvolto alcuni partecipanti ai vari panel in una discussione attraverso le parole chiave che legano donne e cultura digitale. E a parte che stavo per morire strangolata da me stessa (ho respirato qualcosa che ha dato fastidio alla mia allergia e ho cominciato a tossire come una tisica a cui mancano pochi giorni di vita), dell’intervento mi è piaciuto che si è tutto trasformato in una chiacchierata, che hanno portato la loro testimonianza relatrici davvero interessanti (tra cui, per esempio, la responsabile Media di GreenPeace Italia) e che sono emerse criticità (il digital divide sia tecnologico che culturale che affligge il nostro Paese), sia punti di forza delle donne nell’approccio al digitale (per me la narrazione come valore che emerge sul web e che è di tradizione fortemente femminile).

Non sono riuscita a partecipare ad altri eventi di DonnaéWeb purtroppo: 3 giorni sono impegnativi e la location ME-RA-VI-GLIO-SA di Pietrasanta è anche un po’ faticosa per chi arriva dalle principali direttrici di traffico.

In tempi di crisi, a parte come abbiamo potuto fare noi grazie a 2 sponsor che ci hanno coperto le spese ( O-one e Best Western Italia), è difficile pensare di riuscire a investire tempo e denaro per eventi come questo, bellissimi ma un po’ disagevoli sul piano degli spostamenti.

Sono stata però molto felice di esserci, per tanti motivi, ultimo ma non ultimo (che non solo di professionale siamo fatti) per quel bel cameratismo, per le chiacchiere, per la cena in compagnia, per le nuove persone conosciute.

Tante storie diverse che si sono intrecciate e che si intrecceranno di nuovo, visto che il progetto Smart Women prevede ancora alcune tappe verso sud.

Ecco alcune foto (ludiche) del fine settimana

 

In viaggio con le amiche ma non solo

Un libro interessante, ricco di spunti divertenti e utili quello che ha scritto Isa Grassano e il cui titolo, In viaggio con le amiche,  parla già da solo.

Ho conosciuto Isa un paio di anni fa perché mi ha intervistata e ci siamo subito state simpatiche, tanto che poi abbiamo continuato a seguirci a vicenda. Lei è al suo secondo “manuale” (il primo dedicato alle cose che si possono fare gratis in Italia) e questa volta ha addirittura deciso di coinvolgermi nella presentazione di In viaggio con le amiche che si è tenuta un paio di settimane fa a Bologna, in libreria.

Mi è piaciuto talmente intervistarla che le ho chiesto di rifarlo per questo blog.

Perché la vita – specialmente in periodi come questo – va presa anche con un po’ di leggerezza e con la voglia di FARE cose che non siano necessariamente doveri e questo libro sposa proprio questa tendenza.

E poi qualche lettrice forse ha in programma di partire con le amiche a Natale o qualcuno (di ambo i sessi) vuole avere qualche spunto per una gita gratis a spasso per l’Italia: non si sa mai che possa trovare, grazie a Isa, qualche spunto utile!

Ecco la nostra chiacchierata digitale per chi volesse saperne di più sul libro, in vendita in libreria.

In viaggio con le amiche: com’è nata l’idea di scriverlo?

 Riflettendo su alcuni dati statistici. Sei donne su dieci aspirano a regalarsi un week end, una vacanza, o anche solo un giorno con la propria amica del cuore, o più di una, per staccare dal quotidiano, lasciare a casa marito, fidanzato, figli e problemi e ritrovare se stesse, complicità e unione nello shopping, risate, in modo tale da tornare ricaricate…

Non è femminismo né discriminazione. Semplicemente ci sono momenti in cui noi donne (e sfido chiunque a dimostrare il contrario) abbiamo voglia di stare in compagnia di noi stesse. Abbiamo voglia di ritrovarci con i nostri

pensieri che si amplificano al di fuori delle mura domestiche. Abbiamo voglia di condivisione, nelle risate, nello shopping e nello scambio dei vestiti, nelle chiacchiere e nelle confessioni più intime, nelle confidenze sentimentali, e persino nei pettegolezzi. Poi andando sempre in giro per lavoro ho trovato diversi posti solo “rosa” come ostelli o piscine dedicate, pacchetti ladies degli hotel, e quindi ho deciso di mettere tutto insieme ed offrire una guida (quasi) completa a chi ha voglia di mollare tutto e partire.

 Una meta “natalizia” da consigliare alle amiche che non vogliono passare le Feste in ballo tra parenti e impegni sociali

Bruxelles è sicuramente una golosa destinazione. La capitale belga è un luogo magico per i sensi. Già solo passeggiando per le vie del centro, intorno alla Grand Place, ci s’inebria di sua maestà il cioccolato. Tra l’altro gli esperti dicono che il cioccolato oltre a essere un toccasana per il cuore, migliora l’umore, perché contiene sostanze psico-attive, come il triptofano, precursore della seretonina, che è, appunto, “l’ormone del buonumore”. Qualcuno ha addirittura ipotizzato che mangiare cioccolato equivarebbe al piacere di una notte d’amore. Esagerato? Chissà.

 Perché un uomo dovrebbe leggere il tuo libro?

Qua e là ci sono spunti anche per le loro vacanze. L’importante è che partano prima o dopo di noi. O insieme a noi, ma in un’altra occasione. Inoltre, possono avvicinarsi un po’ ai nostri gusti, capire cosa ci piace fare quando

siamo in vacanza. E per i single, la possibilità di trovare in ognuna di queste località, una donna con cui iniziare una nuova avventura. E magari partire per un altro viaggio.

 In tempo di crisi, tu che sei esperta per il tuo primo libro 101 cose divertenti da fare gratis in giro per l’Italia, ci consigli una cosa da fare (in Italia) a costo zero?

Visitare i grandi musei, dove c’è l’opportunità di entrare gratuitamente in determinati giorni. A Milano, per esempio, per il Museo del Novecento occorre il biglietto, ma solo al venerdì pomeriggio, dalle 16.30 alle 19.30 si accede senza pagare. Solo tre ore per accedere a palazzo dell’Arengario, proprio vicino al Duomo, ma ne vale la pena: oltre quattrocento opere del Secolo Breve, fra le quali ciascuno può trovare il suo artista preferito.

Lo stesso vale per i Musei Vaticani: è prevista mezza giornata di ingresso gratuito, l’ultima domenica del mese. Poche ore, solo dalle 9 alle 14: c’è il pericolo di fare una lunga fila, ma l’occasione è troppo ghiotta e non si può mancare. I Musei vaticani aprono le porte su un mondo incredibile d’arte: oltre 70.000 oggetti esposti (e altri 50.000 nei depositi). Conservano opere dei più grandi artisti, raccolti o commissionati dai papi nel corso dei secoli.

Tante le sale espositive più curiose completamente free come il Museo dei Cuchi, sull’altopiano di Asiago. Qui risuona il soffio magico del cuco, un particolare fischietto, dalle forme più disparate protagonista indiscusso di un artigianato legato all’arte contadina e all’esigenza di realizzare manufatti per la vita di tutti i giorni.

E ancora il Museo del Disco d’Epoca a Sogliano al Rubicone. Racconta 130 anni di storia di vita del disco e delle varie apparecchiature per il suo ascolto. Sempre in Romagna, da non perdere il regno dei piccoli, ma indispensabili accessori: ovvero i bottoni. A Sant’Arcangelo di Romagna ci sono sale dedicate con una collezione di oltre 8000 pezzi.

 

E a Bologna?

Andare alla Sala Borsa, in piazza Maggiore, con la possibilità di leggere, senza mettere mano al portafogli, quotidiani, riviste e libri.

E se fossi una donna sola che vuole trovare una compagna di viaggio?

Consulterei il pink blog: www.amichesiparte.com, che è lo sviluppo costante dell’idea del libro e lo gestisco insieme alla collega e amica, Lucrezia Argentiero, con la quale sono spesso in viaggio insieme. Qui, oltre, a

selezioniare mete e cose in cui le donne si ritrovano alla perfezione, c’è una rubrica “chi cerca trova”. Ci si può iscrivere, indicare che tipo di vacanza si vuole fare e aspettare che qualcun’altra risponda per aggregarsi e partire

insieme.

Approfondimenti

Isa Grassano, In viaggio con le amiche € 9,90

La community delle viaggiatrici nata dal libro: www.amichesiparte.com

Galeotto fu il libro sbagliato: Io viaggio da sola – Maria Perosino

Mi scrive Eleonora Mazzoni chiedendomi se mi interessa leggere il suo libro Le Difettose.

Una bella mail in cui parla delle cose che abbiamo in comune. Il suo libro era già nella mia lista estiva per cui, alla proposta di mandarmelo, rispondo con entusiasmo.

E’ un’esperienza che ho già fatto quella di accogliere questo genere di inviti: non farei mai una recensione di un prodotto sul mio blog, ma leggere, io leggo molto, per cui se mi omaggiano di libri, perché no? Tanto sono abbastanza centrata per non scrivere che trovo interessante una lettura se non lo è.

Mesi fa Feltrinelli mi ha fatto avere “Assalto all’infanzia”, comprendendo che poteva interessarmi e così è stato: forse da sola non lo avrei acquistato, mentre così ho letto un bellissimo saggio.

Arriva il corriere con il pacco Einaudi, io sto per partire, penso che metterò in valigia questo dono prezioso. Scarto la busta e al posto  del libro di Mazzoni a sorpresa trovo Io viaggio da sola di Maria Perosino. Un errore probabilmente. Non fatale.

Scrivo divertita a Eleonora e lei e l’Einaudi si scusano. Mi faranno avere a breve il libro “giusto”. Capita anche nelle migliori famiglie come mi immagino sia la Einaudi.

A questo punto mi trovo con un libro inaspettato, che certamente non avrei mai osato comprare (e non per il terrore che Tino si faccia strane idee, ma perché ho un sacco di pregiudizi su tutto ciò che sembra riguardare solo fette di pubblico e che ha un sottotitolo che inizia con “Istruzioni…”).

Me lo porto a Montombraro, dove leggere è una delle mie attività preferite: la montagna concilia, il silenzio concilia e qui ogni minuto si dilata in un lusso che a volte mi sembra quasi eccessivo (ma a cui sto languidamente facendo l’abitudine).

E scopro un manuale non manuale, un romanzo non romanzo, una biografia non biografia che mi intriga e appassiona, scava dentro a parti di me, del mio modo di guardare al mondo, di cercare le storie sull’autobus e di sbirciare dentro alle case.

Il viaggio come dimensione dell’io, che non è solo scoprire posti nuovi con gli occhi del turista solitario ma anche abitare se stessi con se stessi e gli altri, anche se si parte da soli.

Strategie pratiche (come si caricano i bagagli su un treno quando si viaggia da sole?) ma anche digressioni nella vita della scrittrice e nelle storie che ha incontrato lungo i suoi viaggi. Riflessioni sulle “vacanze intelligenti” (che cosa sono davvero? Vale la pena visitare l’intero Louvre se invece siamo amanti della botanica?), sul gusto e il modo per scegliere un ristorante dove incontreremo le migliori menti (e storie) della nostra generazione.

A tratti un po’ snob (specialmente per una terricola come me), a volte un po’ troppo didascalico, è un libro che si mangia con tutti i sensi. E non è vero che è solo per donne che viaggiano da sole, anzi, spero che lo legga anche il mio compagno.

Fa ritrovare la voglia di partire, nonostante tutto. Nonostante la crisi, gli impegni, il lavoro. Perché la partenza in fondo altro non è che un momento che scivola fluido in altri momenti, altre partenze, altri ritorni.

Perché si può viaggiare anche stando fermi, basta avere la mente predisposta a farlo, basta guardare alle cose e alle persone non come qualcosa di esterno, ma come qualcosa che ci può entrare dentro, che possiamo accogliere.

Era un po’ che ci pensavo: troppi libri di qualità ho letto in questi mesi. Troppo invitante l’idea che magari ci sono altri autori, altre case editrici disponibili a inviarmi un romanzo, un saggio, qualcosa che possa essere consonante al mondo che dipingo scrivendo o che possa stupirlo e sovvertirlo.

Così con il libro sbagliato inauguro questa rubrica dedicata alle letture. Quelle che mi capiteranno perché sono entrata in biblioteca o in un’edicola di Zocca dove scopro di poter prendere a prestito i libri candidati al Premio Zocca Giovani per votarli, o quelli che mi vorrete mandare voi che li avete scritti o editati.

Io non sono paracula, questo è giusto dirlo. Potrebbe essere rischioso mandarmi un libro, anche questa parte non va taciuta. Vi consoli sapere che non mi leggono poi in tanti.

Potrei dire di no. Per esempio non chiedetemi di leggere l’ennesimo manuale su come fare la brava mamma: ho capito in 5 anni che preferisco prendere spunto dalla vita.

Inauguro così la rubrica, in attesa che mi arrivi anche il libro di Eleonora, che sono davvero curiosa di leggere.

Nel frattempo, oltre a Einaudi e Feltrinelli, ringrazio sentitamente Danilo Maso Masotti e il suo Ci meritiamo tutto, l’amica Patrizia Violi che mi ha mandato il suo terzo romanzo  Affari d’amore con una dedica piena di affetto, l’edicola di Zocca, la biblioteca di Montombraro e il mio IPAD  su cui ho scaricato (gratis o a pagamento) alcuni libri che ho divorato.

Di tutti questi racconterò uno per volta, sperando di instillare un sano dubbio in altri lettori nomadi come me, che hanno deciso di partire per un viaggio che inizia alla prima pagina e non sai mai dove ti porterà.

[e per inciso: dirò sempre se il libro è stato acquistato, preso in prestito, regalato o omaggiato e da chi]

Per conoscere la policy delle mie letture vai alla pagina letture 

Maria Perosino, Io viaggio da sola, 2012, Einaudi, Torino

Altre letture

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Poster da Madrid

Le volontarie Unicef all’imbarco di Milano Malpensa che ci guardano – mentre io sono il terrore personificato – e ci chiedono se vogliamo diventare angeli in un minuto. Si riferiscono alla loro campagna di promozione ma il luogo in cui hanno scelto di usare il messaggio non mi sembra proprio adeguato. Adele risponde seccamente: “Oggi no. Grazie”. Io faccio corna in uno spettacolino degno di un Totò post moderno. Continua a leggere

Per non sentire la mia mancanza e altri attacchi di egocentrismo

Domani sera parto. Volevo scrivere dei post ma non ne ho avuto il tempo. A sto punto ci sentiamo al mio rientro.

E faccio come quelle televisioni che durante l’estate rimandano vecchi film, vi linko una scelta di vecchi post – uno al giorno – che ho amato (e alcuni dei quali li leggerò pure il 24 al Macondo. Magari vi convinco a venire tutti a trovarmi!). Continua a leggere

Mi caco sotto

Mercoledì sera prendo il treno. Giovedì mattina, da Milano, Adele e io partiamo per Madrid. Gioia e entusiasmo per il primo viaggio da sole, dopo essermi riprodotta.

Eppure sono qui che non sono mica tanto a posto.

Perché dovete sapere che tra le tante paure di Panzallaria, quella veramente in cima alla top ten è L’AREO!!!

L’areo mi fa una gran fifa. Penso a tutte delle cose molto brutte e che morirò e di solito il viaggio è caratterizzato dalla pantomima del mio terror panico.

E allora è tipo una settimana che vivo come se dovessi morire a breve.  Lascio in eredità a Tino e metto da parte per il funerale dei miei poveri resti.

Insomma. Mi caco sotto in puro style Panzallaria

Vuole praticamente dire che

Adele, se sopravviveremo all’avventura,

probabilmente non vorrà più essere mia amica, dopo.

L’unica consolazione è che se muio in volo, questo blog avrà tanti di quegli accessi che la metto nel culo pure a Grillo!!!!!!!!!!!!

Uah Uah Uah

Le cose che ho capito in vacanza

Siamo tornati dalla nostra vacanza francese. Mi ha sommerso un’onda anomala di lavoro e abbiamo dovuto provvedere a sistemare una casa che – in nostra assenza – era diventata il regno dei gatti. Ne avremmo potuto confezionare un terzo riunendo tutti i peli persi dai due!

In montagna siamo stati bene. Tempo stupendo. Posto stupendo. Montagne altissime, purissime e levissime. Continua a leggere