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10 anni con Frollina
/in Scrittura e comunicazione digitaleOggi qui si compiono 10 anni.
Sei insieme “Mi fa male la banga!” “Ho i pinocchi in testa!”, “Voglio adottare la Pimpa” “Il sole è quadrato!” ma anche “Un attimo!”, “Siamo arrivati?” “Da grande voglio fare l’architetto, il veterinario, la maestra e la cameriera alla sera”, “Giochiamo a Lego?”, “Mamma credo di essermi innamorata!” “Parliamo di quando ero piccola?” “Ma alle Medie mi darete il telefono?” “Credo di avere l’ansia” .
10 anni fa ci è cambiata la vita e la tua simpatia è entrata in questa casa: tu che sorridi sempre, che hai paura del dolore, che non vuoi parlare delle cose brutte che così è come se non esistessero, che fai le facce, che consoli le tue amiche, che sei coraggiosa, che di secondo nome fai socievolezza, che hai imparato presto l’ironia.
GRAZIE di esistere. Ogni tanto rompi i maroni, ma ogni tanto io li rompo a te
- Il post in cui racconto la nascita di Frollina
- Le favole che le ho raccontato per anni
Artefiera a Bologna: eventi diffusi anche per bambini
/in Scrittura e comunicazione digitaleBologna sta per essere invasa dall’arte e da un sacco di eventi succosi sparsi per tutta la città con l’arrivo di Artefiera dal 24 al 27 gennaio 2014.
Quest’anno ho deciso di immergermi e raccontarla il più possibile perché mi sembra un’ottima opportunità per vedere le cose e i luoghi da altri punti di vista.
ArteFiera è la fiera dell’arte moderna e contemporanea e nel tempo ha cominciato ad attrarre in città eventi collaterali non necessariamente negli spazi fieristici: basta girare per il centro per accorgersi delle tantissime iniziative, a volte anche molto piccole, ma assolutamente preziose con cui è possibile costruire un tour alternativo e complementare al classico giro del centro storico.
IN FIERA
In fiera saranno i padiglioni 25 e 26 ad essere invasi dalle collezioni: leggo sul sito che la scelta dipende dalla tipologia di questi spazi che, grazie alle grandi vetrate, permettono alla luce naturale di esaltare al massimo le opere esposte.
I Special Focus Section di quest’anno sono dedicati all’Europa Orientale, al Tardo Ottocento, alla fotografia e alla Cina
IN CITTA’
La città sarà animata grazie al progetto Art City Bologna e a Art City White Night, nella sera di sabato 25 gennaio 2014.
Io mi sono costruita il mio tour – per conciliare gusto personale e esigenze familiari – grazie al programma tematico completo di Art City Bologna.
Mi prenderò il tempo, per esempio, per andare a visitare la mostra Cattedrale e Campo de’Fiori a San Giorgio in Poggiale (luogo che amo molto, in pieno centro) e Casa Morandi, in cui da tantissimo volevo andare.
Sabato mattina, insieme a Frollina e Tino andremo al MAST , la “manifattura di arti, sperimentazioni e tecnologia a vedere la mostra sulla fotografia industriale .
Il MAST nasce da un grande gruppo industriale bolognese come fondazione per valorizzare l’impresa (la manifattura) e creare un ponte tra essa e la città: Bologna – in pochi lo sanno – è costituita prevalentemente da aziende meccaniche che si occupano di packaging e aziende motoristiche o di subfornitura motoristica. Queste cose le ho imparate quando lavoravo al Museo del Patrimonio Industriale e ha cominciato a interessarmi molto il modo in cui una certa impresa ha definito anche i parametri culturali e il carattere della mia città.
Poi Frollina sarà entusiasta del MAST che è davvero un luogo suggestivo.
Art City Children – l’arte per bambini
Sabato pomeriggio ho scelto di partecipare a un laboratorio al Mambo con la bambina di 7 anni.
Ed ecco la parte che può interessare maggiormente chi ha figli e vuole coinvolgerli in questo weekend d’arte attraverso l’offerta di Art City Children che – se posso permettermi una proposta – spero davvero si ampli nelle prossime edizioni, perché lo sguardo dei piccoli sull’arte moderna e contemporanea è davvero stupefacente e sanno appassionarsi, giocando con le immagini e le suggestioni.
Ecco tutte le info sul laboratorio e sulla cena in programma:
ART CITY Children – Weekend al MAMbo
Un Weekend al MAMbo in occasione di ART CITY 2014. Nei giorni in cui Bologna diventa protagonistadell’arte, il MAMbo dedica uno spazio ai giovanissimi con laboratori, letture, giochi e visite animate permuovere i primi passi verso l’arte contemporanea e i suoi luoghi.Le attività saranno dedicate alla mostra La Grande Magia e alla mostra – laboratorio a cura di FlaviaMastrella Sculture in tasca. L’esaltazione dell’insignificante. Per bambini dai 5 ai 12 anni.Prenotazione obbligatoria.Orarimattina: h 9.30 – 13.00pomeriggio: h 14.00 – 18.30Ingresso€ 15,00 ogni mattina e ogni pomeriggioART CITY Children White Nightatmosfere suggestive, immagini, letture, musiche per celebrare la notte dell’arte con una cena al museo e una speciale serata sabato h 19 – 23 costo € 35,00 (cena inclusa) per bambini da 5 a 12 anni prenotazione obbligatoria entro mercoledì 22 al tel. 051 6496628 | mamboedu@comune.bologna.it
Per seguire la narrazione su Arte Fiera potete usare twitter.
L’account è @artefiera e gli hashtag #artefiera, #artcity e #artcitywhitenight e ci sarò anche io!!!
Il topino dei denti beve la grappa
/in Scrittura e comunicazione digitaleFrollina ha finalmente perso il dente davanti. Ora mette in mostra un’enorme finestra di cui va giustamente orgogliosa. Ha scoperto che con questo look, la sua interpretazione di una piratessa cattiva riesce alla perfezione e quel piccolo difetto di pronuncia regalatole dalla lingua che non riesce a battere nelle dentali le piace un sacco.
Poi, oltre a questi indubbi vantaggi di immagine, c’è quel piccolo vantaggio economico che ha un suo perché. L’arrivo del topino, infatti, per tutti i bambini è sempre fonte di gioia e lucro, cose che – siamo umani – piacciono già a sette anni.
Le quotazioni del topino di casa Panzallaria sono di 2 euro al pezzo. Forse, nel mondo, ci sono topini più generosi, ma il nostro è uno che pensa che sia meglio non esagerare, che poi quando il soggetto cresce e comincia a chiedere la paghetta, può essere che ripensi al valore dei suoi denti e si accontenti più difficilmente.
Martedì abbiamo messo il dentino sotto al cuscino. Dentro a una busta trasparente, perché non andasse perso. Quando il topino è arrivato, Tino ed io eravamo ancora svegli e abbiamo notato subito che aveva un atteggiamento un po’ strano.
Prima di tutto oscillava sulle zampette e poi, diciamolo, emanava un odore alcolico inconfondibile. Era sicuramente andato a farsi un cicchetto con i suoi amici topi prima di passare a casa nostra. Forse un aperitivo, non lo sappiamo.
Vero è che non si era portato dietro la scorta di monete, non aveva tasche ed era davvero a secco. Ci ha chiesto un prestito ma una moneta da 2 euro non si trovava da nessuna parte.
Non si trovava nelle tasche delle nostre giacche. Non si trovava negli zaini e nemmeno nelle borse. Abbiamo ravanato perfino in qualche pantalone estivo.
Niente.
Non c’era una moneta da 2 euro in casa nemmeno a pregarla in ginocchio.
Al topino allora è venuta un’idea sordida. Talmente cattiva che un po’ mi vergogno a raccontarla su questo blog, che alla fine della fiera è un posto serio. Anzi: serissimo.
Comunque. Non è colpa nostra. E’ stata tutta farina del suo sacco.
Il topino ha visto il grasso e rosa porcellino della Frollina, il suo salvadanaio e gli è venuta l’idea di chiedere un prestito a lui.
Non si fa, gli abbiamo detto.
Questa è truffa, abbiamo pensato.
Caro topino, così ti potrebbero incriminare!
Eppure era l’unica soluzione, nel cuore di una notte buia e tempestosa, per non lasciare la bambina a bocca asciutta.
Ci siamo fatti da parte, lui ha sventrato il maiale e ne ha tirato fuori una bella e luccicante moneta, mentre noi scuotevamo la testa per il disappunto.
Il topino ha detto poi torno, poi rimetto a posto tutto, se volete vi lascio anche un documento per sicurezza, ma dovete fidarvi!
A quel punto si è messo a cercare sotto il cuscino.
Per lo scambio dentario.
Ma la Frollina, che di notte sembra preda del fantasma del frullatore della bisnonna, aveva scombinato talmente le carte in tavola e i cuscini sul letto che il povero topino – già provato dalla sua serata alcolica – non è riuscito a cavarci un ragno dal buco.
Il dente non si trovava, fagocitato dai movimenti onirici di questa anima santa.
Lei sentiva i suoi baffi contro la guancia e stava quasi per svegliarsi. Ma lo sapete, la prima regola dei topini è che nessun bambino deve vedere i topini.
Poi secondo me stava accusando la sbornia. Non poteva rimanere a casa nostra ancora a lungo.
Insomma, per farla breve, quell’avinazzato del nostro topino ha deciso di lasciare il soldino (rubato nottetempo alla bambina), senza prendere il suo malloppo.
Le ha lasciato una lettera (scritta davvero male, bisogna dirlo, testimonianza della scarsa cultura di questo roditore) e le ha chiesto di lasciare il dente in un posto sicuro, che sarebbe tornato la notte successiva.
Così è stato.
La notte dopo è passato di nuovo, con un bel paio di occhialoni da sole per nascondere le occhiaie dei suoi tanti bagordi.
Ha preso ciò per cui era venuto e ci ha avvisato che per un po’ rimarrà fuori zona. I suoi amici infatti, preoccupati per le sue mattane, lo hanno iscritto a un percorso – obbligatorio per qualsiasi animale deputato alla felicità infantile – di disintossicazione in un centro di recupero per roditori alcolisti.
Io non lo so, ma proprio un topino di questo genere ci doveva capitare?
Una piccola Girardengo in famiglia
/6 Commenti/in Scrittura e comunicazione digitaleE’ tutta l’estate che le rompiamo i maroni sulle cose che è ora di imparare.
Le rompiamo i maroni perché ha voluto i pattini e li ha portati solo un paio di volte, le rompiamo i maroni perché a 6 anni che tendono ai 7 bisognerebbe smetterla di usare le rotelline della bici e impegnarsi per imparare ad andarci.
Le rompiamo i maroni, fondamentalmente perché – oltre a essere due grandi rompimaroni, suo padre ed io – siamo convinti che debba conquistarsi la sua emancipazione e non dare per scontato che arrivino cose da usare, con cui giocare.
Se ci sono, si usano.
Una mattina – era forse ferragosto – Frollina si è svegliata (eravamo in montagna) e ci ha detto che aveva sognato che imparava ad andare in bicicletta benissimo, che lei voleva imparare. Anche perché uno dei pungoli maggiori che le stiamo dando è il fatto che ormai la bici è il nostro solo mezzo di locomozione (la ‘Unto è defunta per sempre e non abbiamo intenzione di comprare un’altra macchina) e che sul seggiolino non possiamo praticamente portarla più.
Non appena abbiamo rimesso piede in città, Frollina ha subito detto – molto seria e convinta – che voleva riprovare ad andare in bici senza rotelline. Eravamo già tutti in cortile, pronti per la grande prova, quando ci siamo accorti che la sua bicicletta non c’era più. Sparita. Volatilizzata. Polverizzata.
Ci abbiamo messo un po’ a elaborare il fatto che il mondo è cattivo e che nel 2013 anche una bicicletta per bambini può essere rubata, che può succedere nel cortile di casa, ma poi abbiamo dovuto farcene una ragione. Io ho anche pensato fosse il destino, mia figlia forse deve rimanere una che in bicicletta non ci sa andare, non lo so. Ho pensato alle mie amiche (e ne ho qualcuna) che c’hanno paura delle due ruote e mi sono detta che forse anche questa bambina era destinata a quella vita lì.
Per fortuna invece Tino – più pragmatico – ha preso in mano la situazione, abbiamo chiesto in prestito una vecchia bici a una compagna di classe della bambina e con quella bmx tra le mani ci siamo ritrovati tutti nel parco sotto casa.
In 30 secondi netti Frollina è partita. Era pronta. Matura. Cotta. La bici era perfetta per lei. Forse un po’ piccola, ma meglio così. Lei aveva un sorriso a 102 denti che le mangiava tutta la faccia, mentre ci passava davanti con il suo casco a forma di zebra.
Noi sembravamo i supporter della Ferrari, a bordo pista a saltare e esultare.
E’ trascorsa ormai più di una settimana da quel giorno lì in cui nostra figlia ha imparato a pedalare da sola e da quel momento la nostra vita ha subito un’accelerazione: Frollina si sveglia al mattino che ha già il casco in testa, le scarpe da ginnastica e i pantaloncini comodi.
Saltella e ripete ossessivamente: “Allora? Quando usciamo? Quando vado in bici?” fino a quando, ancora con le caccole del sonno negli occhi, non inforchiamo anche noi le nostre biciclette e si va tutti insieme in giro per le ciclabili a nostra disposizione.
Il primo giorno che siamo uscite insieme, ognuno con la sua bici, io ero molto emozionata. E anche lei.
La città era ancora vuota per via delle vacanze. Ci siamo infilate sotto il portico, per raggiungere un parco vicino dove ci aspettavano amici.
Non in strada, ho pensato. Per iniziare andiamo pianino sotto il portico.
A un certo punto del nostro percorso, ci si è parato davanti un tizio alto un metro e una banana, poteva avere 60 anni, con un fischietto RUMOROSISSIMO e una maglietta del camping Lido Adriano. Ha cominciato a fischiarmi nelle orecchie. Ma forte che mi sembrava di essere dentro un cartone animato. C’erano anche i suoi sputacchi disegnati nell’aria!
“Polizia di Stato!” si è presentato, lui e la sua maglietta di Lido Adriano.
“Si vergogni!!!!!!!” urlava. “E’ questo l’esempio che vuole dare a sua figlia?????????” continuava, indicando il portico. Io lo so che sotto il portico non si può andare con la bici, ma noi eravamo a una velocità irrilevante, lei stava imparando e davvero – a parte qualche matto (appunto) – non c’era proprio nessuno. E poi perché devo rendere conto a uno che indossa una maglietta del camping Lido Adriano???
Frollina mi guardava tra l’inebetito e lo spaventato. Il “poliziotto” ha continuato: “Se non scendete subito dalla bici chiamo immediatamente i carabinieri!!!!!” che sarebbe come se un idraulico che ti sta sistemando un tubo dicesse: “Aspetti che chiamo il fontaniere!”, ma non importa.
Ovviamente siamo scese dalla bici e ci siamo allontanate a piedi, mentre frollina mi chiedeva come si fa a capire che uno è matto, cosa succede quando uno è matto, che lei vuole sapere se si manifesta come l’influenza o cosa e altre domande del genere, quelle che ti mettono in crisi per il mese successivo.
Temevo che la scena l’avrebbe un po’ intimorita e invece niente: Girardengo è tra noi. A lei andare in bici piace tantissimo. Siamo sempre fuori in bici.
E io mi sento molto felice per tutta una serie di motivi. Perché la bici è libertà e da quando non ho altre opzioni devo dire che ne ho riscoperto i vantaggi in termini di salute, spostamenti e gioia di vivere.
E così ora l’idea che la macchina non la ricompreremo (abbiamo altre idee di spesa) e in città si girerà su due ruote, mi piace ancora di più!!!
[nella foto frollina non ha il casco ma solo perché si era messa in posa a favore di telecamera ed eravamo in pausa. I bambini, specialmente quando devono imparare, necessitano sempre di una copertura adeguata per la sicurezza della loro testa! w il casco]
Quel camorrista in fuga di mio suocero
/3 Commenti/in Scrittura e comunicazione digitaleMio suocero guida come un camorrista in fuga: percorrere 40 chilometri in auto con lui ti da il tempo di guardare scorrere tutta la tua vita e ti fa rivalutare molte cose che non avevi considerato.
L’amato nonnetto fa parte della categoria dei “sempre verdi”: coloro che esercitano la propria giovinezza interiore scattando veloci al verde semaforico per posizionarsi stabilmente e costantemente alla sinistra estrema della propria carreggiata.
Non perde la calma lui. E se tu gli fai presente che potrebbe stare a destra, ti risponde candidamente che tanto le vede arrivare le macchine, di non preoccuparti.
Tu abbozzi un mezzo sorriso nervoso (che assomiglia tanto a una paresi), guardi tua figlia sul sedile posteriore con occhio dolce per non comunicarle ansia (intanto pensi alla sua tenera e giovane vita, messa a repentaglio così, dallo spirito d’avventura del grande vecchio) ti attacchi alla portiera come se fossi al Camel Trophy e spingi con i piedi a comandare invisibili pedali (specialmente frenanti!)
Forse questo bisogno di cambiamento che ti attanaglia da qualche mese è giunto a un punto di non ritorno.
Se sopravvivi devi dimagrire. Se sopravvivi devi pianificare meglio e con maggiore concretezza la tua “carriera” professionale. Se sopravvivi devi cominciare a viaggiare, uscendo dall’incantesimo “Vecchiume” che ti ha bloccato per qualche anno, schiava delle tue inutili preoccupazioni e catene.
Se sopravvivi sarai una persona migliore, una madre migliore, smetterai di prendertela per i nonnulla, comincerai a dimostrare il giusto sdegno di fronte alle cose importanti.
Se sopravvivi taglierai le catene, i cordoni ombelicali inutili, le formalità senza senso. Se sopravvivi non ti metterai mai più in situazioni che non ti rappresentano e che poi ti ingabbiano, con la rabbia di sapere che la gabbia l’hai arredata tu.
Giungi sotto casa. Tua figlia dorme placida, incosciente del pericolo appena sventato. Lui fa inversione per permetterti di scaricare le ennemila cose che ti tenevano attaccate all’incantesimo Vecchiume e proprio mentre ti rendi conto che si, sei sopravvissuta, un rumore secco come di ramo spezzato fa breccia nella tua testa. Ti volti di scatto a sinistra, da dove quel rumore proviene e ti accorgi che in un colpo solo è riuscito a salire sul marciapiede e a staccare di netto lo specchietto retrovisore di un’auto. Sei già lì che valuti tutta la trafila della confessione, il tuo ruolo attivo nell’incentivare il pentimento parentale, quando ti accorgi che lo specchietto che ha staccato è proprio quella della tua auto, la mitica ‘Unto da rottamare, parcheggiata sotto casa ormai in coma vigile.
Mentre prendi in braccio tua figlia per portarla nel suo letto, al sicuro nel tuo appartamento, tra i miagolii dei tuoi gatti grati del vostro rientro, sono due le certezze che hai:
1) tagliare tutte le catene che ti sei (vi siete, come famiglia, come coppia) imposte
2) sperare che al prossimo rinnovo della patente, in qualche modo, qualcuno fermi il camorrista in fuga.
Promesse elettorali
/2 Commenti/in Scrittura e comunicazione digitaleOggi a scuola di mia figlia hanno eletto i rappresentanti di classe.
A scuola di mia figlia hanno questa idea che per insegnare ai bambini come funziona una democrazia, come si collabora tra le persone, come si gestisce la collettività, bisogna coinvolgere anche i bambini, anche i bambini di prima elementare, in un dialogo su quello che li riguarda, come per esempio la scuola.
Così in prima elementare si eleggono già i rappresentanti di classe dei bambini che partecipano a delle riunioni con le maestre e portano avanti le istanze della classe.
L’elezione si svolge come per i grandi. Ecco come funziona, adesso ve lo spiego.
Un paio di mesi fa alcuni bambini si sono candidati.
Anche Frollina ha deciso di mettersi a disposizione della scuola con la motivazione che per lei tutti i bambini devono essere allegri e che avrebbe fatto di tutto perché i bambini della sua classe, ma anche quelli della scuola, fossero allegri. Una sua compagna si è candidata dicendo che se vinceva, almeno così era sicura che si sarebbe fatta felice da sola.
L’amico Ciccio ha promesso una nave dei pirati da posizionare nel boschetto della scuola.
In molti hanno offerto la propria vocazione politica a servizio della comunità.
Oggi hanno votato.
Frollina ha ricevuto 2 voti.
Non ha vinto ma dice che è stata molto contenta che hanno vinto Ciccio come uno dei vice rappresentanti e Francesco e Sofia come rappresentanti. E’ contenta perché lei li ha votati.
Quando le ho chiesto cosa l’avesse convinta a votare questi suoi amici mi ha risposto che:
Sofia ha promesso che farà tutto quello che vogliono le sue amiche, Francesco le sta molto simpatico e Ciccio le ha assicurato che verrà costruita un’enorme nave dei pirati con sopra il suo nome e che quando qualcuno passerà di lì, se vorrà giocare con questa imbarcazione fantastica, dovrà chiederle il permesso e forse anche pagarle un biglietto.
La maestra che oggi ha fatto riunione, ci ha detto che questa elezione è stata molto bella ma che prima di introiettare il concetto di democrazia, secondo lei ci vuole ancora un po’ di tempo.
Io a sentire tutta questa storia, ho avuto come un deja vu, ma non ho mica capito bene di che cosa.
Figurine
/in Scrittura e comunicazione digitaleMi ha chiesto se la nonna è tornata all’ospedale.
Le dico perché, cosa te lo fa pensare? Niente, risponde lei, è solo che il nonno mi ha portato le figurine.
Io quando penso alle figurine mi viene in mente Gatteo Mare quando ero piccola. Mia figlia mentre stacca e attacca ripensa a questi lunghi mesi di dentrofuori dei suoi nonni da tutti gli ospedali della città. Forse ci ha visto anche un po’ tristi e preoccupati, forse. Non è che ci abbia mai detto niente, in realtà.
Ci siamo messe in terrazzo ad attaccare gli ultimi pacchetti che ha ricevuto, le ho spiegato che no, forse adesso andrà bene, forse adesso andrà meglio. Si avvicina l’estate e sono tutti a casa, anche se un po’ debolucci.
Le ho anche detto che l’album, se vuole, può finirlo lo stesso.
Pic Nic in bicicletta – a Bologna
/2 Commenti/in Scrittura e comunicazione digitaleDopo essere rientrata da Roma, dove sono stata in occasione di Smart Women ad aspettarmi a casa una bella sorpresa: finalmente la primavera! Per un po’ avevamo tutti creduto che il sole si fosse oscurato e invece questo fine settimana ci ha regalato dei panorami primaverili finalmente degni di questo nome! A casa Panzallaria eravamo tutti entusiasti e abbiamo deciso di dedicarci un po’ di tempo, che l’inverno è stato lungo e faticoso e lo abbiamo passato più all’ospedale con i genitori di Tino che a casa.
Le bici sono uscite dalla cantina e dopo una bella gonfiata di ruote e messa in sesto, abbiamo montato il seggiolino (lo so, lo so: Frollina è grande, dovrebbe andare per conto suo, ma non è ancora abbastanza sicura sulla bici e volevamo macinare un po’ di chilometri!) e sabato siamo stati al Lido di Casalecchio, lungo tutta la ciclabile che da Bologna conduce a Parco Talon.
Al Lido di Casalecchio, mentre Tino ed io ci facevamo l’aperitivo guardando il tramonto sul fiume e il volo delle anatre sopra di noi, Frollina scavava con un bicchiere nel pezzo di sabbia sulla riva.
Ecco un bel video che ho trovato in rete che racconta questo bellissimo spazio alla periferia di Bologna
Ieri – presi dalla voglia di passare tempo all’aria aperta – abbiamo organizzato un pic nic estemporaneo con gli amici e ci siamo dati appuntamento al parco Nicholas Green, di fianco al cimitero della Certosa: uno spazio davvero suggestivo perché ricavato da una distesa di alberi da frutto.
Il parco Nicholas Green sta davvero a pochi passi da casa nostra e ci si arriva anche dal centro di Bologna in bici, attraversando la città sulla ciclabile che dal centro conduce verso la Barca. E’ stata una giornata bellissima: i bambini hanno corso, giocato, abbiamo esplorato i filari di frutta e siamo perfino andati all’orto comunale dei nostri amici a prendere i cavoli spuntati. Mi sentivo benissimo: Tino sorrideva ed era rilassato, Frollina rideva come una pazza, io stavo proprio bene.
Esplosione di un albero Parco @Nicholas Green #Bologna Frollina in mezzo ai “piscialetti” giganti Parco @Nicholas Green #BolognaPer un attimo il cervello si è completamente rilassato: non esisteva nulla tranne quei momenti, non dovevo dimostrare nulla a nessuno, c’era solo la necessità di respirare, di fare respirare gli occhi, di annusare, di incidere il cielo con lo sguardo.
Per un attimo non ero la mille io che sono sempre ma solo la uno io che si ferma, tace, si gode il momento.
E intorno a noi il mondo sembrava miracolato: ho fatto delle foto e le voglio condividere con voi, perché credo che la primavera, con la sua misera durata (quest’anno poi passerà in un amen per lasciare immediato spazio all’estate) sia il momento giusto per ricordarsi di quanto sono effimere le cose, specialmente quelle belle, che passano in fretta, ti volti e non ci sono già più.
E voi: ve la siete goduta la domenica di sole?
Una bambina di 6 anni mi mette in crisi
/5 Commenti/in Scrittura e comunicazione digitaleI bambini ad andare alle elementari cambiano un sacco.
Cambiano modo di parlare e di atteggiarsi e cominciano a scrivere come dei matti.
Frollina adesso scrive sempre. Ci ha il suo diario segreto, ci ha il diario di babbo natale, ha pure un quaderno dove raccoglie i “ricordi dell’infanzia”, lei che ormai si sente un donnino.
A lei piacciono molto le liste. Fa liste di posti che le sono piaciuti, fa liste delle sue migliori amiche, fa liste di quelli che ama.
In questi mesi di scuola ha conosciuto tanti nuovi amici, ha sviluppato simpatie ma anche antipatie e se alla materna le andavano bene tutti, adesso ti dice che quella bimba, si ci gioca, ma non è tanto simpatica. Adora una sua amica in particolare, con cui hanno sviluppato un rapporto di amore/odio e quando litigano lei piange delle ore, si chiude in camera e si vede proprio che ci sta male. Tutte le volte che succede va a prendere quella lista delle amiche migliori e con la matita passa sopra un segno netto e rabbioso al nome di questa bambina.
Il giorno dopo fanno pace e lei riscrive il nome in fondo alla lista. Quella bambina lì, il suo nome, compare un numero infinito di volte, cancellata e riscritta, sul foglio delle amiche.
Poi c’è questa cosa del linguaggio. Passando tempo con bambini più grandi – specialmente sullo scuolabus – impara sempre delle cose nuove e certe volte ci lascia di stucco, perché ci fa delle domande che un genitore dovrebbe quanto meno prepararsi un attimo prima di rispondere.
Una volta è arrivata con il dito medio alzato e mi ha chiesto perché un bambino avesse fatto quel gesto a un altro bambino. Cosa significa? Perché lo spingeva verso l’alto?
Io mi impapino tra logica e anatomia, non so mica cosa rispondere e lei mi fissa con i suoi occhietti tondi e non molla la presa fino a quando non è soddisfatta.
Domenica stavamo cercando una cosa in camera mia ed è caduta la scatola dove conservo le vecchie lettere che mi hanno mandato nella mia vita. Ne ha tirata fuori una di un ex fidanzato dell’adolescenza ed erano tipo 3 pagine di scrittura fitta e piccola, qualche adesivo che al tempo doveva essere profumato e un profluvio di cuoricini ogni dove.
Io – che in fondo sono poi una romanticona – devo avere fatto un sorriso ebete pensando alla me quindicenne che riceve lettere d’amore. Lei, molto seria, quando ha capito che si trattava di epistola proveniente da un “fidanzato” se ne è uscita con un: “Ti ha mollato lui vero?” che mi ha fatto cadere la mascella.
“Ma cosa dici? ma che termini sono? le persone non sono mica cose che le molli nel pattume eh?” ho abbaiato facendo quella sbalordita.
E mentre cominciavo davvero a impapinarmi e lei mi guardava senza capire bene di cosa stessi parlando, ho capito che dovevo dare un taglio a quella assurda discussione filosofica sul valore etico delle persone. Ma lei continuava a guardarmi fisso e io continuavo a dare risposte deliranti e senza senso.
“Ma ti ha mollato o no?” ha ripreso l’interrogatorio.
Per evitare di proseguire una discussione che mi avrebbe visto perdente nel mio ruolo educativo, l’ho guardata e con grande classe ho concluso: “E va bene, si, mi ha mollato lui! Ma stavo per farlo io eh?”
Mi sono visualizzata tra dieci anni e ho avuto paura. Davvero paura.