La città dentro - disegno di Pietro Scarnera
A Condominio Bandiera l’estate è sempre foriera di esotismi e mattane. Il droghello ha compiuto una brillante trasformazione 2.0: l’altro giorno l’ho beccato in terrazza, mutanda style, che posizionava uno strano strumento. Siccome sono mezza ciecata, dalla mia posizione defilata sembrava un fucile, puntato diretto contro di noi. Ho pensato “Oddio, questo ci fa fuori”, ho letto e riletto – mentalmente – i titoli dei giornali, fino a quando il giovane mattacchione non ha cominciato ad assumere pose strane, a posizionare l’ammenicolo in sua direzione e ho capito.
Ho capito tutto.
Stava girando un film. Si stava mostrando alla telecamera in tutto il suo splendore.
Mi sono immaginata amorazzi tecnologici per il nostro eroe. La frollina quando lo sente urlare le sue oscenità plateali mi fa tante domande, ma quando non lo sente le fa uguale: ci preoccupiamo tutti se per qualche giorno non sbraita contro il televisore, richiamando Mister B. al suo ruolo istituzionale e inveendo contro le mamme di tutti i cretini (sua compresa).
Il Signor Sgodi parte la mattina in bicicletta: se lo incontri in cortile fa di tutto pur di non salutare. E’ come se avesse un’allergia. Si volta per slegare la catena, osserva uno scarafaggio morto, guarda le nuvole e il loro passaggio ozioso. Sgodi, non a caso, sta per Sgodevole.
Un giorno gli ho riportato il gatto: il figliol prodigo si era smarrito per le scale. Succede spesso, perchè il Signor Sgodi ha due figli che escono molto e quando escono in fretta il gatto sguscia via, tra le loro gambe e si fa dei mega tour per le scale, sbagliando immancabilmente il piano quando vuole tornare alla sua casa.
Il giorno in cui ho suonato il campanello per riconsegnargli il micio, il Signor Sgodi è uscito in mutande e elegantissima camicia e mi ha guardata quasi offeso: doveva salutarmi a quel punto e sembrava davvero che gli avessi fatto uno sgarbo impensabile!
Lo scrittore scrive e fuma in terrazza. Io aspetto e spero con ansia il suo secondo romanzo. La mia amica zdaura inside, che insieme alla sottoscritta dovrebbe “presidiare” il palazzo non fa il suo dovere: l’altro giorno è arrivato un pacco per il non marito ed è entrata nel pallone. Non capiva chi fosse il proprietario di quel nome, di quella busta.
Non ha pensato di venire a chiedere a me. Non ci ha pensato perché per lei il non marito è Tino e nessuno ci crederebbe che ha anche un nome reale, nella sua vita reale: questo blog si sta mangiando tutto, perfino le nostre noiosissime identità 😉
Io e la zdaura ogni tanto ci incontriamo per le scale e ci divertiamo a raccontare gli ultimi eventi del quartiere. Io sono pettegola dentro e lo so – non è un vanto – ma di vizio faccio virtù: le storie degli altri mi servono per scrivere. 😉
La fulminata che un giorno mi chiese di descriverle una deiezione canina abita proprio qui, nel Condominio. Mi fa una certa tenerezza: è un incrocio tra la Fata Turchina e una che ha messo tre dita nella presa. Ogni tanto si piazza in cortile e controlla (molto più clinicamente e scientificamente della sottoscritta) ciò che accade in tutte le finestre. Munita di battipanni e stendino (cavallo e armatura delle sue scorribande donchisciottane) tiene dei lunghi sermoni sulla vita, la vecchiaia e il vicinato.
Una volta mi ha ripreso perché a suo avviso stavo stendendo una coperta sporca.
“Falla meglio quella lavatrice!” Mi ha detto.
Io mi sono sentita punta sul vivo della mia casalinghitudine a impatto zero e le ho risposto “Ok, la prossima volta mi impegno di più!”.
Il caldo è una bestia che va domata con la narrativa: affacciatevi alla finestra, vi renderete conto di quante storie buffe, matte, tristi e allegre spuntano quando tutte le finestre del quartiere sono spalancate!