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in memoria di Antonio Tabucchi

La chiave del quadro sta nella figura di fondo, è un gioco del rovescio. Forse sei troppo giovane per capire, alla tua età io non avrei capito, non avrei immaginato che la vita fosse come un gioco che giocavo nella mia infanzia a Buenos Aires, Pessoa è un genio perché ha capito che il risvolto delle cose, del reale e dell’Immaginario, la sua poesia è un juego del revés. Una persona è alla stessa finestra della sua infanzia, ma non è più la stessa persona e non è più la stessa finestra, perché il tempo cambia uomini e cose. La vita è un appuntamento, lo so di dire una banalità Monsieur, solo che noi non sappiamo mai il quando, il chi, il come e il dove. Un appuntamento e un viaggio, e poi nel grande viaggio si fanno dei viaggi, sono i nostri piccoli percorsi insignificanti sulla crosta di questo pianeta che a sua volta viaggia, ma verso dove?

E’ tutto un rebus.

E poi sai com’è la vita, è come una tessitura, tutti i fili si intrecciano, è questo che un giorno vorrei capire, vorrei vedere tutto il disegno.

[ Antonio Tabucchi, “Il gioco del rovescio”  tratto da vari racconti, non in ordine sequenziale]

Caro Tonino, così ti chiamavo nella mia intimità di lettrice e poi di laureanda, quando scrivevo la mia tesi sul fantastico e il doppio in Antonio Tabucchi. Tutti a dire ecco fai la tesi su Sostiene Pereira e io no, Tabucchi non è solo Sostiene Pereira, Tabucchi è un genio che sa tessere fili di letteratura, li fa rispecchiare, ha un retroterra culturale fatto di Pessoa, Pirandello, Fantastico, Cortazar e tante altre cose, non limitatevi a leggere Sostiene Pereira che è bello, ma non per quello, non solo per quello va ricordato Tabucchi.

Tabucchi è una persona che in ogni cosa che scrive ci mette dentro anche impegno civile e insieme ti fa venire il desiderio di leggere altro, ti mette dentro dubbi e non risposte, che la letteratura non deve dare risposte ma far venire voglia di cercare ancora.

E’ un rebus come la vita e come la politica, la letteratura.

E tu caro Tonino mi hai accompagnato nella mia crescita di persona e di lettrice e anche  – un po’ – di scribacchina. Tu Tonino mi hai insegnato a credere in me, nei miei sogni, che potevo fare la tesi che mi piaceva e che forse, anche su di te, che mi eri stato tanto vicino con i tuoi libri, nei momenti più oscuri della mia esistenza, potevo non scrivere banalità.

Ti ricordi la mia gioia quando scoprii il rovescio dell’estate di Sereni? Allora mi sentivo così felice, nessuno ne aveva mai scritto del vostro rapporto culturale, potevo farlo io, povera studentessa di Bologna. Quando sono venuta a Pordenone per conoscerti, caro Tonino, ero così emozionata che mi tremava la voce, ti ho fatto una domanda scema e mi sembrava solo di sentire tremare la mia voce. E quando, a Modena, ti ho consegnato la mia tesi?

Mi sembrava che la mia vita, così complicata, così abortita in tante parti di progetti, in quel momento fosse come a un riscatto: io mi stavo laureando, malgrado tutto mi stavo laureando e tu stringevi tra le mani la mia tesi.

“Le scriverò per dirle come mi è sembrata” mi dicesti e io ho cominciato ad aspettare, nella speranza di poter inserire la tua lettera in calce al mio lavoro, nel giorno della mia laurea. La tua lettera invece è arrivata una settimana dopo, in un pacco, con il tuo ultimo libro.

E non era una lettera battuta al computer, era una lettera scritta a mano, dove mi spiegavi cosa ti era piaciuto della mia tesi. Io, allora, stringendo tra le mani le tue parole ho pensato: “Ecco, adesso mi laureo veramente!”. Il giorno dopo sarei partita per la mia nuova vita milanese. Il giorno dopo sarebbe iniziato un altro giro, a un Master dove mi avevano accettata perché – pazza come un cavallo – avevo trasformato in html il tuo racconto Il gioco del rovescio, partendo dal quadro Las Meninas di Velasquez.

Caro Tonino, tu ieri te ne sei andato e lasci dentro di me un vuoto e un pieno. Il vuoto di non saperti più nel mondo, proprio ora che il nostro Paese, più che mai, avrebbe bisogno di persone come te. Lasci il pieno delle tue parole, dei tuoi saggi, delle tue traduzioni, dell’amore per la vita e per i dubbi che ci hai lasciato in eredità.

Scrivo e piango, piango e scrivo. Avrei voluto dedicarti qualcosa di più, ma tra le lacrime sfuoca la vista e io faccio fatica a stare dietro alle emozioni.

Con te muore un pezzettino di me. Con te è nata una fondamenta di me.

Alla memoria di Antonio Tabucchi.

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