In questi giorni a VillaBorghese abbiamo fatto le pulizie di Natale. Nel vero senso della parola. Dopo la ristrutturazione e il trasloco, la nostra cantina era affollata di piastrelle, scarti di cemento, roba che non ha trovato una sistemazione in casa e un insieme di cose che la rendevano un luogo inaccessibile anche agli scarafaggi: non c’era posto nemmeno per loro.
Dato che in questo fine settimana saremmo dovuti essere in Toscana con le amiche e co. del Con-sesso ma la bronchite di Frollina e il raffreddore mio e di Tino lo hanno impedito, abbiamo deciso di usare questi giorni per aderire completamente alla tradizione che vuole che in questo periodo siano costruiti albero e presepe. A dir la verità noi siamo anticlericali e laici e il presepe non lo abbiamo mai costruito. Quest’anno, per frollina, abbiamo fatto un’eccezione. Ma questo ve lo racconto dopo.
Per arrivare agli scatoloni con le palle di natale, l’albero cinese (finto, che si costruisce come un perversissimo puzzle) e le statuine ereditate da qualche parente passato a miglior vita, bisognava affrontare l’entropia della nostra cantina.
E così Tino ieri pomeriggio, durante il sonnellino della piccola e mentre io tentavo di riprendermi dal raffreddore spentolando (non lo avrei mai detto, mi è presa la fotta della cucina, proprio adesso che non posso mangiare quasi niente!) si è dato da fare e in 3 ore ha tolto di mezzo un sacco di roba, ha portato alla discarica altrettante schifezze e ha riordinato tutto.
Attualmente abbiamo una cantina mezza vuota (che gioia!) e moltissime cose che cercano una sistemazione fuori di essa. Abbiamo infatti deciso di vendere tutto quello che non ci serve più, legato al primo anno di vita di frollina. Io non posso avere altri bambini per cui è davvero inutile tenere delle cose a prendere polvere, soprattutto ora che abbiamo bisogno di soldi, che lo spazio è sempre meno e che siamo molto sensibili allo spreco. Così puliremo il nostro ovetto, i due seggioloni, la sdraietta e i due passeggini che ci avanzano e li porteremo a vendere in uno dei negozi di roba usata che frequentiamo abitualmente (a meno che a voi non interessi qualcosa, nel caso contattatemi!).
Ci è sempre piaciuto molto acquistare in questi posti. Non solo le commesse sono davvero carine e disponibili ma l’idea di un ciclo e riciclo delle cose ci aggrada assai. Soprattutto perché i bambini portano tutto così poco che è un peccato chiuderlo in un armadio o in una cantina.
Poi sia Tino che io siamo in una fase della vita in cui ci sembra giusto e opportuno – per non diventare micragnosi come certi nostri vicini, certi anziani che si incontrano tutti i giorni – staccarci dalle cose materiali, non diventarne schiavi a prescindere.
Ieri sera Tino puzzava come un cammello sudato, aveva la faccia di uno scaricatore di porto a fine giornata e era stanco come mio nonno dopo la partita.
Si è fatto un lungo bagno e poi si è addormentato sul divano, subito prima di frollina.
Ma oggi avevamo il nostro bell’albero. Potevo fare la sborona montando palline e lucine e illudendomi che il nostro sarebbe stato l’abete natalizio più bello del quartiere. Frollina era al settimo cielo. Si è infilata il cappello di babbo natale che ha trovato tra gli addobbi (dimenticato qui dal vecchio babbino l’anno passato, quando le renne gli facevano fretta perché era in ritardo con il giro e il copricapo gli era rimasto incastrato al nostro albero) e ha cominciato ad aiutarci, emettendo piccoli urletti di gioia, come se fosse al cospetto della sua rock star preferita.
Ha voluto ascoltare circa 20 volte “la pulce d’acqua” di Branduardi e nel frattempo sfuggiva da me che volevo fotografarla. Sul più bello è arrivato NonnoSuocero che sta tentando di finire i lavori elettrici del nostro appartamento e ci siamo ritrovati con MisterCiappino per casa che accendeva e spegneva interrutori ed è riuscito perfino a far impazzire l’orologio che regola la luce sulle scale del nostro palazzo, tanto che rimaneva sempre accesa.
Mi ha fatto molto ridere. Perché mio suocero non è in grado di ammettere il minimo errore (pur essendo un casinaro pazzesco) e pretendeva di convincerci che evidentemente c’era qualcun altro che stava facendo dei lavori analoghi nel palazzo e che non era colpa sua del guasto condominiale.
Vano è stato il tentativo mio e di Tino di dirgli, pacatamente, che ci pareva un po’ strano che il meccanismo si fosse guastato proprio – ma tu guarda! – quando lui aveva iniziato a lavorare al citofono.
Ma va bè.
Ormai siamo abituati e lui in fondo sta solo tentando di aiutarci (e ci ha fatto risparmiare un sacco di soldi!) per cui bisogna passare sopra alle sue stramberie e anche ai ciappini che spesso finiscono in vacca.
Il nostro albero è bellissimo. Nell’orgia di luci che vogliamo sbattere in faccia al vicinato, ci siamo fatti prendere dall’ingordigia e durante il pisolino pomeridiano della bimba, Tino è andato di corsa all’Ikea a comprare altri addobbi luminosi.
Perché, come abbiamo detto a Frollina, il nostro albero lo dovrà vedere Babbo Natale da lontano. Sarà una specie di segnalatore di presenza di bimba buona. Lui lo vedrà, atterrerà sul nostro balcone e lascerà i suoi doni. Noi, in cambio, gli faremo trovare un bel bicchierone di latte.
Giusto per rinfrancarsi dato il tanto lavoro.
Poi – ma questo a frollina non diciamolo – io non voglio che, come l’anno passato, l’albero del droghello sia più grande e luminoso del mio.
In queste cose sono competitiva assai.
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