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Ha senso mettersi in proprio in tempi di crisi?

 

Gli amici lo sanno e lo sanno anche le persone che mi seguono sul mio blog narrativo Panzallaria: da qualche mese ho deciso di investire tutto il mio tempo nella scelta di fare la free lance: mi occupo di contenuti sul web (blogging, articoli) e di posizionamento e comunicazione sui Social Media (Facebook, Twitter, Linkedin, ecc).   Non è che prima io fosse dipendente, ben inteso, ma ho sempre tentato di tenere i piedi in più scarpe, per il timore dell’errore.

>>>> continua su www.francescasanzo.net

 


Cerbottane e fionde: le usavate?

Ho una storia nella testa con dentro una cerbottana e una fionda, mi è venuta in mente oggi, parlando con il mio amico Daniele al parco, che ci viene sempre da raccontarci delle cose dell’infanzia, mentre rincorriamo le nostre figlie. Mi piacerebbe tanto sapere se usavate uno di questi giochi, se li usano i vostri figli e come e se ne avete voglia, vi chiederei di raccontarmi un aneddoto. O qui o su friendfeed.

Grazie mille

Il posto fisso: una fissa dei Media o una fissa di tutti?

Leggo questo articolo su Repubblica che si intitola La fine del posto stabile: solo al 6% dei laureati e mi viene voglia di aprire un confronto. Lo faccio su FriendFeed che mi sembra la piattaforma più adatta e vengono fuori tante riflessioni diverse, punti di vista eterogenei che compongono un quadro molto interessante della nostra generazione.  Anche Blimunda oggi ne parla sul suo blog con un post che si intitola Lavorare stanca. Sul web di più.

Visto che la discussione mi interessa e piace, la allargo anche qui con il pensiero buttato in pasto a Friend Feed.

Potete commentare lì, se avete un account, o qui sul blog, nell’area dei commenti.

Biciclette

Grazie agli amici di FF, sul sito di Paolo Nori trovo questo articolo (?), post (?), pensiero (?) sulle biciclette che mi fa venire in mente che a me, di biciclette, mentre corre l’anno 2010 e anche quando correva il 2009, me ne hanno rubate due. Una nel cortile di casa nostra.

Andare in bicicletta, nell’anno 2010, in una città come Tortellini city, anche se è una delle città dove dicono si sta meglio in Italia come qualità della vita, è un terno al lotto con la morte e con il furto.

Con la morte perché malgrado le piste ciclabili – che ce ne sono alcune abbastanza ridicole, tipo che si chiamano così perché hanno disegnato delle bici sui marciapiedi ma alla fine ci vanno comunque i pedoni – tutti ai ciclisti vogliono poco bene e – in generale – devi fare attenzione a autobus, macchine, camion, anziani con la zanetta, mamme con passeggini, cani che smollano il guinzaglio e bambini in triciclo, componendo delle gimcane che anche Fausto Coppi c’avrebbe dei problemi a tenere il manubrio.

Il lotto te lo giochi con il furto perché in questa prosperosa città universitaria c’è sempre qualcuno pronto a fotterti il mezzo – e a nulla valgono doppie catene, antifurti di fortuna, bic con il proprio nome infilate nella canna e cose del genere – che poi tanto ti ritrovi la bici pittata a nuovo in vendita in via Zamboni e alle volte vien più facile riacquistarla a uno studentello che fare regolare denuncia.

Però anche per me, che di anni ho scoperto da poco di averne 36 e non 37 compiuti (come invece mi credevo fino a quando una vecchia amica non mi ha fatto fare bene i conti), ci sono stati dei tempi in cui la bicicletta potevo lasciarla senz’altro senza catena.

Erano i tempi in cui vivevo al paesello e la mia bicicletta si chiamava Camilla e ci avevo scritto sopra il nome e delle frasi e anche i miei amici ci avevano fatto le firme.

La Camilla era la mia fida compagna e noi insieme andavamo ovunque e io la appoggiavo ai muretti della piscina, al cancellino di casa e all’albero dove ci arrampicavamo per essere lasciate in pace, con le mie amiche.

Io con la Camilla, nelle sere d’estate, andavo sempre a farmi un giro, dopo cena e mi infilavo nella via che mi piaceva di più del paese, che non mi ricordo come si chiama ma io chiamavo la via delle lucciole perché a giugno era proprio invasa e sembrava di stare in un planetario stradale.

Erano lucciole vere, di quelle che dicono che con l’inquinamento si sono un po’ diradate, non lucciole dei viali.

Io passavo per la via delle lucciole con la Camilla, canticchiando il motivetto di questa pubblicità che a me faceva sognare (ero anche un po’ innamorata del protagonista) e speravo di incontrare un ragazzino che io chiamavo Cornetto alla panna, il quale mi piaceva un sacco anche se non avevo mai avuto il coraggio di rivolgergli la parola.

Con la Camilla, nelle lunghe giornate di ozio estivo ce ne andavamo anche a fare le gite per le colline, con le mie amiche, che tipo una volta partimmo e io caricavo la Veronica e arrivammo lontanissimo, nella valle di fianco e io proposi di tornare “per una scorciatoia” che poi scorciatoia non era e ci ritrovammo a scollinare in un’altra valle ancora che alla fine ci eravamo un po’ perse e non c’erano mica i cellulari per chiamare la mamma!.

Ma tanto in quegli anni ottanta, devo dire, per noi ragazzini di paese la vita era abbastanza libera. Non so  se fosse per via che non si sentivano brutte storie al telegiornale, anche se già c’erano (anche a Bologna), o perché da genitori ci si metteva meno ansie di oggi, ma io a 14 anni potevo veramente stare fuori interi pomeriggi che tanto sembrava comunque di essere in un mondo protetto e un po’ bucolico.

Io avevo paura dei pozzi nel terreno, a causa di Alfredino che aveva segnato profondamente il nostro immaginario di bambini e di cui ancora ricordo la voce flebile uscire dalla televisione e spegnersi con essa.

Una volta ci capitò in effetti che andammo a fare un pic nic sopra il laghetto alto e c’era un buco profondo nella terra sotto l’albero e il mio cane che era con noi stava per finirci dentro.

Comunque, con me c’era sempre la Camilla e poi il rampichino che era una mountain bike ma allora lo chiamavamo così.

E io tutte queste biciclette le appoggiavo e mi fidavo perché – forse come dice Nori – le bici erano come facce e sulla mia c’era perfino scritto il nome (anzi, il soprannome che valeva più di qualsiasi cognome!).

Poi con il tempo mi è sempre rimasto un legame particolare con le bici e anche quando mi sono inurbata che mica avevo la macchina e anche i soldi erano pochini, avevo acquistato al discount una mountain bike  rosa e giravo sempre con quella. Estate e inverno.

Ci giravo talmente tanto che dopo la pioggia, visto che non aveva i parafanghi, si poteva capire che la sottoscritta arrivava in bicicletta per gli sbafi di terriccio lasciati dietro i pantaloni.

Ci giravo alla notte e al giorno e ci andavo per tutta la città e devo dire, quella bici lì, nessuno me l’ha mai rubata perché era abbastanza brutta.

Me l’ero montata io. L’avevo acquistata per lire 25 al discount nel 1996 e me l’ero montata io perché con un prezzo così non si erano presi la briga di dartela costruita.

Mi inorgogliva questa cosa che avevo fatto tutto da sola e forse per questo, anche se era brutta e anche rosa e a me il rosa non piace tanto, le volevo molto bene.

Comunque a leggere Nori e a ripensare alle biciclette, mi viene in mente che nel passato a me le bici hanno composto delle storie e un filo rosso con la vita e forse deve essere per questo, riflettendo, che anche ora che me ne rubano una ogni respiro, io mi affeziono sempre e tutte le volte ci rimango un po’ male e dopo, alla bici successiva, mi viene perfino la malinconia per i freni che non funzionavano delle precedente e finisce sempre che mi sento anche un po’ in colpa perché non ci ho dato un nome e me l’hanno portata via così, senza che io possa piangere un qualcuncosa.

E voi? Voi ce le avete delle storie speciali con le biciclette?

oltre che nei commenti sotto, anche su FriendFeed:

La legge sulle intercettazioni: mi aiutate a capirla meglio?

Non sono un’esperta di Legge per cui devo dire che – contrariamente a quanti dicono che è evidente che la Legge sulle intercettazioni sia ingiusta – io non riesco a formarmi un vero e proprio parere in merito.

Cioé.

Sono convinta che sia importante tutelare la privacy delle persone ed evitare la gogna mediatica prima che venga proclamato un colpevole (cosa che nel nostro paese accade spesso, quando “filtrano” notizie che possono diventare scoop e passano alla Stampa) ma sono altrettanto convinta che legare le mani alla Magistratura possa essere foriero di grossi guai.

Per il cittadino che commette reati e non è protetto in alcun  modo da potenti di alcun genere non cambia nulla.  Mi sembra cambi invece molto per chi è potente e commette reati, perché trovandosi al di sopra di ogni sospetto, senza intercettazioni può rimanere nell’ombra a lungo.

Mi sconcerta il trattamento “di favore” riservato ai sacerdoti (dal testo):

Quando risulta indagato o imputato un vescovo diocesano, prelato territoriale, coadiutore, ausiliare, titolare o emerito, o un ordinario di luogo equiparato a un vescovo diocesano, abate di un’abbazia territoriale o sacerdote che, durante la vacanza della sede, svolge l’ufficio di amministratore della diocesi, il pubblico ministero invia l’informazione al cardinale Segretario di Stato.

2-quater. Quando risulta indagato o imputato un sacerdote secolare o appartenente a un istituto di vita consacrata o a una società di vita apostolica, il pubblico ministero invia l’informazione all’ordinario diocesano nella cui circoscrizione territoriale ha sede la procura della Repubblica competente.»;

Penso inoltre a quanto scrive oggi Ezio Mauro in un editoriale sulla Repubblica circa le intercettazioni che hanno fatto emergere lo scandalo della Protezione Civile.

Detto questo, che forse mi sbaglio ma ribadisco il mio è parere di cittadina ignorante delle finezze legislative, la cosa che oggi mi ha sconcertata (nel mio piccolo punto di vista) è che è difficilissimo trovare il testo integrale del DDL per potersi formare un’opinione scevra da strumentalizzazioni politiche.

Ho cercato sul sito di Governo.it senza arrivare a nulla tranne che alla dichiarazione della Presidenza:

La Presidenza del Consiglio conferma che nel Consiglio dei Ministri del 25 maggio scorso era stata autorizzata la fiducia sul disegno di legge intercettazioni, come da prassi, qualora fosse risultata necessaria.

Ogni polemica è pertanto destituita di fondamento.

Ho cercato on line per un tempo sufficiente e per un numero di parole chiave bastevoli a farmi avere risultati soddisfacenti e – quando finalmente ho trovato qualcosa – è stato su un sito che non c’entra nulla ma, per fortuna,  pubblica il testo: Bambinicoraggiosi.it

Finalmente, dopo un appello su Friendfeed, gente più esperta della sottoscritta mi dice che quello approvato ieri si trova sulle pagine del sito del Senato.

Durante le mie ricerche ho trovato anche il parere di una persona che la giudica una buona legge e mi è sembrato molto interessante leggere anche il contrappunto che – se non totalmente condivisibile – assolutamente lecito:

http://www.thefrontpage.it/2010/06/10/la-legge-sulle-intercettazioni-e-una-buona-legge/

E voi cosa ne pensate? Se avete qualche osservazione che mi possa aiutare a districarmi (mettendo il focus su tutti gli aspetti) mi farebbe davvero piacere un confronto.

Scendi il bambino che lo piscio

Leggo su FB che a qualche mamma dà particolarmente fastidio quando bambini urinano al parco. L’occasione parla esplicitamente di un gesto maleducato di un bambino di 9 anni che annaffia con il pisellino i più piccoli ma dai commenti al post intuisco che c’è anche chi – in generale – doccia o non doccia, non accoglie di buon grado le pisciatine bucoliche.

Dal momento che io alla Frollina, se ha la pipì al parco, non disponendo di bagni pubblici, gliela faccio fare in posizione defilata e in luoghi dove gli altri non vadano a giocare e che se siamo in montagna, campagna, i boschetti sono un open space di indubbia bellezza dove annaffiare i fiori (che poi la pipì è acqua e ammoniaca, mi sembra di ricordare), ho lanciato un sondaggione su friendfeed, Patria dei sondaggi.

La maggioranza dei friendfidi che hanno risposto propende per l’oriantoio free a patto che non dia fastidio agli altri. Qualcuno suggerisce di farla direttamente sullo scivolo, che fa un po’ effetto AcquaFan e dato il tristo stato in cui versano le casse comunali c’è un gran bisogno di giochi nuovi nei parchi pubblici delle città italiane.

Qualcuno non ci trova niente di male, altri obiettano che è una questione di IGIENE: se Paolino mette le mani dove qualcuno ha fatto pipì, poco importa che sia la pipì di un innocente cucciolo umano. La piscia è e piscia rimane.

Qualcuno si spinge oltre e rinfocola l’eterna lotta tra le due fazioni del parco: i genitori dei bambini e i padroni dei cani.

Una friendfida chiede provocatoriamente se – nel caso di defecatio bucolica (per la quale anche io ho fatto outing perché è capitato che a Frollina scappasse la grossa in giro per i colli) – i genitori sono bravi come i padroni di cani e raccolgono anch’essi l’escremento infantile per riporlo nell’apposito cassonetto.

Al paragone canide/hominide c’è qualcuno che si spinge oltre e suggerisce la locuzione “Scendo il bambino che lo piscio”.  Un fervente sostenitore della parità e condivisione dei compiti in famiglia corregge in modo da sottolineare l’importanza della com-partecipazione genitoriale con un  “Scendi il bambino che lo piscio” che prelude all’alternanza equa dei ruoli. Noi a Bologna, che siamo sleng un bel po’, diciamo “Scendi il cinno che lo piscio!”.

Io personalmente non ci trovo nulla di male nella pisciata open space a patto che soddisfi i seguenti requisiti:

  • mai farla dove altri potrebbero giocare

Deve essere anche per questo che mia figlia è una calamita per tutte le zecche dell’Emilia Romagna? E’ una punizione divina per la mia cialtronaggine pissarona? Domande inevase.

Forse nei parchi dovrebbero mettere dei bagni pubblici, oppure fare come con i cani: vendere sacchetti e palette per quella grossa,  sancendo una nuova era di prosperità e pace tra le due fazioni, storicamente nemiche, che frequentano tutti i parchetti del mondo.

Se anche tu vuoi partecipare al sondaggione (ribaltandone o confermando i risultati) lo puoi fare con un commento a questo post o direttamente su friendfeed:

Per commentare il post scrivi sotto.
E per sancire il legame inscindibile cinni/cani, leggi questo friendfeed a cui abbiamo già chiesto il gemellaggio

Suggerimenti per investire ciò che resta del mio stipendio di maggio

Dilapidatrice.

Ecco l’aggettivo più adeguato alla sottoscritta.

Di-la-pi-da-trice.

Allappa un po’ quando lo devi pronunciare ma è sicuramente uno dei tanti modi gentili con cui si potrebbe definire la mia persona.

1,93

No, non è l’altezza di Tino.

Non è nemmeno la quantità di chilogrammi che mancano a farmi entrare in peso forma.

1,93: ecco quanto resta – ad oggi – sul mio conto corrente bancario.

Tenendo conto che lo stipendio mi è arrivato il 27 del precedente mese (ovvero non oltre due settimane fa) e che da tre giorni vivo con 15 euri, ecco tenendo conto di questo, sono costretta a fare un outing da tasca sfondata. Continua a leggere

Cosa fa chi non guarda San Remo? Proposte anche per chi lo guarda

Per la serie “SONDAGGIONE” mi piacerebbe sapere cosa sta facendo/ha fatto chi dei miei lettori nella sera del 18 febbraio NON ha guardato San Remo.

Io per esempio ho

  • raccontato la favola di Rantolina puzzadipiede a Frollina e addormentato la stessa;
  • scritto a varie persone con cui stiamo organizzando un evento per l’8 marzo a cui sono stata invitata (dettagli a breve giro di post);
  • imbastito la suddivisione dei compiti perla realizzazione del progetto “rassegna culturale” nell’ambito di Donne Pensanti;
  • fatto una mappa mentale di tutte le cose che voglio/ho in programma di fare da qui all’8 maggio (data dello spettacolo).

E tu cosa hai fatto?

Riempiamo questo post di alternative. Magari domani sera qualcuno ci copia e il prossimo anno saremo tantissimi ad ascoltare buona musica alla radio, leggere un buon libro, fare l’amore, progettare futuri, scrivere, raccontare, guardare il cielo, sognare a occhi aperti

invece

di

guardare San Remo

Propositi natalizi

Ecco cosa ho intenzione di fare nei prossimi giorni:

  • stare molto con Frollina, fare la pasta di pane e dipingere con lei
  • concedere una serata a Tino e alla sottoscritta per uscire, far bagordi e ritrovare il nostro rapporto di coppia che è sempre messo dopo il triangolo familiare.
  • uscire con qualche amico/a che non vedo da tempo e passare un po’ di tempo con Adele che verrà a trovarci prima di capodanno
  • andare un giorno al mare o da qualche altra parte: fare una di quelle gite, insomma, che danno verve alle vacanze e ti fanno sentire meno pantofolaio di quello che in realtà sei.
  • vedere passare domani (natale) velocemente e in maniera indolore su tutti i fronti (che in 36 anni è successo poche volte). Per questo motivo staccherò il telefono. Se mai vi cerco io 😉
  • finire di leggere Vita Activa della Arendt che mi sta prendendo un sacco e che sento a me molto vicino in questo periodo in cui spero che il progetto e le iniziative di Donne Pensanti si concretizzino bene.
  • riuscire a scrivere un po’ del mio romanzo: sono al capitolo cruciale della prima parte e mi voglio impegnare perché riesca bene. Agnese, la protagonista, mi sta facendo una testa tanta perché ha bisogno di dire delle cose e raccontare un momento fondamentale nello svolgimento di quell’anno.
  • riguardarmi – per la trecentesima volta – i dvd con tutte le serie di Friends mentre le lucine dell’albero scintillano accanto al divano.

Probabilmente mi serviranno almeno 2 mesi di vacanza per fare tutto quello che vorrei e invece mi dovrò accontentare di una settimana. Confido nel potere della mia fantasia.

E i vostri di propositi natalizi? (Non si accettano “essere più buoni” tra i commenti. I proprietari di questo pensiero verranno bannati a vita da Panz ;-))

La ninina era una bufala

(Alla fine di questo post c’è da votare la Pandemia del Terrore 2010)

Lo leggo stamattina, su un giornale gratuito di quelli che trovi alle fermate degli autobus. C’è un freddo becco e sono così stanca che mi tiene su solamente la convinzione che stasera, tornata a casa, mi addormenterò prima della frollina. Convinzione che maturo ogni mattina alla sveglia, che il primo pensiero è sempre per il letto serale, poi finisce che mi faccio prendere, che c’ho voglia di stare con Tino o che devo lavorare e alla fine vado a letto a orari inverecondi, che sono quelli che al mattino mi fanno sognare il letto ancora prima di esserci scesa. Continua a leggere