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Public Speaking: raccontare una storia per coinvolgere

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Hai mai notato quanto il public speaking abbia a che fare con la capacità di raccontare una storia?

Sto seguendo alcune persone che fanno parte di un team e devono preparare uno speech per presentarsi durante un evento aziendale per clienti e partner: ognuno di loro dovrà raccontare cosa fa in azienda e in che misura il proprio lavoro (“dietro le quinte”) è funzionale alla qualità del prodotto.   Continua a leggere

Un curriculum professionale online: LinkedIn e presentazioni

Sei un professionista o un agente commerciale e hai bisogno di convincere qualcuno che non conosci personalmente a contattarti per un colloquio di lavoro o per un preventivo?

Perché dovrebbe scegliere di ascoltarti?

In che modo puoi comunicare i tuoi valori e la tua specificità (o quella del tuo prodotto) senza rimanere invischiato nell’abbondanza di profili simili al tuo?

Narrarti online è fondamentale per rendere comprensibile alle persone chi sei, quali sono i tuoi obiettivi ma soprattutto, qual è il modo in cui desideri raggiungerli ma è un percorso che si costruisce nel tempo e per il quale serve pazienza.

Intanto presentati e cerca di farlo in modo efficace, strategico e personale. Continua a leggere

A scuola di blog e scrittura con Danilo Maso Masotti

Poco dopo che ho aperto Panzallaria, nel 2005, ho scoperto gli Umarells. Mi sa alla radio, mi sa.

Gli Umarells sono i vecchietti bolognesi, quelli che alla domenica si mettono il cappello e salgono in macchina per andare a mangiare i tortellini dalla sorella o le crescentine fuori Porta, quelli che se ci sono dei lavori stradali incrociano le mani dietro la schiena e studiano tutto e che al sabato pomeriggio stanno in bocciofila o all’Arci a ballare.

Dopo aver scoperto che erano diventati digitali anche loro, grazie al genio iconografico di Danilo Masotti (gran nome da Umarells, sarà un po’ quello), andavo tutti i giorni a vedere sul blog se uscivano delle nuove foto perché uno vede quel sito lì e se è di Bologna, il primo pensiero che gli viene è una roba tipo “Ma è proprio così, era così anche mio nonno e il nonno di suo nonno!”.

Una volta scrissi un post sugli Umarells dell’autobus e con mia grande emozione Maso me lo ha postato sul sito degli Umarells: mi ricordo che mi vantai circa 15 ore (di seguito) di questa cosa, fu la prima volta in cui pensai che fare la blogger era anche una bella iniezione di narcisismo.

Comunque.

‘Desso che anche io sono ormai una blogger “vecchia” (che 6 anni nella blogosfera sono un’era geologica, se mia figlia fosse un blog probabilmente sarebbe già a tiro di pensione) e che vado a fare lezione di blog in una scuola media e stiamo costruendo il blog della scuola, io quando una prof che si chiama Fiorella mi ha detto che a lei i libri di Danilo Masotti le piacevano un sacco e che avrebbe voluto fargli conoscere i suoi ragazzi,  ho risposto “perché no, invitiamolo al laboratorio di blog, che secondo me ci serve a tutti un sacco parlare con lui!”.

Danilo Maso Masotti

E quando lui ci ha detto di si, che Masotti fa tanto l’orso nel virtuale  ma se poi lo becchi dal vero non fa paura come certi suoi post al vetriolo su twitter 😉 sono stata molto contenta.

E così Masotti lunedì è venuto al blog della scuola con il suo libro Il codice Bologna  – che i ragazzi stanno facendo anche degli esercizi di storytelling di quartiere e lui è un faro nella notte dello storytelling bolognese – e loro gli hanno fatto delle domande e lui ha raccontato molte cose e per esempio ho scoperto che

  • l’ Umarell Zero lui lo ha trovato allo Star City di Rastignano, una volta che per motivi non precisati, transitava nel parcheggio
  • Maso twitta dal gabinetto: lo aspettavo per entrare a lezione e lui era al cesso e mi è arrivato un suo cinguettio mentre ancora doveva tirare l’acqua
  • ai dodicenni lo stile di Maso piace molto perché “è giovanile” e “scrivi anche le parolacce”
  • la gente di Bologna non va più al mare (nemmeno quando tiene adolescenti in età prepuberale) perché c’è la crisi

Maso ha letto ai ragazzi un pezzo del Codice Bologna, quello dedicato ai cinni scurzoni, mentre i ragazzi si additavano l’uno con l’altro e si riabilitava una figura sociale inutilmente umiliata nel tempo.

Per quanto riguarda la gestione di un blog, Masotti ha dato qualche consiglio utile alla redazione delle Dozza e adesso io lo rigiro a voi, perché secondo me quello non ha età:

  • appuntarsi sempre le idee in qualche fogliettino, anche se è notte, meglio non perdere l’ispirazione per un eventuale post
  • andare sempre a controllare le parole su cui si ha qualche dubbio: scrivere su un blog diventa un buon modo per imparare l’italiano
  • scrivere ogni giorno qualcosa: la scrittura non è solo ispirazione ma anche – e soprattutto – esercizio

E’ stato molto divertente, ma così divertente che a un certo punto stavo per cadere dalla sedia per il gran ridere e mi è partito anche un grugnito nella risata (che si, lo ammetto, delle volte mentre rido parte il porcello che è in me) e credo di aver perso almeno la metà della credibilità conquistata come “prof” in questi mesi a scuola 😉

L’ultimo libro di Masotti e che io devo ancora leggere è un romanzo e parla di lavoro. Si intitola Ci meritiamo tutto

 

La maledizione del morbo dei Panzallari erranti

No, non siamo stati scritturati per l’ultimo film di avventura dei Fratelli Manzina.

Non stiamo per essere coinvolti in un Cine Panettone postumo e muffito. Siamo qui a fare riflessioni familiari circa la possibilità che qualcuno o qualcosa ci abbia fatto una Macumba.

Non è possibile, non è. Tutte le volte che dobbiamo partire per qualsiasi posto del mondo, fosse anche per un fine settimana a Casal Borsetti o in riva al fiume Reno, tra le pantegane e la secca, ecco che qualcosa di nefasto si abbatte su di noi. In particolare sulla nostra salute.

Tino ha il primato della schiena rotta.  Frollina predilige il moccolo gioioso e la tosse da fumatore incallito.

Io sono creativa.

Sabato, giorno deputato alla nostra partenza per Torino, mi sono svegliata al mattino che mi sembrava di aver ingoiato un tagadà: la testa mi girava VORTICOSAMENTE e Linda Blair (quella dell’esorcista) si era impossessata di me.

Il secondo (e sottolineo secondo!) attacco di emicrania in tutta la mia vita ha deciso di venirmi in prossimità di una partenza.

Non so, forse perché c’avevo le mie cose. Forse perché quel pazzo del mio maestro di nuoto l’ultima volta mi ha fatto fare lo stile del “cane zoppo” e per rinforzare le mie braccia squacchere mi ha costretta a nuotare senza muovere le gambe, solo con una delle due braccia e questo ha messo a dura prova la mia cervice. Forse perché qualcuno lassù o quaggiù mi odia.

Tino mi ha accudita amorevolmente, prendendosi carico di tutta la preparazione. Io ho vomitato, mi sono imbottata di Moment e ho tentato di riprendermi stando un po’ a letto.

Avevamo appuntamento al Circolo dei Lettori alle 15.30, per l’evento a cui mi avevano invitata. Siamo partiti da casa (alla cospicua distanza di 340 chilometri) alle 12.

Non sono riuscita nemmeno a preoccuparmi, il fatto che la mia testa rimanesse ancorata al collo e che i miei occhi non sembrassero troppo due palline da golf mi bastava e avanzava.

Per fortuna il Moment ha fatto effetto e alle 14 ero di nuovo e abbastanza io, con la meravigliosa scusa di essere rintronata a causa dell’emicrania e non mea culpa.

Frollina era in forma, malgrado sul baratro della tosse. Tino – precauzionalmente – le dava sciroppino omeopatico ogni ora.

Ad occuparsi dell’albergo era stato il non marito e io mica me lo immaginavo che a Torino ci avrebbe condotto in un hotel molto più elegante e figo di noi. Abbiamo davvero fatto i signori. Alle 15 e zero, zero eravamo in camera, io stavo cercando di mascherare la lindableraggine con una dose di fondotinta da fare invidia al Porcino malefico di Stato, Frollina insisteva che anche lei si sarebbe dovuta truccare e Tino prenotava un taxi.

Davanti al circolo dei lettori c’era già la zia S. con summo gaudio di tutti noi. Dentro ho subito incontrato Extramamma e Lidia Castellani e mi hanno presentato Giuliana di Unamamma. La frollina è sparita con Tino e con Zoe, che è la figlia di Chiara, non che nipote (anagrafica) di zia S.

Mancava la moderatrice e così ci siamo moderate da sole, io non ero molto professional style ma mi sono arrangiata e soprattutto ho avuto il piacere di presentare Donne Pensanti e in particolare il volume Svegliatevi Bambine. Ho incontrato Jane Cole di persona e ho visto molte persone che seguono questo blog e quel progetto e mi ha fatto davvero piacere.

Ho incontrato gli amici delle vacanze e ho potuto passare un po’ di tempo con Chiara, zia S. e la loro mamma. Frollina era entrata in trans agonistica e quando ha saputo che avremmo pranzato con Zoe, la domenica, ha cominciato a preparare tutte le sue Barbie per il rendez vous.

Io – ieri – mi sentivo finalmente bene. Il sonno mi aveva restaurata. L’albergo extralusso mi aveva rimesso a nuovo. Abbiamo dormito in un lettone a due piazze e mezzo, una roba da festini a Palazzo Grazioli, dove siamo stati comodamente in 3, con Frollina che a tratti puntava un piedino in faccia a me o a suo padre. Sono perfino riuscita a lavarmi: l’albergo era talmente stiloso che ci ho messo un po’ a capire la differenza tra il rubinetto dell’acqua e l’erogatore del sapone e stavo per cedere e rimanere sporca e puzzona, quando la carne della mia carne – dall’alto dei suoi 4 anni – mi ha umiliata, scoprendo per me l’oscuro meccanismo fashion di diffusione dell’acqua calda.

Torino era soleggiata. Bellissima. Ho ripensato con un po’ di malinconia a quei 7 anni fa, alle passeggiate lunghissime per tornare dal lavoro, in mezzo a questa città che avrò sempre nel cuore.

Torino, tra quelle italiane, è forse la città che più mi rappresenta, nella sua varietà di forme e colori, in questo contrasto tra città regale e operaia.

Poi c’è il fiume: una lingua di tempo che scorre nell’acqua e tu lo guardi, ti sembra sempre lo stesso e nel frattempo è già cambiato.

Abbiamo passeggiato al parco del Valentino, visto il cielo toccare le Alpi imbiancate in lontananza e perdersi sulle cupole delle chiese, sulla guglia della Mole.

Sono tornata a casa della mamma della zia S., dove ho abitato in quel periodo in cui iniziavo a lavorare con la Rete. Mi sono riseduta su quel divano comodissimo, dove tante chiacchiere ho scambiato con la mia amica, mentre si formavano i primi accenni del nostro futuro professionale. Frollina e Zoe hanno giocato con le barbie, a nascondino, a caccia al tesoro, ci hanno fatto le treccine. Frollina aveva portato la barbie che le ho regalato io e che era la mia, 30 anni fa. L’abbiamo messa di fianco a quella di Zoe, per scoprire che nei tratti di questa bambola e nel modo in cui essa è cambiata si intravede l’evoluzione degli stereotipi sulle donne, la dittatura della moda e della bellezza perfetta.

Al vitino da vespa e tettone prosperose degli anni 80 sono succedute labbra canottate e trucco più deciso di questo periodo, per contro il seno si è rimpicciolito e anche i fianchi sembrano più realistici. L’abbigliamento da principessa ha lasciato il posto a uno stile graffiante e provocatorio e la coscia si è allungata, sotto minigonne più strette e corte.

Ieri come oggi fin da bambine abbiamo imparato i canoni di bellezza scolpiti sulle bambole e l’accettazione di un ruolo che non deve essere discusso, perché tutto rimanga come è sempre stato.

Dopo aver mangiato in abbondanza, Zoe ha fatto a tutti noi le treccine con i fili di lana: siamo ripartiti per Bologna satolli, molto rilassati e io assomigliavo a Bob Marley, formato allarga e sbianca.

E’ stato un bellissimo fine settimana e questa volta alla maledizione del morbo dei Panzallari erranti NON abbiamo ceduto.

Grazie a tutti quelli che c’erano sabato, a chi ha voluto fare una gentile donazione all’associazione Donne Pensanti e a chi mi ha dato tantissimo affetto.

Segnalazione di oggi:

Il lavoro e le donne: perché a volte siamo conniventi di situazioni ingiuste?

Donna al lavoro

Di oggi un articolo di Repubblica sugli scoraggianti dati occupazionali al femminile del nostro Paese.

Nel 2010 esistono ancora situazioni professionali e zone d’Italia dove essere donna è un fattore discriminante non solo per una realizzazione professionale ma anche per mantenere un qualsiasi lavoro.

  • Quanto c’entrano la maternità e i maggiori impegni familiari di cui spesso si fanno carico le donne?
  • Quante donne scelgono di rimanere a casa dal lavoro perché la ricerca è estenuante e spesso il gioco non vale la candela?

Sul rapporto donne e lavoro si crea spesso un muro di omertà: pochissime donne hanno il coraggio di fare nomi e cognomi, a fronte di esperienze negative, per paura di essere TAGLIATE FUORI, che il LICENZIAMENTO non sia la cosa peggiore.

Ci sono donne che firmano, al momento dell’assunzione, lettere in bianco di licenziamento che verranno – all’uopo – usate dal datore di lavoro per “liberarsi” di loro in modo pulito e senza alcun appiglio legale.

Perché queste donne ACCETTANO di firmare queste lettere?

Il 10 settembre 2010 sarò ospite di Salotto Precario alla Festa Provinciale dell’Unità di Bologna per parlare di questi temi.

Sto raccogliendo riflessioni e esperienze personali sul social net di Donne Pensanti ma mi piacerebbe ricevere anche il parere dei lettori di Panzallaria, magari con un focus sulla maternità e una riflessione sul perché – a volte – le persone si sentono di non avere altra scelta che diventare conniventi di situazioni ingiuste, giocate sulla loro stessa pelle.

Rompiamo il muro di omertà! Parliamone di questi temi.

Se ne parla anche su friendfeed:

TagBolognaCamp: come promuovere un territorio nel web 2.0?

Domani andrò al primo Bar Camp della mia vita.  Le motivazioni per partecipare sono precise e ci tengo molto a condividerle con voi.

Si tratta di un Bar Camp che nasce come momento aggregativo della mia città, per la mia città e che ha un obiettivo importante: far emergere i progetti in rete che escono dalla rete e si traducono in qualcosa di positivo per Bologna.

Bologna sta vivendo un momento molto particolare, come molti di voi sanno.

Attualmente non abbiamo una Giunta Comunale e fino al 2011 saremo governati da un Commissario.

Tradotto concretamente significa che su molti settori, Bologna non può progettare cambiamento a livello istituzionale, perché al Commissario spettano compiti basic (che per altro sta portando a termine egregiamente e gliene diamo atto) e che questa “vacanza” istituzionale non è un bene per lo sviluppo della città.

Ma questa “vacanza” permette ai cittadini di riflettere e alle idee dal basso di emergere e forse c’è bisogno di una profonda riflessione collettiva che ci renda lucidi sulle tante specificità di Bologna che se sono messe in rete tra loro possono davvero rappresentare un Patrimonio con la p maiuscola.

E dato che io ci tengo alla mia sgualcita città e al suo patrimonio culturale, artistico, progettuale e alle specificità di una città che è fatta di tanti Festival, di tanti personaggi, di tanti microeventi che la caratterizzano e arricchiscono, ho pensato che questo Bar Camp sul Marketing Territoriale, promosso da un Corso dell’Università e dalla Facoltà di Scienze della Comunicazione, fosse l’occasione giusta per fare il battesimo del bar camp.

Si chiama Tag Bologna Camp e si interroga su come cambiano le strategie di promozione di un territorio con il web 2.0

Grazie al ricchissimo calendario degli eventi – durante il quale io presenterò Donne Pensanti e cosa pensiamo di fare per la città e modererò la tavola rotonda degli ospiti – ho scoperto dei progetti davvero belli e che non conoscevo.

Tra gli ospiti “illustri” per noi blogger che si occupano di comunicazione ci saranno Gianluca Diegoli di Minimarketing, Gigi Cogo di Web e conoscenza, Danilo Maso Masotti degli Umarells e Alberto Cottica di Kublai.

Quest’ultimo progetto, ad esempio, io mica lo conoscevo e mi ha aperto un mondo. Un social net dove i creativi e le persone che si occupano di progetti di idee trovano linee guida, vengono assistiti nello start up e indirizzati sui finanziamenti più adatti alla loro idea. Bellissimo!

Domani ci doveva essere uno sciopero dell’Atc, per la legge di quando vai al mare e lo trovi asciutto, ma è stato fortunatamente revocato.

Per ciò chi è in città, si può prendere ferie o lavora in proprio o è un bamboccione, può venire al Bar Camp che secondo me ci guadagna.

Saremo all’ Urban Center di Sala Borsa. Dalle 10 del mattino

Approfondisci: il laboratorio Tag Bologna da cui è nato tutto

A Bologna: marketing territoriale Mamma da Url

Due importanti eventi a Bologna nei prossimi 8 giorni ai quali sarò presente e partecipe.

Il 28 maggio 2010 c’è il BarCamp ideato dal Laboratorio Tag Bologna sul Marketing territoriale. E’ un evento importantissimo, specie in una città come Bologna dove attualmente c’è una vacanza di giunta comunale e abbiamo un gran bisogno di promuovere le tantissime iniziative e proposte che arrivano dal basso per il territorio.

Da qualche parte, per esempio,  ho letto che Bologna ha avuto ultimamente meno turisti degli outlet della nostra regione: mi sembra che abbiamo i  numeri per fare meglio e credo si tratti prima di tutto di fare emergere l’offerta culturale, ampissima, che contraddistingue la nostra città.

Al Bar Camp io farò da moderatrice agli interventi degli ospiti e sono molto emozionata perché si tratta di personaggi che per me sono formativi e illuminanti.

Ecco il link con tutte le informazioni utili:

http://barcamp.org/TagBolognaCamp

Il 31 maggio 2010 alle 18.30 alla libreria Ambasciatori Extramamma di nome Patrizia Violi presenta il suo libro Una mamma da url

che è un libro davvero divertente e che prende moltissimo. Intrighi amorosi e di blogger, cani ipercinetici e figlie in crisi adolescenziale.

Io se fossi un’amante della buona letteratura non salterei l’appuntamento. Per altro leggerà brani del suo divertente libro Anita Giovannini che interpreta anche La rivincita del calzino spaiato.

Il libro si può acquistare anche on line

Di libri e incontri lungo la statale 17

Io e Mammamsterdam poco prima che entrambe rischiassimo di romperci le ossa del collo causa seggiolina per artisti magrissimi e giovinastri (foto di Moglie da una vita)

Troppe cose sono successe in questo fine settimana che un post solo non può bastare.  Così comincio con uno dedicato al pomeriggio di sabato.

Sabato è arrivata quel vulcano di idee, parole e sentimenti che è Mammamsterdam che da tempo speravo di conoscere e verso cui nutro profondissima stima. Pioveva che diolamandava e ci siamo rintanate a casa mia, in attesa di andare alla presentazione del suo libro, organizzata dai miei amici di Senso Lato – Officina Letteraria.

Abbiamo chiacchierato fitto, fitto e ho sentito una grande affinità elettiva, non fosse altro che entrambe siamo ipercinetiche, un po’ logorroiche e molto noi stesse.

Barbara ha scritto un libro che ho amato molto: Statale 17 e che parla del suo Abruzzo prima e dopo il terremoto.

Io ho avuto l’onore di introdurla, nella presentazione della serata a Leggere Strutture. C’era anche un gruppo che suona musica popolare abruzzese e cena abruzzese, solo che poi, alle 21 io me ne sono dovuta andare all’evento delle donne tecnologiche e come una megafika sono salita sul taxi che le geek avevano mandato per me.

Comunque.

Barbara ha anche delle bellissime amiche blogger che ognuna c’ha dietro un mondo di cose e devo dire – mi sa che da oggi leggerò due blog in più: Moglie da una vita e Mamikazen.

Come al solito, risulta sempre un po’ straniante – fuori dalla rete – dirsi “Piacere, Panzallaria”, “Piacere Mamikazen”, “Piacere Moglie da una vita”, ma comincio a fare l’abitudine anche a questi giochi di eteronimi seri e faceti che compongono la mia vita e le mie scelte.

Mammamsterdam ha letto e abbiamo pure ballato e le parti di libro si mischiavano ai racconti, alle canzoni e al pubblico, dentro al quale c’erano molti abruzzesi bolognesi che negli occhi avevano la voglia di ricordare e pensare e onorare la loro terra che non è solo terremoto ma anche presentose, serenate alle spose, portici dell’Aquila e fontanelle, come narra bene Barbara in Statale 17 che è un libro da leggere.

Non solo per gli abruzzesi ma per tutti quelli che pensano che i ricordi delle generazioni passate siano anche il seme di quelle future.

(nota a margine: Mammamsterdam ha evitato incidente mortale a causa della seggiolina su cui vedete posati i nostri sederi per un soffio e la sottoscritta – ballando abruzzese – si è quasi slogata un piede tanto che ieri ho zoppicato tutto il giorno. )

Dietro le quinte degli impegni: frollina e la vita

Sta per iniziare un fine settimana molto intenso, dopo un altro fine settimana molto intenso.

Sabato scorso ha debuttato il calzino spaiato, a Milano, domani ci sarà la presentazione del libro “Statale 17” di Mamma Amsterdam, presentazione alla quale avrò l’onore di partecipare. Da Leggere Strutture, dove si terrà il tutto, alle 21 mi fionderò alla cena delle Geek, per la quale ho preparato anche delle slides.

E per fortuna proprio in queste settimane la blogosfera che frequento si occupa dello spinosissimo tema delle presentazioni power point che – se fatte male – ne hanno addormentati più della mosca tze tze.

Domenica sarò a Palazzuolo sul Senio, per la festa dei fiori, nell’ambito della presentazione del documentario “Il corpo delle donne”, a parlare di Donne Pensanti e dei nostri progetti.

Dietro alle quinte di tutte queste cose c’è grande lavoro. Continua a leggere

Statale 17 di Barbara Summa a Bologna il 15/5

Barbara Summa è una blogger che seguo da molto tempo nelle sue vesti di Mammamsterdam e che stimo e apprezzo moltissimo come donna pensante, come mamma e ora anche come scrittrice.

La nostra amicizia ha dato il via a proficue collaborazioni (a Barbara devo il fatto che nella sua veste di attrice ha interpretato alcuni pezzi della Rivincita del calzino spaiato, portando il mio testo in Olanda).

Così mi è sembrato naturale metterla in contatto con Sensolato che organizza eventi e reading a Bologna affinché il suo libro arrivasse anche qui. E finalmente ce l’abbiamo fatta!

Statale 17 è un libro molto interessante sia a livello di contenuti che linguisticamente. Io sono un’amante di Ugo Cornia, Cavazzoni, Paolo Nori che sono scrittori fortemente regionali delle mie zone e quando trovo corrispettivi di altre parti di Italia, vengo immediatamente affascinata da un linguaggio che oltre che essere forma diventa anche sostanza. Continua a leggere