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Le Piazze d’Italia: non aspettatevi l’intervallo

Un video dedicato alle piazze italiane. Ma non pensate di trovare le immagini da “intervallo” a cui siamo abituati quando si parla di piazze e monumenti del nostro Paese.

Non si tratta di un video patinato ma di un modo nuovo per raccontare – a 360 gradi – la nostra Italia a chi la visiterà, a chi ne apprezza non solo l’aspetto monumentale ma anche l’atmosfera umana che si respira.

Perché quando pensiamo a un viaggio, di rado vediamo solo i luoghi in cui siamo stati; molto più spesso ci concentriamo sulle storie che raccontano quei luoghi, sulle persone che abbiamo incontrato, sulla vita che scorre e che – anche solo per un attimo – è stata parte della nostra esperienza.

Mikaela Bandini di Can’t Forget Italy, pur vivendo in Italia da molti anni, non ha perso la sua stupefazione di turista, di persona che è arrivata all’Italia dal Sudafrica e che ora vive a Matera.

E questa stupefazione, la voglia di narrare una storia fatta di tante storie e piazze, si traduce nel progetto Digital Diary of Italy e in questo “Piazze d’Italia” commissionato da Enit e le cui musiche sono state composte da Paolo Fresu.

Ecco alcune delle cose che Mikaela scrive, per presentare il progetto:

“Piazze d’Italia è un progetto di comunicazione visiva collettivo realizzato da 10 video maker, italiani e stranieri che nell’arco di 5 settimane hanno attraversato più di 40 piazze italiane, da Nord a Sud, raccogliendo su video storie di vita autentica, spezzoni di realtà quotidiana dove protagonisti sono i cittadini comuni e turisti di passaggio.
Il materiale è stato confezionato dalla nostra piccola agenzia con base a Matera, in un linguaggio informale, accompagnato dal ritmo accelerato del brano ‘Fuga’, composto ed eseguito dal musicista sardo Paolo Fresu che si è prestato come testimonial per la nostra campagna. Il video si chiude con la voce dello straordinario Giancarlo Giannini che pronuncia l’espressione: ‘Made in Italy’.

 

Da straniera (nata e cresciuta a Città del Capo, Sud Africa) che vive in Italia, credo che gli italiani sottovalutino enormemente il fascino che esercitano sul resto del mondo.
Che a me piace per tantissimi motivi ma anche perché è la prima campagna dell’Enit in copyleft.
Cosa significa? E’ sempre Mikaela a raccontarlo:
La nostra filosofia, basata sull’incentivare la riproduzione e la condivisione delle immagini e dei materiali di comunicazione turistica, la facciamo adottare anche ai nostri clienti, perlopiù enti pubblici, impegnandoli ad applicare la licenza Creative Commons NC per i prodotti di comunicazione. In termini pratici, si traduce in un libero utilizzo di tutto il materiale che produciamo: anziche vietare la riproduzione, cerchiamo di favorire lo scambio e la condivisione delle foto e dei video per promuovere insieme le bellezze del paese e valorizzarle unitamente attraverso la rete.
Oltre ad innalzare notevolmente il ritorno sull’investimento del cliente, spesso, grazie al potere della rete, i messaggi arrivano in luoghi impensabili.
Essendo campagne realizzate con soldi pubblici, è giusto che il materiale rimanga patrimonio dell’intera filiera turistica e che qualunque operatore turistico, piccola impresa o soggetto singolo, ne possa fare uso.
Piazze d’Italia è la prima campagna dell’Enit che segue le regole del ‘copyleft’.
Dunque possiamo usarlo per promuovere il nostro Paese; anzi VA USATO liberamente, per promuovere il nostro Paese.
Che troppo spesso ci dimentichiamo, è proprio un bel Paese.
Prima di storcere il naso, guardate il video e capirete perché. 😉

Il 2 agosto di Bologna e di Mister B.

E’ il 2 agosto 2013. Mi sono svegliata alle 5. Sono in montagna. Tino ha lavorato tutta la notte e così quando all’alba ho aperto gli occhi e lui non era nel letto, mi sono spaventata. Ho pensato gli fosse successo qualcosa. Mezz’ora dopo è venuto a dormire, ma nel frattempo io ero vispa come un grillo.

Mi sono messa a pensare a questa giornata. Ho pensato a Berlusconi. Condannato. Al fatto che anche in questa situazione ha usato le sue potentissime televisioni, il suo ruolo di Re incontrastato (che forse per un po’ dovrà abdicare a favore della figlia) e se ne è andato in TV a “fare un comizio elettorale”, come ha ben sottolineato una persona che stimo molto, sul suo profilo di Facebook.

Ha avuto il coraggio di dire – lui, il condannato – che si tratta di accanimento e che la sentenza (quella che lo condanna) è senza eguali, che lui, il condannato, resterà in campo a lottare per l’Italia, con il suo partito, quello fondato dal condannato.

Un martire. Praticamente. Un uomo che si è immolato per la Patria.

Buffo. L’alba del condannato arriva in una data così simbolica per il nostro Paese, per la mia città.

Penso a quella mattina di 33 anni fa, a me che gioco ai giardini dopo un giro in bici con mio padre e mio fratello. Penso al boato. Penso a mia zia che stava tornando da Milano. Penso alle lacrime del mio vicino. Alla caldaia. All’autobus numero 37. Penso alle telefonate: il telefono non andava e di mia zia non abbiamo saputo nulla per ore. Penso alla parola “strage”, quella era la prima volta che sentivo la parola “strage”. Avevo esattamente la stessa età che ha ora mia figlia e ho dei ricordi così nitidi. Ricordo il nodo alla gola. Ricordo il papà vigile del fuoco della mia compagna di classe che a settembre venne a scuola, a raccontarci quello che aveva visto e piangeva, diobono quanto piangeva.

Penso a quelle 85 persone e all’orologio fermo alle 10.25 che proprio qualche tempo fa, ero in stazione e ho sentito un ragazzino lamentarsi che l’orologio non funzionava.

E allora avrei voluto fermarlo, parlargli, digli guarda che è importante che non funzioni, quell’orologio lì, perché ogni tanto gli orologi bisogna lasciarli fermi a un punto della Storia e farci i conti, ogni giorno, ogni anno che passa.

Penso a loro, a quei nomi, a quelle famiglie, a quelle persone. Loro non hanno avuto il tempo di pensare, di dire, di capire che stavano ricevendo una condanna iniqua.

Loro aspettano ancora verità.

E penso che sta a noi ricordare, in giorni come questi, che il confine tra gli eventi e la loro interpretazione è labile, non esiste e che ogni cosa, ogni persona, può trasformarsi in qualsiasi cosa. A volte si chiama Mistificazione ed una delle armi più efficaci per esercitare Potere.

Di qualunque tipo.

[Fonte Immagine in copertina: IBC Emilia Romagna]

Invasioni digitali a Bologna: Museo del Patrimonio Industriale – 27 aprile 2013

Invasioni digitali è un bellissimo progetto che ho scoperto circa una settimana fa grazie a lei. Mi ha entusiasmato subito e lo sapete io sono un’entusiasta seriale e compulsiva. A volte prendo dei gran abbagli ma a volte – come questa – ci becco.

Invasioni digitali nasce grazie a Fabrizio Todisco che di mestiere si occupa di comunicazione e turismo, con l’obiettivo di valorizzare il patrimonio culturale italiano attraverso la Rete e le conversazioni sociali, per farlo uscire dalla naftalina e tornare alle persone [questo lo dico io]. Il manifesto dell’iniziativa dice:

Crediamo in nuove forme di conversazione e divulgazione del patrimonio artistico non più autoritarie, conservatrici, ma aperte, libere, accoglienti ed innovative.

Crediamo in un nuovo rapporto fra il museo e il visitatore basato sulla partecipazione di quest’ultimo alla produzione, creazione e valorizzazione della cultura.

Crediamo che le piattaforme che mettono in connessione fra loro visitatori, esperti, studiosi, appassionati, che permettono all’utenza di collaborare all’offerta museale tramite contenuti personali UGC (User Generated Content), possano favorire processi co-creativi di valore culturale.
Crediamo in nuove esperienze di visita dei siti culturali, non più passive, ma attive, dove la conoscenza non viene solo trasmessa ma anche costruita, dove il visitatore è coinvolto ed è in grado di produrre egli stesso forme d’arte.
Crediamo che internet ed i social media siano una grande opportunità per la comunicazione culturale, un modo per coinvolgere nuovi soggetti, abbattere ogni tipo di barriere, e favorire ulteriormente la creazione, la condivisione, la diffusione e valorizzazione del nostro patrimonio artistico.
Crediamo che Internet sia in grado di innescare nuove modalità di gestione, conservazione, tutela, comunicazione e valorizzazione delle nostre risorse.
Io ho deciso di contribuire organizzando un’iniziativa al Museo del Patrimonio Industriale di Bologna, sabato 27 aprile 2013, alle 15.30. La responsabile del Museo, Maura Grandi, effettuerà una visita completamente gratuita per raccontare la Bologna delle acque e della seta. I 30 partecipanti potranno a loro volta narrare online, grazie a telefoni e tablet, il percorso, il Museo e tutto quello che fa da corollario all’esperienza per uno storytelling condiviso che sarà reso disponibile in licenza CC (accessibile a tutti). Basterà usare gli hashtag #invasionidigitali e #liberiamolacultura uniti a quello specifico della visita #museopat

Perché il Museo del Patrimonio Industriale?

Ho lavorato al museo molti anni fa. Diciamo la verità: questo blog è stato aperto – per gioco – un pomeriggio che ancora lavoravo al Museo, presso un’associazione che ha sede lì.

Maura è stata per me fondamentale nel percorso professionale che ho fatto e la sua disciplina applicata all’organizzazione degli eventi, per esempio, è rimasta per me un must.E’ stata un’esperienza molto arricchente dal punto di vista professionale, anche se a un certo punto ho deciso di andarmene perché volevo ricominciare a lavorare in maniera verticale su progetti web.

Ricordo con affetto quel periodo della mia vita (ha sancito il mio rientro a Bologna dopo anni di pendolarismo su medie e brevi tratte) e da tempo pensavo di ricontattare i vecchi colleghi. Ho sempre pensato che il Museo del Patrimonio Industriale è un posto bellissimo e che in troppe poche persone, a Bologna, lo conoscono. Racconta la storia industriale della città, una storia poco conosciuta come quella di quando Bologna era la capitale della seta e i corsi d’acqua erano molto più di quelli che vediamo oggi.

Maura è stata subito entusiasta dell’iniziativa, a testimonianza che da parte dei nostri Musei c’è tantissima voglia di instaurare un dialogo con i fruitori e con la Rete.

La mia non è la sola iniziativa a Bologna (ne ho censite per il momento 4): si inizia il 20 aprile 2013  con la visita della Certosa alle 15.30 (e io ci sarò con tutta la famiglia!) organizzata dalla bravissima @antogasp che è anche un’amica. Ci sono ancora dei posti disponibili! Alla stessa ora, nello stesso giorno è stato organizzato anche un tour delle Torri di Bologna. Il 28 aprile alle 15.30 sarà la volta del Museo Archeologico.

Per non sovrappormi con la Certosa (che è un’esperienza che da tantissimo volevo fare) ho deciso di organizzare la mia invasione il fine settimana del ponte del 25 aprile per tutti quelli che rimarranno in città o per quelli che da qui passeranno durante la vacanza.

In Italia sono ormai più di 200 gli eventi organizzati. E’ possibile seguirli in diretta sulla pagina facebook di Invasioni digitali , vedere come continuano a moltiplicarsi mi sta commuovendo molto: c’è davvero un sacco di gente che ha voglia di impegnarsi per il nostro Patrimonio artistico.

Proprio oggi ho scoperto – con grande sconcerto – che il Ministero ha annullato la consueta settimana della cultura – che si teneva ogni anno in questo periodo: Invasioni digitali è un’ottima risposta al gradimento delle persone nei confronti di iniziative che coinvolgano tutti in una narrazione condivisa di ciò che di più bello e prezioso ha questo Paese.

Io parteciperò a:

Un piccolo consiglio green: se non siamo troppo lontani possiamo arrivare all’appuntamento in bicicletta. Bologna ha delle bellissime piste ciclabili e sia la Certosa che via della Beverara sono raggiungibili su due ruote!

Rai per una notte

Ieri sera ci siamo seguiti Rai per una notte dal web. Fino alle 21.30 con noi c’era anche frollina che si è divertita molto con la parola “Spatuzza”  e ha continuato a ripeterla fino a quando non si è addormentata.

Io postavo su twitter, mentre ascoltavo Santoro e company. Volevo tenere traccia delle cose più interessanti che venivano dette e mi ha fatto davvero piacere vedere come su quel canale fossimo in molti, in una socialità corale e carica di speranza, a guardare il programma.

Mi ha colpito molto la Gabanelli perché è riuscita a dire delle cose molto vere (e se vogliamo che dovrebbero essere molto scontate, ma che non lo sono affatto), ma anche da parte di altri invitati ho trovato spunti di riflessione interessanti. Ecco allora che copio da twitter alcune frasi (sono solo un piccolo campione, ma nel frattempo ho addormentato frollina e ogni tanto l’audio saltava) che mi hanno colpita sopra le altre:

  • Siamo sull’orlo di una sconfitta civile perché il Paese accetta qualsiasi cosa (Gabanelli)
  • Nel nostro Paese la critica non è considerata un valore. Non si possono delegare i giornalisti e i politici ma bisogna che ognuno si impegni in maniera decisa, associandosi e unendosi per fare massa critica (Gabanelli)
  • E’ normale rifiutarsi di calpestare ciò in cui si crede (Gabanelli)
  • la ricercatrice: “vuole sconfiggere il cancro e taglia i fondi alla ricerca” (Ricercatrice che parla di Berlusconi)
  • boicottiamo, sporchiamoci le mani per rendere il mondo più pulito (la Ricercatrice)

Santoro a tratti mi ha anche infastidita (non sono una sua fan), perché ha un modo un po’ troppo brusco di chiudere i discorsi altrui quando sembra interessato ad altro, ma in generale credo che tutti noi abbiamo respirato una boccata d’ossigeno e ci siamo sentiti un po’ meno soli di fronte alla frustrazione di vedere manifestazioni pro-amore del Pdl in cui a momenti un giornalista di Anno Zero viene preso a sassaiole e che è un tripudio di mani alzate nel segno fascista, svastiche sui cappellini e qualunquismo padano.

Cosa succederà da oggi? Intanto le Autorità hanno constatato il divario nell’informazione, fortemente sbilanciato a favore della Destra, in periodo pre elettorale, ma Berlusconi chiede a Agcom che venga sanzionato Santoro.

Speriamo che quella di ieri sera, l’adesione collettiva e massiccia a questa iniziativa simbolica, sia davvero il segno di un nuovo inizio e non solo gli ultimi spasmi della fine del nostro Paese.

Ovviamente, come hanno fatto molti, anche la mia serata si è conclusa con il giuramento del “vasino”:

Io Panzallaria, giuro che da ora e sempre, la farò fuori dal vaso!

Voi avete visto? Cosa vi ha colpito?