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Promesse elettorali

Oggi a scuola di mia figlia hanno eletto i rappresentanti di classe.

A scuola di mia figlia hanno questa idea che per insegnare ai bambini come funziona una democrazia, come si collabora tra le persone, come si gestisce la collettività, bisogna coinvolgere anche i bambini, anche i bambini di prima elementare, in un dialogo su quello che li riguarda, come per esempio la scuola.

Così in prima elementare si eleggono già i rappresentanti di classe dei bambini che partecipano a delle riunioni con le maestre e portano avanti le istanze della classe.

L’elezione si svolge come per i grandi. Ecco come funziona, adesso ve lo spiego.

Un paio di mesi fa alcuni bambini si sono candidati.

Anche Frollina ha deciso di mettersi a disposizione della scuola con la motivazione che per lei  tutti i bambini devono essere allegri e che avrebbe fatto di tutto perché i bambini della sua classe, ma anche quelli della scuola, fossero allegri. Una sua compagna si è candidata dicendo che se vinceva, almeno così era sicura che si sarebbe fatta felice da sola.

L’amico Ciccio ha promesso una nave dei pirati da posizionare nel boschetto della scuola.

In molti hanno offerto la propria vocazione politica a servizio della comunità.

Oggi hanno votato.

Frollina ha ricevuto 2 voti.

Non ha vinto ma dice che è stata molto contenta che hanno vinto Ciccio come uno dei vice rappresentanti e Francesco e Sofia come rappresentanti. E’ contenta perché lei li ha votati.

Quando le ho chiesto cosa l’avesse convinta a votare questi suoi amici mi ha risposto che:

Sofia ha promesso che farà tutto quello che vogliono le sue amiche, Francesco le sta molto simpatico e Ciccio le ha assicurato che verrà costruita un’enorme nave dei pirati con sopra il suo nome e che quando qualcuno passerà di lì, se vorrà giocare con questa imbarcazione fantastica, dovrà chiederle il permesso e forse anche pagarle un biglietto.

La maestra che oggi ha fatto riunione, ci ha detto che questa elezione è stata molto bella ma che prima di introiettare il concetto di democrazia, secondo lei ci vuole ancora un po’ di tempo.

Io a sentire tutta questa storia, ho avuto come un deja vu, ma non ho mica capito bene di che cosa.

Figurine

Mi ha chiesto se la nonna è tornata all’ospedale.

Le dico perché, cosa te lo fa pensare? Niente, risponde lei, è solo che il nonno mi ha portato le figurine.

Io quando penso alle figurine mi viene in mente Gatteo Mare quando ero piccola. Mia figlia mentre stacca e attacca ripensa a questi lunghi mesi di dentrofuori dei suoi nonni da tutti gli ospedali della città.  Forse ci ha visto anche un po’ tristi e preoccupati, forse. Non è che ci abbia mai detto niente, in realtà.

Ci siamo messe in terrazzo ad attaccare gli ultimi pacchetti che ha ricevuto, le ho spiegato che no, forse adesso andrà bene, forse adesso andrà meglio. Si avvicina l’estate e sono tutti a casa, anche se un po’ debolucci.

Le ho anche detto che l’album, se vuole, può finirlo lo stesso.

Una bambina di 6 anni mi mette in crisi

I bambini ad andare alle elementari cambiano un sacco.

Cambiano modo di parlare e di atteggiarsi e cominciano a scrivere come dei matti.

Frollina adesso scrive sempre. Ci ha il suo diario segreto, ci ha il diario di babbo natale, ha pure un quaderno dove raccoglie i “ricordi dell’infanzia”, lei che ormai si sente un donnino.

A lei piacciono molto le liste. Fa liste di posti che le sono piaciuti, fa liste delle sue migliori amiche, fa liste di quelli che ama.

In questi mesi di scuola ha conosciuto tanti nuovi amici, ha sviluppato simpatie ma anche antipatie e se alla materna le andavano bene tutti, adesso ti dice che quella bimba, si ci gioca, ma non è tanto simpatica. Adora una sua amica in particolare, con cui hanno sviluppato un rapporto di amore/odio e quando litigano lei piange delle ore, si chiude in camera e si vede proprio che ci sta male. Tutte le volte che succede va a prendere quella lista delle amiche migliori e con la matita passa sopra un segno netto e rabbioso al nome di questa bambina.

Il giorno dopo fanno pace e lei riscrive il nome in fondo alla lista. Quella bambina lì, il suo nome, compare un numero infinito di volte, cancellata e riscritta, sul foglio delle amiche.

Poi c’è questa cosa del linguaggio. Passando tempo con bambini più grandi – specialmente sullo scuolabus – impara sempre delle cose nuove e certe volte ci lascia di stucco, perché ci fa delle domande che un genitore dovrebbe quanto meno prepararsi un attimo prima di rispondere.

Una volta è arrivata con il dito medio alzato e mi ha chiesto perché un bambino avesse fatto quel gesto a un altro bambino. Cosa significa? Perché lo spingeva verso l’alto?

Io mi impapino tra logica e anatomia, non so mica cosa rispondere e lei mi fissa con i suoi occhietti tondi e non molla la presa fino a quando non è soddisfatta.

Domenica stavamo cercando una cosa in camera mia ed è caduta la scatola dove conservo le vecchie lettere che mi hanno mandato nella mia vita. Ne ha tirata fuori una di un ex fidanzato dell’adolescenza ed erano tipo 3 pagine di scrittura fitta e piccola, qualche adesivo che al tempo doveva essere profumato e un profluvio di cuoricini ogni dove.

Io – che in fondo sono poi una romanticona – devo avere fatto un sorriso ebete pensando alla me quindicenne che riceve lettere d’amore. Lei, molto seria, quando ha capito che si trattava di epistola proveniente da un “fidanzato” se ne è uscita con un: “Ti ha mollato lui vero?” che mi ha fatto cadere la mascella.

“Ma cosa dici? ma che termini sono? le persone non sono mica cose che le molli nel pattume eh?” ho abbaiato facendo quella sbalordita.

E mentre cominciavo davvero a impapinarmi e lei mi guardava senza capire bene di cosa stessi parlando, ho capito che dovevo dare un taglio a quella assurda discussione filosofica sul valore etico delle persone. Ma lei continuava a guardarmi fisso e io continuavo a dare risposte deliranti e senza senso.

“Ma ti ha mollato o no?” ha ripreso l’interrogatorio.

Per evitare di proseguire una discussione che mi avrebbe visto perdente nel mio ruolo educativo, l’ho guardata e con grande classe ho concluso: “E va bene, si, mi ha mollato lui! Ma stavo per farlo io eh?”

Mi sono visualizzata tra dieci anni e ho avuto paura. Davvero paura.

Parla Core di mamma

[Premessa: questo è un post da carie ai denti, convenzionato con lo Studio Dentistico “Sdolcins”, se non avete soldi e voglia di procedere alla cura o non vi siete lavati in maniera approfondita i denti, evitate la lettura]

Non stai mai ferma, nemmeno quando dormi. Ti copriamo e dopo qualche ora ti ritroviamo con i piedi dove dovrebbe stare la testa (quando va bene) o sommersa sotto montagne di pupazzi da cui non vuoi separarti. A scuola le maestre ti chiamano “Radiolina”, dicono che sei una bambina solare e chiacchierina, che dovrebbe imparare a gestire i momenti, ma che le fai ridere, che fanno fatica a sgridarti per quel tuo faccino dolce. Sei amica di tutti, quando incontri o intravedi un compagno di classe, appena scesa dallo scuolabus, vi sbracciate e mandate baci e abbracci. Hai una cartella più grande di te, ormai sei abituata a essere sempre la piccolina della classe. Certe volte vorresti esserlo di più, mi dici che ti piacerebbe tornare alla Materna o al Nido, ma anche andare alle Medie. Hai una passione per le bimbe più grande, qualche amore amicale, ma dici che tu non ti fidanzi come alcune tue compagne, che di tempo ce n’è e gli amici sono amici.

Racconti favole, ti piace leggere quel che riesci a leggere e sperimentare quel che ancora non decifri. Punti il dito verso alfabeti immaginari e provi a decriptarli, anche con la fantasia. Hai scoperto Geronimo Stilton e non vedi l’ora che arrivi la sera per leggere un pezzetto di un nuovo libro. Piena di emozione e desiderio di guardare ogni minimo dettaglio.

Mi chiedi spesso perché non hai un fratellino, ti piacerebbe molto e ogni volta mi spezza un pezzettino di cuore, ma fa niente, nella vita mica possiamo avere tutto no?

Io ti rispondo che la tua famiglia sono le persone che ti amano e che ami e che non servono mica i rapporti sanguigni per decidere che qualcuno è tuo parente. Mi dici è vero, infatti io ho una zia che ci siamo scelti perché ci vuole bene, non è mica tua sorella, ma è pur sempre mia zia.

Cresci in fretta e a volte vorrei che il tempo si dilatasse in questi giorni in cui profumata di pane hai ancora voglia di stringerti a me, ti fidi della mamma e le confidi piccoli e grandi segreti. Dici che tu da grande “farai la geografia”, sarà il tuo lavoro, perché così potrai trovare i tesori dei pirati nei segreti delle mappe del mondo. Oppure parli di un futuro da chitarrista e da pizzaiola e da blogger, come la mamma.

Se ti chiedo come è andata a scuola, mi rispondi che me lo racconti alla fine della quinta elementare “così è una sorpresa più grande”!.  Ti arrampichi sugli stipiti delle porte per giocare a SpiderMan, costruisci tane sotto il tavolo e quando dipingi ti piace mischiare i colori, in modo che diventino un unico arcobaleno in miscuglio, per inventare nuove tonalità.

Attualmente hai un paio di desideri grandissimi: farti i buchi alle orecchie e conoscere Babbo Natale. Dici che starai sveglia alla Vigilia, che lui non se ne accorgerà e tu lo spierai mentre mette il tuo regalo sotto l’albero. Tra meno di un mese hai 6 anni, mi sembra che il tempo sia passato in un soffio, mi sembra che nel mio cuore tu ci sia da sempre. Tra questi due estremi viviamo la nostra vita, nei giorni belli e in quelli meno, nei giorni che siamo felici e in quelli che ci arrabbiamo.

Tu – per la verità – ti arrabbi molto poco. Hai sempre un sorriso, ti dimentichi in fretta delle liti e ti adatti a qualunque situazione con una grazia e un coraggio che ti ammiro molto. Se ti scatto una foto mi dici “Dai, dai che così la mettiamo su Facebook” . Metti in fila piccoli personaggi e costruisci narrazioni senza fine, con le vocine diverse per ognuno di loro.

Spero di ricordarmi sempre di te così, che la nostra vita insieme e anche quella dopo, sia la summa di tutto questo e di quello che in potenza già sei e diventerai. Spero di non dimenticarmi mai che sei una persona e non solo mia figlia.

Spero che tu abbia un futuro sereno, che anche nei momenti bui sappia sempre che su di me puoi contare, qualunque cosa succeda, qualunque persona diventerai, qualunque strada prenderemo tu e io insieme, tu e io separate.

Ti amo figlia mia. Lo scrivo perché sono consapevole che questo è uno di quei momenti che ricorderò per sempre e voglio ripetermelo per almeno tre volte di seguito quanto sono fortunata.

Report della prima settimana alle elementari

  • Il primo giorno si è svegliata alle 6 urlando: “OGGI IO VADO ALLE ELEMENTARI!!!!”. Eravamo tutti molto emozionati ma non ho pianto come pensavo, Frollina era così felice che non mi sembrava il caso.
  • Il secondo giorno ha preso lo scuolabus da sola: si è messa seduta e continuava a chiedere a tutte le bambine grandi se si volevano sedere di fianco a lei, ma loro avevano le loro amiche e dicevano di no. Lei ha sorriso fino a quando non ha trovato un’altra primina accanto cui sedersi ed è partita contenta come una Pasqua.
  • Il terzo giorno è tornata a casa dicendo che era salita su un albero mentre giocava a strega con una compagna, poi è caduta e dopo mamma ho avuto un gran male al culo durante matematica
  • Il quarto giorno aveva comprato un insetto morto al mercatino della scuola
  • Venerdì sera mi ha confidato che ha preso una cotta ma che non si ricorda il nome del bambino.
  • Ieri ha cominciato a sedersi in fondo sul pulmino: dice che le piace un sacco stare lì insieme alla sua amica DAINA (che in realtà si chiama Linda ma lei non riesce a dirlo 😉
  • Oggi una mamma, alla fermata, ha commentato così la gioia entusiastica di mia figlia di fronte ai cambiamenti: “A breve vi comunicherà che lei parte per l’ERASMUS!”

Io sono felicemente sbalordita dalla capacità di adattamento di Frollina che continua a ripetere che la scuola elementare le piace da impazzire. Conserva figurine per partecipare al mercatino, arriva a sera che si addormenta sul piatto ma si sveglia al mattino piena di entusiasmo.

Io in compenso sono arrivata alla fine della prima settimana di elementari stanca morta, brasata dalle emozioni e chiedendomi quando comincerò ad abituarmi ai nuovi ritmi e a un nuovo posto, alle insegnanti e a un gruppo diverso da quello della Materna.

L’inserimento, insomma, sembra ben riuscito per lei, io ho ancora bisogno di qualche giorno di accompagnamento 😉

Frollina fa rima con radiolina

Frollina si è trasformata in una radiolina: ieri siamo state a Montesole per festeggiare il 25 aprile insieme a un po’ di amici (Tino putroppo era bloccato con la schiena) e ha iniziato a parlare alle 9 del mattino, per smettere alle 21.30 della sera.

Stamattina alle 6.45 si è svegliata e ha ricominciato.

Vuole sapere tutto delle “birichinate” che ha combinato da piccola (ora che è grandissima), di quando è nata, di come ero io da piccola, della prima volta che io, della prima volta che lei.

A Montesole abbiamo passato una bella giornata. Io ero un po’ irritata dalla troppa retorica. Mi sono rifugiata alla scuola di pace, dove sempre, secondo me, c’è un livello di riflessione sulla pace, la guerra e giornate come questa che è più vicino alle mie corde.

Mi sembra sempre che queste occasioni siano solo una grande palestra di autocompiacimento e invece dovrebbero essere un modo per guardare al presente e al futuro imparando dal passato.

Poi Montesole, molti di voi lo sanno, è un posto che mi è entrato nel cuore dal campo che ho frequentato, una settimana, a settembre scorso, proprio alla scuola di pace.

Comunque.

Abbiamo camminato con i bambini per un bel pezzo e sono stati bravi, non credevo potessero essere così volenterosi nel passeggiare per la collina, in mezzo a tutta quella fiumana di gente.

Quando è arrivata sera, ci siamo messi in fila per prendere la navetta per scendere a Pian di Venola a recuperare l’auto dei cicci. Siamo stati in fila per un’ora, forse qualcosa di più. Un lungo biscione di persone scodinzolava verso il punto dove si fermavano i pulmini.

Frollina e Ciccio hanno davvero dato il loro meglio, improvvisando una serie di gag per chi attendeva con noi, davvero esilaranti. Hanno inscenato l’incredibile Hulk e ci siamo chiesti, tutti insieme, come faccia coi pantaloni, che ogni volta che si trasforma nel rompe un paio.

Hanno cantato tutto il repertorio di canzoni della loro scuola, quelle degli anni ’80 (Ciccio su Capitan Harlock è fortissimo!), Pippi calzelunghe per terminare con un assolo di Frollina, con la sua personale interpretazione di “Bella Ciao”.

Hanno insegnato “la pace zen” a tutti quanti e quando si sono resi conto che un numero consistente di adulti rideva alle loro gag, sono diventanti incontenibili. Ho una figlia timida quasi quanto me.

La prossima volta faccio in modo di portare un piattino da far girare: c’era da far su serata, ieri!

Siamo tornate a casa esauste e molto rosse: ieri finalmente il sole ha fatto capolino e brillava alto nel cielo.

Abbiamo dormito insieme stanotte. Frollina alle 6.40 ha aperto gli occhi, mi ha guardata e mi ha detto: “Mamma mi puoi raccontare di quando eri piccola?”.

Non so, forse fuma sostanze stupefacenti quando non la guardo. E’ esuberante di vita e voglia di fare cose, di raccontare, scrivere, disegnare. Ieri andava in giro con un bloc notes in braccio e un pennarello e disegnava tutto quello che vedeva.

Mi ha fatto tenerezza, mi ha ricordato la sottoscritta, quando a 8 anni tenevo sempre in cartella il mio diario per scrivere tutto quello che mi passava per la testa.

Chissà se è questione di DNA. Di certo i 5 anni sono un’età fantastica e piena di spunti creativi. Per lei e per noi.

Tabatha è venuta a prendermi per portarmi nell’Inferno dei parrucchieri

Ieri sera sono tornata a casa, dopo una giornata lunga e intensissima e Frollina mi fa “Mamma, allora quand’è che mi tagli i capelli?”

Insomma, a casa nostra sono io la parrucchiera. Lei no ci vuole andare in qualche Salone, vuole solo la mamma che usi forbici e spazzola sulla sua chioma. Da quando è nata, Frollina è dotata di una quantità sconsiderata di capelli. La prima volta che ho dovuto tagliarglieli aveva 6 mesi, per dire. Quando è nata, ricordo BENE che prima sono spuntati i capelli e dopo circa un’ora lei.

Ieri sera ero stanca.

Come sempre abbiamo fatto il bagno e poi ho preso lo sgabellone e l’ho messo davanti allo specchio, in bagno. Mia madre che se ne stava andando scuoteva la testa. Lei non è molto d’accordo che mi occupi io dello stile di Frollina.

Io – stizzita – le dicevo “So quello che faccio, sono 5 anni che le taglio i capelli!”. Lei si è fatta scappare un “Appunto!” ed è uscita.

Frollina cantava e mi raccontava di un fatto accaduto a scuola e dei pesciolini, che lei vuole i pesciolini per Natale e poi anche di una storia al contrario che l’era venuta in mente.

“Potremmo raccontarla insieme al Tempo dei giochi il giorno che vai a raccontare le favole!” mi ha detto contenta. Insomma, taglia, tagliuzza e nel frattempo pensavo, insieme a lei, come strutturare questo otto marzo che racconto le favole ai bambini insieme a 2 amiche e saranno proprio le mie favole, che emozione e che responsabilità.

Lei intanto mi diceva “Mamma taglia qua, taglia là, non voglio tutti quei capelli sulle orecchie!” e io che provavo a trovare un giusto mezzo, ma poi era divertente questo tagliare insieme, su sua indicazione, alleggerire, spuntare, creare effetto pieno-vuoto

pieno vuoto davanti

pieno vuoto dietro

aspetta che sistemo quello scalino e vuoto un po’ lì

aspetta, anche dietro bisogna svuotare un po’ che se no l’effetto è troppo pesante

ecco, ecco, ferma frollina, non ti muovere che abbiamo quasi finito…

ecco, ecco, spetta che taglio un attimo anche di là…

Ciò che era pieno, d’un tratto è diventato VUOTO, crateri si sono aperti sulla luna del bel viso di mia figlia. Scalini ripidi che nemmeno il portico di San Luca è tanto scosceso. Ciuffi orfani a ricordo del tempo andato.

Oh

mio

Dio.

Quando ho deposto l’arme, mi sono resa conto che mi ero fatta prendere un po’ troppo la MANO.

Il demone di TABATHA mani di forbice, la parrucchiera sadomaso che infligge punizioni ai parrucchieri cattivi, si è presentato alle mie spalle, scuotendo quel suo caschetto platino di capelli, con gli occhi cattivi e i denti da vampiro, pronta a infilzarmi con un bigodino e mandarmi direttamente in un inferno speciale, dove un enorme phon spara vento CALDISSIMO sulla faccia dei dannati e un esercito di forcine invade la tua regione addominale per impiantare lì le proprie uova.

Cosa ho fatto?

perché tanta SUPERBIAAAAAAAAAAAA?

Ho ripetuto 15 volte Io-non-sono-una-parrucchiera a monito per il futuro. Nel frattempo la figlia si guardava tutta soddisfatta allo specchio, un po’ delusa perché la frangia non gliela avevo tagliata proprio tutta-tutta ma rimaneva qualche pelo sparso, come se avesse tentato di accendersi una sigaretta con il fuoco della cucina, tenendola tra le labbra (e so cosa succede perché faccio parte della ristretta cerchia di idioti che ci hanno provato!).

L’amore per una madre è proprio cieco!

Stamattina per fortuna c’è il sole. Le ho infilato un bel cappello primaverile in testa. A scuola – nel timore che la maestra potesse chiamare gli assistenti sociali – prima che se lo togliesse l’ho preparata. L’unico commento è stato “Ma tanto è bella lo stesso!”. Avrei voluto abbracciarla la maestra. Quando si dice bugie a fin di bene…

Ora vado. Un bigodino gigante mi ha fatto tic tic sulla spalla, credo che il mio momento di scendere agli inferi sia alfine giunto.

Vi ho voluto bene.

 

Quella p.r. di mia figlia

I bambini, a 4 anni, si invitano molto.

Durante la giornata a scuola frollina e i suoi compagni decidono che passeranno il pomeriggio insieme e quando arrivano a prenderli i genitori è tutto un “oggi la Tizia viene a casa mia”, “Sai che adesso andiamo da Caio a giocare ai dinosauri?”. E’ una cosa molto bella questa apertura alla vita e al mondo, solo che è un po’ impegnativa.

Da qualche tempo – tra mamme – abbiamo deciso di mischiare le carte: maschi e femmine devono cominciare a frequentarsi anche fuori dalla classe, per non creare gruppi granitici di genere e così ogni tanto si organizzano gruppi pomeridiani di gioco.

Il punto è che vorresti sempre invitare tutti, ma come si fa? Casa Panzallaria, per esempio, è grande 70 metri quadri: o entrano molti bambini e i genitori si vanno a prendere un the al Bar, oppure bisogna rinunciare alla presenza di qualcuno.

Io e la mia coda di paglia fumante stiamo sempre MALISSIMO, quando all’uscita da scuola, magari tenendo per mano due bambini e quindi esplicitando chiaramente l’avvio di un pomeriggio ludico, incrocio lo sguardo con uno di quelli che non sono stati invitati (ma solo per problemi di spazio, lo inviteremo la prossima volta) e mi guarda con occhio bovino e supplichevole chiedendomi se può venire anche lui.

Mi sento una cafona di merda, diciamoci la verità, in quei momenti.

Mi faccio le mille pare degli adulti ma anche della ex bambina pippa incredibile che ero.

Perché queste situazioni mi fanno venire in mente quando da piccola la Claudia invitava l’altra Claudia a casa sua e non me e allora pensavo che non mi volesse più bene, tornavo a casa, leggevo da sola Anna dai capelli rossi che c’è una scena in cui la protagonista fa involontariamente ubriacare la sua amica e finiva (giuro è successo, per farvi capire quanto sono una pipparona emotiva) che poi andavo in cucina mentre mamma preparava la cena, trovavo sul tavolo un  cartone di tavernello e mi trincavo un bicchiere pieno di vino, pensando al triste destino solitario della mia inutile esistenza e piangendo sulla mia migliore amica che aveva scelto un’altra.

Insomma, io la prima bresca trista della vita me la sono presa a 8 anni e non vorrei mai essere la causa di qualche analogo destino di un quattrenne disperato perché la sottoscritta lo ha escluso dalla sala giochi.

Che poi io – a seguito di tutte ste pippone mentali – avevo anche pensato di farmi suora, quando ero bambina e non ci crederete ma pregavo molto Dio e dicevo che se mi aveva fatta brutta e sola c’era un perché e quel perché era che dovevo pregare.

Poi per fortuna si cambia 😉

Comunque, ero partita da questa cosa di loro che si invitano tra loro e mi chiedevo, ma succede anche a voi altri? Come gestite le pubbliche relazioni dei vostri pargoli?

Religione for dummies

Frollina gioca: Maria e Giuseppe vanno in macchina da Gesù

Tutto ha avuto inizio quando siamo partiti per Perugia.

In autostrada, mentre ci avvicinavamo a una delle regioni con il più alto tasso di santi in Italia, c’era questo cartellone promozionale dei beni artistici del luogo e in primo piano campeggiava un Cristo in croce con tanto di sangue che cola sulla fronte.

Frollina è rimasta un po’ sconvolta. Mi ha chiesto con la voce tremante: “Ma chi è quel signore con delle frecce piantate nelle mani?”

Temevo questo momento. Mi sono guardata intorno per cercare conforto nella logorrea pedagogica di Tino ma lui in quel momento stava già facendo la fila per aggiudicarsi il suo amato Rustichello in Autogrill.

Ho tentato di spiegarle che si trattava di Gesù, che gli avevano fatto una statua perché è un uomo molto amato vissuto tanto tempo fa e che ha fatto delle cose buone tanto che poi hanno pensato di ricordarlo sempre facendo delle case dove si può entrare e parlare con lui.

Lei ha registrato solo una frase e per qualche ora, ha continuato a ripeterla ciclicamente:

“Gesù è morto!”.

Abbiamo ricominciato il nostro viaggio e giocando con i suoi personaggi, ogni tanto faceva dire a uno dei due: “Sai con le frecce Gesù è morto?”.

Abbastanza inquietante.

La cosa che l’ha colpita e che mi sono trovata davvero in difficoltà a spiegare è il fatto che in questo periodo si parla tanto di Gesù che è nato e adesso lei scopre che è anche morto. E come, per giunta!

Ieri era un cinno con il pannolozzo dentro alla caverna, mentre due animali enormi gli fiatavano addosso e un sacco di gente gli portava pecore e galline e mirra e incenso, con la sua mamma e il papà accanto, e adesso è morto in croce.

Pazzesco! Le sue rotelline hanno cominciato a girare vorticosamente e il generatore casuale di dubbi si è messo a macinare domande.

Un fuoco di fila.

“Ma era piccolo quando è morto?” “Ma è morta anche la sua mamma?” “Ma perché nella caverna non c’era il riscaldamento?” “Ma perché gli hanno tirato le frecce?” “Posso comprare un palloncino?”.

Noi siamo entrati un po’ in palla. Da una parte sono felice di poterle raccontare delle religioni e di ciò in cui credono molti uomini, dall’altra non ne ho la minima capacità.

Per un attimo il panico ha preso il sopravvento tanto che ho anche pensato a una conversione sulla via di Damasco  a seguito della quale potrei iscriverla a quella specie di ora di religione che fanno a scuola e che assomiglia molto a un catechismo cattolico.

Questo per farvi capire quanto mi ha mandato in crisi!

Durante questo famoso fine settimana a Perugia siamo stati ovviamente a visitare il Duomo e proprio in quel momento si stava svolgendo la messa domenicale.

La frollina ha cominciato a fare un’altra batteria di domandone filosofico esistenziali delle sue. Dopo aver resistito alla tentazione di andare a chiedere l’ostia per avere la scusa della bocca piena, ho tentato di risponderle in modo obiettivo su tutta questa gente che cantava e sull'”uomo con la gonna” che leggeva.

Era affascinatissima, tanto che quando abbiamo fatto per uscire ci ha guardati delusa:

Uffa! Volevo vedere come va a finire!

A casa abbiamo un piccolo presepe di sapone che ogni anno sistemo perché è un oggetto bello, che mi ricorda la nascita di frollina, dato che ce l’hanno regalato in quell’occasione.

Lo so, se fossi un’agnostica pura d’animo non lo tirerei nemmeno fuori, ma a qualche compromesso posso scendere e diciamo che questo non mi sembra grave.

La Frollina ovviamente lo guarda, ci gioca, fa domande.

E sempre torna su questo punto:

Perché un bambino è morto?

Difficile spiegare il corso della vita a lei che “ieri” andava all’asilo nido e “domani” sarà una mamma.

Sono andata in libreria. Perché da qualche parte ci deve essere un libro, qualcosa, per noi dummies della religione!

Qualcosa che spieghi senza infarcirsi di dottrina. Qualcosa che racconti, pensando al punto di vista di chi – come noi – considera tutte le religioni alla stessa stregua e non vuole che nulla sembri più o meno vero di altro.

Ci sono tantissimi libretti interessanti e NON catechistici su TUTTE le altre religioni ma NON su quella cattolica. Come se in Italia il punto di vista fosse scontato. E’ irritante.

Ho chiesto l’aiuto di un libraio.

Lui mi ha passato un libro sulla vita di Gesù, convincendomi che era quello che faceva per me, che lui capiva bene, perché aveva lo stesso problema e che quel libro era proprio quello giusto.

Belle illustrazioni in effetti. Inizio appassionante.

L’ho comprato.

Quando a casa mi sono messa a leggere meglio e sono arrivata alla riga: “Perché siamo tutti figli di Dio” mi è scesa una catenona che volevo mettermi a piangere…

Per ciò ecco, se conoscete qualche libro interessante che racconti la storia della religione cristiana e della vita di Gesù, adatto ai bambini, senza avere un approccio religioso

consigliatemelo.

Altrimenti intravedo la deriva fantascientifica, con il serio rischio che mia figlia da grande diventi adepta di Scientology e pasteggi a placenta.

Un libro laico per bambini.

Sulla/sulle religione/i.

Esistono?