La pennichella
Toglietemi tutto ma non la pennichella del sabato pomeriggio. Se VOGLIO farla, DEVO farla. Divento una Iena altrimenti. Mi si incricca il cervello. L’idea che a breve mia figlia non vorrà più farla mi mette i brividi. Ma come? Ma perché? Perché tra i 4 e i 5 anni si smette? Non è mica una cosa brutta, fa tanto bene, serve a staccare per un’oretta o due con il mondo e rinvigorire gli animi e spiriti.
Solo il fine settimana, mica sempre. Ma la pennichella è BELLISSIMA!
Certe amiche della frollina non la fanno già più e di fronte alla notizia io ho reagito con una pacca sulla spalla del mal capitato genitore, scuotendo la testa e chiedendogli “Ma sei sicuro che PROPRIO, PROPRIO non ci sia più speranza?” come se si trattasse di un caso di eventuale espianto di organi.
Mia figlia col cavolo.
Fino ai 12 anni almeno – età in cui potrò continuare a farlo per i fatti miei, bellamente, senza che abbia bisogno di una mamma vigile in post prandiale delle feste – la frollina farà il pisolino!
Me lo ripeto, per autoconvincermi, poi in realtà so bene che non andrà così, non potrà andare così.
A me dormire piace. Anche a Tino se è per questo. Ma che vi devo dire? Noi siamo delle bbestie. Prima della nascita della biscotta, al sabato e alla domenica univamo colazione e pranzo, trasformandoli direttamente nella merenda del pomeriggio.
Ora alle 7.15, 7.20 al massimo lei apre i suoi occhietti vispi e mi dice: “Mamma, io sono sveglia, giochi con me?”
Fino a qualche tempo fa, come un ineluttabile destino, mi mettevo a giocare, leggere e brigare a quell’ora. Oppure lo faceva Tino, che però non si sveglia manco con le cannonate e spesso giocava a fare il morto per saltare il turno.
Ora sono una bestia. Faccio outing.
La domenica se sono a pezzettoni, cosa che capita abbastanza spesso, mugugno un “perché non giochi un po’ da sola in camera tua mentre mamma si riprende?” e lei ha cominciato a farlo. Io mi trasferisco sul divano, in prossimità della sua stanza, per sedare il senso di colpa da madre snaturata che mi viene (ma che non mi impedisce di ronfare saporitamente tra i cuscini e il sofà).
Dopo circa un’ora lei si stufa. Giustamente. Per guadagnare qualche altro minuto le propongo di guardare un cartone.
Ecco.
L’ho detto.
Lo so, non è da me, direte voi.
E invece si.
Certi giorni bisogna pur sopravvivere eh?
Ecco, lo sapevo, volevo parlare della pennichella, del suo valore e dell’importanza che riveste nella prima infanzia e come al solito mi sono ritrovata a raccontarvi uno dei miei orrendi segreti.
Non mi tengo neanche la piscia, Tino lo dice sempre.