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Tutto fa sport: movimento e vita quotidiana

Da un po’ di tempo sono sempre in giro per lavoro: treni, sveglie all’alba, corsi in giro per la città e oltre. Mi chiedete come faccio, se riesco a continuare a praticare sport regolarmente anche con questa vita quotidiana, così oggi ho deciso di raccontarvelo.

Prima di tutto: TANTA CALMA.

Ho avuto un periodo intenso, in cui nella stessa settimana sono passata da 4 città diverse e ho dovuto tenere 2 corsi impegnativi, il che significa anche prepararsi per.

Ora, quando si devono sostenere impegni di lavoro e questi impegni si accumulano (e se sei un consulente capita SEMPRE che ogni tanto si accumulino) bisogna scomporre le dead line, guardarle una per volta e non farsi prendere dal panico, se no si finisce per stancarsi il doppio, per produrre la metà e per dormire un terzo, che non fa mai bene se devi rimanere concentrata.

In periodi come questo capita che a persone come me, abituate ad avere un appuntamento con la piscina due volte alla settimana (impegno fisso poiché frequento un corso serale) e a correre nel tempo libero (quale? dove?), possa venire un po’ di ansia anche per quello che – pensano – non riusciranno a fare per stare fisicamente bene.

Ecco: TANTA CALMA e MOLTA LUCIDITÁ anche per quanto riguarda lo sport.

Prima di tutto, il segreto sta nel trasformare ogni spostamento previsto in un’occasione per fare un po’ di movimento: io per esempio ho scelto la bicicletta come mezzo di locomozione e posso assicurare che i 20 minuti per andare da casa alla stazione sono un’ottima opportunità per sciogliere i muscoli. E se al rientro, quando sai che potrai poi tirare via il sudore, aumenti il passo, ecco che il leggero movimento potrebbe trasformarsi anche in un po’ di sport e sciogliere la tensione di una giornata sedentaria.

Io mi sveglio di media alle 6 del mattino, faccio un’abbondante colazione, mi lavo e poi inforco la bici per andare alla stazione dei treni. É freddo e mi copro bene e devo dire che all’arrivo al parcheggio, mi sono svegliata che è una meraviglia.

Quando mi ricordo, porto sempre con me qualche spuntino energetico perché so che verso le 10 vorrei mangiare un toro e non dimentico mai di bere almeno 1 litro e mezzo di acqua al giorno: mi mantiene sgonfia, mi fa sentire energetica e digerisco meglio.

Se non mi ricordo lo spuntino e mi viene tanta fame, lo ammetto, prendo una brioche al bar: SENTIRE LA FAME è diverso che farsi prendere dalla pigra golosità di certi momenti, sapere distinguere le due cose è fondamentale per non arrivare a pranzo con un cratere al posto dello stomaco.

Di solito faccio in media 1 ora di treno, sia che vada a Milano che a Ravenna. Quando scendo, a seconda della destinazione definitiva, scelgo se andare a piedi o con i mezzi, ma anche quando a Milano la mia meta è irraggiungibile a piedi, cerco sempre di scendere una fermata prima dalla metro per camminare un po’.

A pranzo mi alzo sempre dalla sedia e mi faccio una piccola passeggiata digestiva: cerco di evitare i carboidrati complessi (pasta, piada, ecc) perché se no verso le 16 comincio a sentire un tamburo al posto della pancia e di solito le energie calano in fretta e cammino non solo per fare un po’ di moto, ma anche per guardarmi intorno, raccogliere qualche storia nell’aria e annusare città che non sono le mie.

I 2 giorni che vado a nuoto sono spesso a Ravenna per lavoro. Al mattino carico la borsa con il cambio in bici, ci infilo dentro anche la gavetta del pranzo e vado. Il treno arriva in stazione alle 19.10 e alle 19.30 devo essere in vasca. I km che separano la piscina dalla stazione sono circa 4 e io li percorro in bicicletta a gran velocità. Tutta salita, spesso una gran fatica, ma arrivo in vasca già calda e mi alleno nel caso da grande voglia fare il triathlon 😉

Nuotare poi sciacqua via la stanchezza della giornata e mi fa sempre piacere incontrare i miei compagni di corso, con i quali si parla di argomenti diversi dal lavoro. Arrivo a casa stanca ma contenta.

Durante il fine settimana vado a correre: cascasse il mondo, qualunque impegno io abbia, faccio almeno 2 ore di corsa (una al giorno). Se mi è concesso un week end senza presentazioni di libro o corsi, in cui posso godermi la mia famiglia, mi sveglio presto per non togliere tempo a loro e vado a farmi la mia corsa.

Anche se piove. Sebbene faccia freddo.

Non ho sempre voglia, ma mi sforzo: so che quando rientrerò, starò davvero bene e nel momento in cui la pigrizia mi tenta, sposto il pensiero al dopo, resisto e vado.

Poi finisce che non solo dopo sto meglio, ma nel frattempo mi diverto!

Perché l’altro segreto, per fare sport regolarmente, è questo: godersi ogni momento in cui lo fai, imparare ad ascoltare i muscoli e a guardarti intorno. Se lo sport equivale anche per te all’aria aperta, è veramente bello osservare le stagioni che cambiano, la temperatura che cala da una settimana all’altra e il cielo che ha colori diversi a seconda del momento dell’anno. E se corri da poco ti confido il mio piccolo momento di godimento: a un certo punto, dopo che ho corso circa 5 km e sono calda ma non ancora stanca, io aspetto di essere da sola e poi spalanco le braccia e mentre corro, imito gli uccelli, pratico i miei 3 minuti di volo libero, ridendo come una pazza e correndo velocissima.

Prova: ti assicuro che è qualcosa che vale davvero la pena! Poi, se come me, sei calato tanti chili, quello lì è il momento esatto in cui ti ricordi della tua leggerezza e non dai per scontato il fatto di potere “volare”.

Se per lavoro mi sposto a Bologna, cerco di non spaventarmi dalle lunghe distanze: la bicicletta è comunque un ottimo mezzo e basta prendersi il tempo a sufficienza per raggiungere la meta! E se temi che la bici ti porti a destinazione troppo sudato, ricorda di vestirti adeguatamente, senza esagerare  e opta per l’abbigliamento a cipolla (metti e togli).

Se gli spostamenti in città lo consentono, io vado spesso anche a piedi. Passeggiare è un’altra di quelle cose che non solo fanno benissimo al corpo, ma che ti consentono di avere un po’ di tempo per guardarti intorno, farti venire idee e rilassarti. E durante il percorso, puoi anche entrare in un bar carino sempre diverso e prendere un caffè: i bar, al mattino, sono uno dei posti migliori dove ascoltare storie e riappropriarsi di un senso di umanità collettiva.

E poi io sono stata “furba”: ho scelto attività fisiche che si possono fare ovunque, come correre e camminare. Se sto via per 2 giorni, mi porto dietro le scarpe da corsa e un parco dove fare qualche chilometro si trova quasi ovunque! 

Nell’ultimo mese, malgrado io stia mangiando parecchio perché ho SEMPRE fame, ho perso un chilo e credo dipenda perché mi muovo moltissimo: non sempre e solo per piacere, ma anche per lavoro, ma cerco di prendere tutto il positivo che ne viene.

Ho avuto giorni in cui l’ansia ha preso il sopravvento, non solo per i tanti (a volte troppi) impegni presi, ma anche perché ci sono settimane in cui il tempo che passo con la mia bimba è davvero scarso: esco al mattino che dorme, torno alla sera che sta per andare a letto.

Quei giorni lì li ho affrontati scomponendoli in particelle più piccole: il prossimo appuntamento, il prossimo treno, la pausa pranzo, le prossime 3 ore di corso. Sono quindi sempre tornata a casa con il sorriso, tanta stanchezza ma la voglia di leggere un libro con lei o giocare a Monopoli.

Che – come mi ha detto una persona che conosco e che è sempre allegra – delle volte ci stanchiamo al pensiero di quanto ci stancheremo e in quell’ansia di stancarci, davvero arriviamo a sera spappolati, se invece facciamo un respiro profondo e ci muoviamo solo da un punto A a un punto B e così via, diventa tutto più semplice. E se in quel movimento da una lettera all’altra dell’alfabeto, pensiamo al nostro corpo come un alleato, lui lo sarà e potremo aiutarlo a raccogliere energia attraverso il movimento!
Dunque se tu che stai leggendo hai giornate molto intense, in giro o nel tuo ufficio, ricorda: TROVA IL TEMPO per fare almeno 20 minuti di movimento leggero al giorno; alla fine della settimana, senza nemmeno accorgertene, avrai messo in moto regolarmente i muscoli.

Ed è questo l’unico segreto per rimanere in forma, specie se esci da una lunga dieta!

La mia “attrezzatura”

Da un po’ ho scelto di lasciare la borsa a tracolla a casa: viaggio con un comodissimo zaino porta computer nel quale, all’occorrenza, riesco a inserire anche un cambio se devo dormire fuori. Porto sempre con te uno spazzolino da denti, un dentifricio, un deodorante e le salviette umidificate. Se il cambio non ci sta nello zaino, me lo porto dietro in una bag con cerniera, piccola e comoda. Quando le giornate me lo consentono, mi porto una borsa supplementare che poi ripiego nello zaino con il cibo per il pranzo, un frutto e l’acqua. Lo zaino è molto comodo sia per viaggiare in bici, sia nel caso in cui io debba fare una corsa perché sto perdendo un treno.  Con me viene sempre anche il mio kindle per leggere o l’IPad quando scelgo di informarmi e studiare. Se non si percepisce il treno come uno “spazio morto”, diventa un’ottima occasione per fare auto formazione (e a volte, alla peggio, per lavorare).

 

 

 

 

 

Una piccola Girardengo in famiglia

E’ tutta l’estate che le rompiamo i maroni sulle cose che è ora di imparare.

Le rompiamo i maroni perché ha voluto i pattini e li ha portati solo un paio di volte, le rompiamo i maroni perché a 6 anni che tendono ai 7 bisognerebbe smetterla di usare le rotelline della bici e impegnarsi per imparare ad andarci.

Le rompiamo i maroni, fondamentalmente perché – oltre a essere due grandi rompimaroni, suo padre ed io – siamo convinti che debba conquistarsi la sua emancipazione e non dare per scontato che arrivino cose da usare, con cui giocare.

Se ci sono, si usano.

Una mattina – era forse ferragosto – Frollina si è svegliata (eravamo in montagna) e ci ha detto che aveva sognato che imparava ad andare in bicicletta benissimo, che lei voleva imparare. Anche perché uno dei pungoli maggiori che le stiamo dando è il fatto che ormai la bici è il nostro solo mezzo di locomozione (la ‘Unto è defunta per sempre e non abbiamo intenzione di comprare un’altra macchina) e che sul seggiolino non possiamo praticamente portarla più.

Non appena abbiamo rimesso piede in città, Frollina ha subito detto – molto seria e convinta – che voleva riprovare ad andare in bici senza rotelline. Eravamo già tutti in cortile, pronti per la grande prova, quando ci siamo accorti che la sua bicicletta non c’era più. Sparita. Volatilizzata. Polverizzata.

Ci abbiamo messo un po’ a elaborare il fatto che il mondo è cattivo e che nel 2013 anche una bicicletta per bambini può essere rubata, che può succedere nel cortile di casa, ma poi abbiamo dovuto farcene una ragione. Io ho anche pensato fosse il destino, mia figlia forse deve rimanere una che in bicicletta non ci sa andare, non lo so. Ho pensato alle mie amiche (e ne ho qualcuna) che c’hanno paura delle due ruote e mi sono detta che forse anche questa bambina era destinata a quella vita lì.

Per fortuna invece Tino – più pragmatico – ha preso in mano la situazione, abbiamo chiesto in prestito una vecchia bici a una compagna di classe della bambina e con quella bmx tra le mani ci siamo ritrovati tutti nel parco sotto casa.

In 30 secondi netti Frollina è partita. Era pronta. Matura. Cotta. La bici era perfetta per lei. Forse un po’ piccola, ma meglio così. Lei aveva un sorriso a 102 denti che le mangiava tutta la faccia, mentre ci passava davanti con il suo casco a forma di zebra.

Noi sembravamo i supporter della Ferrari, a bordo pista a saltare e esultare.

E’ trascorsa ormai più di una settimana da quel giorno lì in cui nostra figlia ha imparato a pedalare da sola e da quel momento la nostra vita ha subito un’accelerazione: Frollina si sveglia al mattino che ha già il casco in testa, le scarpe da ginnastica e i pantaloncini comodi.

Saltella e ripete ossessivamente: “Allora? Quando usciamo? Quando vado in bici?” fino a quando, ancora con le caccole del sonno negli occhi, non inforchiamo anche noi le nostre biciclette e si va tutti insieme in giro per le ciclabili a nostra disposizione.

Il primo giorno che siamo uscite insieme, ognuno con la sua bici, io ero molto emozionata. E anche lei.

La città era ancora vuota per via delle vacanze. Ci siamo infilate sotto il portico, per raggiungere un parco vicino dove ci aspettavano amici.

Non in strada, ho pensato. Per iniziare andiamo pianino sotto il portico.

A un certo punto del nostro percorso, ci si è parato davanti un tizio alto un metro e una banana, poteva avere 60 anni, con un fischietto RUMOROSISSIMO e una maglietta del camping Lido Adriano. Ha cominciato a fischiarmi nelle orecchie. Ma forte che mi sembrava di essere dentro un cartone animato. C’erano anche i suoi sputacchi disegnati nell’aria!
“Polizia di Stato!” si è presentato, lui e la sua maglietta di Lido Adriano.

“Si vergogni!!!!!!!” urlava. “E’ questo l’esempio che vuole dare a sua figlia?????????” continuava, indicando il portico. Io lo so che sotto il portico non si può andare con la bici, ma noi eravamo a una velocità irrilevante, lei stava imparando e davvero – a parte qualche matto (appunto) – non c’era proprio nessuno. E poi perché devo rendere conto a uno che indossa una maglietta del camping Lido Adriano???

Frollina mi guardava tra l’inebetito e lo spaventato. Il “poliziotto” ha continuato: “Se non scendete subito dalla bici chiamo immediatamente i carabinieri!!!!!” che sarebbe come se un idraulico che ti sta sistemando un tubo dicesse: “Aspetti che chiamo il fontaniere!”, ma non importa.

Ovviamente siamo scese dalla bici e ci siamo allontanate a piedi, mentre frollina mi chiedeva come si fa a capire che uno è matto, cosa succede quando uno è matto, che lei vuole sapere se si manifesta come l’influenza o cosa e altre domande del genere, quelle che ti mettono in crisi per il mese successivo.

Temevo che la scena l’avrebbe un po’ intimorita e invece niente: Girardengo è tra noi. A lei andare in bici piace tantissimo. Siamo sempre fuori in bici.

E io mi sento molto felice per tutta una serie di motivi. Perché la bici è libertà e da quando non ho altre opzioni devo dire che ne ho riscoperto i vantaggi in termini di salute, spostamenti e gioia di vivere.

E così ora l’idea che la macchina non la ricompreremo (abbiamo altre idee di spesa) e in città si girerà su due ruote, mi piace ancora di più!!!

[nella foto frollina non ha il casco ma solo perché si era messa in posa a favore di telecamera ed eravamo in pausa. I bambini, specialmente quando devono imparare, necessitano sempre di una copertura adeguata per la sicurezza della loro testa! w il casco]

Pic Nic in bicicletta – a Bologna

Dopo essere rientrata da Roma, dove sono stata in occasione di Smart Women ad aspettarmi a casa una bella sorpresa: finalmente la primavera! Per un po’ avevamo tutti creduto che il sole si fosse oscurato e invece questo fine settimana ci ha regalato dei panorami primaverili finalmente degni di questo nome! A casa Panzallaria eravamo tutti entusiasti e abbiamo deciso di dedicarci un po’ di tempo, che l’inverno è stato lungo e faticoso e lo abbiamo passato più all’ospedale con i genitori di Tino che a casa.

Le bici sono uscite dalla cantina e dopo una bella gonfiata di ruote e messa in sesto, abbiamo montato il seggiolino (lo so, lo so: Frollina è grande, dovrebbe andare per conto suo, ma non è ancora abbastanza sicura sulla bici e volevamo macinare un po’ di chilometri!) e sabato siamo stati al Lido di Casalecchio, lungo tutta la ciclabile che da Bologna conduce a Parco Talon.

Al Lido di Casalecchio, mentre Tino ed io ci facevamo l’aperitivo guardando il tramonto sul fiume e il volo delle anatre sopra di noi, Frollina scavava con un bicchiere nel pezzo di sabbia sulla riva.

Ecco un bel video che ho trovato in rete che racconta questo bellissimo spazio alla periferia di Bologna


Ieri – presi dalla voglia di passare tempo all’aria aperta – abbiamo organizzato un pic nic estemporaneo con gli amici e ci siamo dati appuntamento al parco Nicholas Green, di fianco al cimitero della Certosa: uno spazio davvero suggestivo perché ricavato da una distesa di alberi da frutto.

Il parco Nicholas Green sta davvero a pochi passi da casa nostra e ci si arriva anche dal centro di Bologna in bici, attraversando la città sulla ciclabile che dal centro conduce verso la Barca. E’ stata una giornata bellissima: i bambini hanno corso, giocato, abbiamo esplorato i filari di frutta e siamo perfino andati all’orto comunale dei nostri amici a prendere i cavoli spuntati.  Mi sentivo benissimo: Tino sorrideva ed era rilassato, Frollina rideva come una pazza, io stavo proprio bene.

Esplosione di un albero Parco @Nicholas Green #Bologna Frollina in mezzo ai “piscialetti” giganti Parco @Nicholas Green #Bologna

Per un attimo il cervello si è completamente rilassato: non esisteva nulla tranne quei momenti, non dovevo dimostrare nulla a nessuno, c’era solo la necessità di respirare, di fare respirare gli occhi, di annusare, di incidere il cielo con lo sguardo.

Per un attimo non ero la mille io che sono sempre ma solo la uno io che si ferma, tace, si gode il momento.

E intorno a noi il mondo sembrava miracolato: ho fatto delle foto e le voglio condividere con voi, perché credo che la primavera, con la sua misera durata (quest’anno poi passerà in un amen per lasciare immediato spazio all’estate) sia il momento giusto per ricordarsi di quanto sono effimere le cose, specialmente quelle belle, che passano in fretta, ti volti e non ci sono già più.

E voi: ve la siete goduta la domenica di sole?