Progettare e scrivere per un blog

Blogger nel 2005, blogger nel 2012: cos’è cambiato?

Le amiche di GGD Bologna hanno organizzato un bellissimo percorso formativo per il contrasto del Digital Divide proprio nel mio quartiere che è culminato in una giornata di Bar Camp, oggi, in Sala Cenerini (via Pietralata 60) a Bologna.

Mentre scrivo si sta tenendo la seconda parte del Camp dedicata a Networking e Territorio. Siete ancora in tempo per unirvi e ascoltare i relatori o per seguire l’evento su twitter grazie all’hashtag #nodigitaldivide.

Io non sono lì perché oggi pomeriggio starò con la mia bimba e il non marito, visto che ultimamente – causa lavoro di entrambi – facciamo un po’ fatica a passare tempo insieme.

Stamattina però ho partecipato ai lavori, raccontando la mia esperienza di blogger e l’evoluzione del ruolo del blogger dal 2005 (quando ho aperto Panzallaria) ad oggi.
I blogger allora – di solito – non dicevano di esserlo e di sicuro si era ancora all’alba (tranne forse per i blog tecnologici) di una possibile declinazione professionale dell’esperienza on line.

Durante il mio percorso personale ho avuto la fortuna di assistere e vivere in prima persona, a volte anche sperimentando, questo cambiamento e se allora andavo ai colloqui di lavoro senza mai tirare fuori la mia identità on line (rigorosamente anonima), oggi è proprio grazie a quella che lavoro di più.

E se allora molte persone aprivano blog “inconsapevolmente”, per raccontare e fare rete con altri blogger, in una sorta di elite digitale, oggi c’è chi fa riflessioni profonde su come vuole stare in rete e con quali obiettivi (anche professionali) prima di aprirsi un blog.
Molto più di ieri, persone con cultura e età simile alla mia scelgono di aprire un blog per trasformarlo in un progetto imprenditoriale o per farne il proprio curriculum, cosa che nel 2005 accadeva solo per pochi (non certo per la sottoscritta).

Da una parte si è definita una professionalità, dall’altra si è creato un assioma “mitico” e non realistico, ovvero che  qualsiasi blog può diventare un lavoro.

Per quanto mi riguarda, mi sembra sempre fondamentale dire che per fare questo lavoro un blog è indispensabile, ma certo non basta e che la formazione ha un ruolo fondamentale.

Una formazione specialistica ma anche continua. Io non lavoro perché ho aperto Panzallaria ma perché ho alle spalle scelte precise, anni di studio e di gavetta che mi hanno portato a gestire Panzallaria in modo tale che potesse emergere e – di conseguenza – diventare uno spazio per farmi conoscere anche professionalmente e mettere in gioco la mia creatività.
Non è una differenza da poco e invito sempre, chi mi chiede consigli per fare questo lavoro, a non sottovalutarla.
Studiare, avere un progetto personale e professionale, valorizzare le proprie conoscenze e esperienza pregresse sono gli unici modi per poter fare questo lavoro.
Si può essere dei bravissimi blogger per talento personale, ma come in tutte le cose, il talento va affinato sempre.

La base “creativa” di questo lavoro va sempre accompagnata a uno spirito un po’ “ragioniere” e a una vision sulla propria formazione che non bisogna mai abbandonare.

Ecco le slides che ho usato oggi: mi hanno dato l’occasione di riflettere sul mio percorso in modo meno caotico di quanto non abbia mai fatto (che mentre vivi, è più difficile guardare le cose con obiettività).

Su storify il report dell’evento

Un blog per la scuola: obiettivi e slides introduttive

Una parte del mio lavoro è dedicata alla formazione con l’obiettivo di ridurre il digital divide generazionale e contribuire a un’alfabetizzazione consapevole all’uso dei Social Media e alla pratica del digital storytelling.

Oltre al corso Gioco di Squadra – che si rivolge a genitori e insegnanti – ho iniziato un progetto sperimentale alle scuole medie Dozza di Bologna: costruire un blog insieme a studenti e insegnanti.

Gli obiettivi di questo percorso sono molti:

  • realizzare uno spazio virtuale a disposizione della scuola per raccontarsi e raccontare il quartiere attraverso uno storytelling partecipativo;
  • creare consapevolezza su cos’è un blog, come possono essere usati i social media e quali sono le prerogative di ciascuna piattaforma e del mezzo;
  • orientare alle professioni del web: ogni lavoro è fatto di fatica, studio e formazione continua, anche questo. Esistono differenti professionalità in gioco e attualmente si tratta di lavori che “ancora reggono” alla crisi. Non ci si può però inventare blogger o social media manager.
Il percorso formativo prevede una prima lezione introduttiva ai blog e all’uso della Rete per creare un progetto di narrazione scolastica e poi una serie di incontri con un gruppo ristretto di studenti e insegnanti che  – coordinati da me – creeranno una vera e propria redazione web per la creazione e gestione del blog scolastico.
Gli insegnanti delle scuole medie Dozza di Bologna sono persone avvedute e molto attente;  devo davvero ringraziarli per l’occasione che stanno offrendo a me, ma credo anche alla loro scuola.
Il fatto che l’Istituto sia dotato di lavagne interattive multimediali (LIM) è un vantaggio notevole: nell’avanzamento del percorso ci sarà bisogno anche di internet ma, trattandosi di un gruppo ristretto, potremo usare l’aula informatica della scuola.
Il progetto sta suscitando l’interesse degli studenti (in particolare gli stranieri sono entusiasti all’idea di poter raccontare anche la storia della loro famiglia e delle loro, differenti, culture) e anche degli insegnanti. Durante i diversi scambi avuti con professori, maestre e genitori, in questi mesi in cui sto promuovendo i miei corsi per la scuola, ho avuto l’impressione di aver “colto nel segno”: è maturata una sana consapevolezza che, per usare bene la rete, sia necessario evitare stereotipi demonizzanti o facili entusiasmi e invece si debba imparare a conoscerla.
Non è un caso che mi abbiano invitato anche in un’altra scuola media per un approfondimento sulla netiquette rispetto ai social media (Facebook in primis), privacy, uso consapevole del profilo e della propria identità reale e dei “giochi a pagamento”.
Queste esperienze sono fondamentali per me e davvero entusiasmanti: è molto bello anche il dialogo che si sta creando con alcune strutture scolastiche e associazioni, presso le quali, prossimamente, terrò alcuni dei miei corsi.
Io ho pianificato un’offerta ma le singole declinazioni si sono tarate sulle esigenze della scuola o gruppo di lavoro.
Impariamo tutti: io per prima che, nell’ascolto delle esigenze degli adulti e interessi dei ragazzi, posso davvero fornire un servizio completo e personalizzato.
Di seguito le slides della mia prima lezione alle Dozza, a disposizione dei ragazzi e degli insegnanti, ma anche dei lettori.
Chi fosse interessato ai miei corsi (Bologna e limitrofi) può contattarmi in privato.