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Perché correre fa bene alla mia creatività

L’arte di correre è un libro di Haruki Murakami, scrittore giapponese affermato (e che io amo molto) in cui racconta il legame tra la sua dimensione creativa e la corsa. L’ho letto quando ancora camminavo e ci ho ritrovato molto di quello che poi accenno anche nel mio libro: fare sport ha a che fare con “l’immergersi in sé stessi” per tirare fuori qualcosa di nuovo, inaspettato, utile, generativo, ovvero ha a che fare con la creatività.

La corsa, in questo anno e mezzo che la pratico regolarmente, è diventata per me una dimensione fondamentale: oggi non potrei farne più a meno e soprattutto non potrei più fare a meno della combinazione “nuoto + corsa”.  Continua a leggere

Perché correre fa bene a un libero professionista?

Da poco meno di un anno ho iniziato a correre.

L’ho fatto mentre stavo perdendo peso per ritrovare il mio equilibrio, l’ho fatto perché con un corpo in cambiamento avevo bisogno di inserire nel mio nuovo stile di vita un momento tutto per me di sport. Non avevo mai corso in vita mia e dunque ho dovuto imparare, da zero, a farlo in maniera efficace e adeguata al mio corpo e alle mie potenzialità. La corsa si è rivelata un’ottima scuola di vita e ho imparato moltissime cose, anche come professionista. Continua a leggere

Io sono una drogata

Ieri, mentre correvo, di nuovo a Bologna dopo una bellissima vacanza (che presto racconterò) ho avuto una di quelle illuminazioni che si hanno quando si permette al cervello di girare libero, senza vincoli o flussi imposti. Succede quando corri, quando cammini, quando fai sport o qualcosa che ti piace e ti fa usare il corpo ma non costringe il pensiero alle briglie in cui di solito lo teniamo, per tutti i motivi della vita quotidiana.

E niente mi sono resa conto che correre per me è una specie di droga. Un po’ come prima era il cibo. Mi sono resa conto che non devo raccontarmi la fòla che io sono una persona equilibrata, non è mica vero.

Io non sono una persona equilibrata. Non è una tragedia. E’ inutile fare finta di essere diversi da quelli che si è. In Croazia, arrivati in un campeggio, ho avuto una mezza crisi isterica perché eravamo lontani dal paese e nel piccolo supermercato del Camping non c’era la verdura. Io avevo bisogno di verdura. Mi sono sentita mancare la terra sotto i piedi. Sentivo che se non avessi mangiato le cose a cui ormai sono abituata avrei fatto un danno enorme al mio corpo, probabilmente avrei ripreso questi 38 chili in una notte.

Non è certo da persone equilibrate. Ma sicuramente sono io quella lì che ha crisi isteriche per queste cose. Oggi io ho bisogno di controllo, di controllo sul mio corpo attraverso il mio stile di vita. Non vuole mica dire che io non sgarri mai la regola eh? Mi sono goduta un sacco di konobe croate, in vacanza. Di gran gusto. Però ho sempre pensato alle cause e agli effetti. Ho corso per poter sentire che mantenevo il controllo della situazione. Mi sono depurata. Ho rinunciato a qualcosa in cambio di qualcosa d’altro.

Io sono una persona tossica. Tenderò sempre a essere una persona affascinata dalle droghe. Infatti fumo. Infatti all’università, per un buon periodo, mi sono ammazzata di canne.

Infatti ho mangiato troppo, troppo a lungo.

Sono io.

Infatti adesso se non corro ogni due giorni mi sento un leone in gabbia. E’ la mia droga. Il mio contenimento. Il mio pusher di equilibrio psicofisico. Non corro forte. Non corro molto. Ma amo correre.

Amo come mi fa sentire. Amo come mi fa pensare.

E – soprattutto – amo il fatto che mi aiuti a mantenere il controllo della mia bilancia. Che, diciamoci la verità, è una bilancia davvero generosa: non ho guadagnato un etto durante l’estate, malgrado abbia attraversato periodi di rilassamento dietetico.

Oggi peso 64 chili.

Sono all’inizio di un percorso di scoperta di me stessa. Della nuova me stessa. Che sta facendo l’abitudine allo stare bene, al sentirsi bene nel proprio corpo. Che comincia a domandarsi “Ma come facevo prima?” perché un po’ si sta dimenticando cosa significasse pesare una tonnellata.

Sono una persona poco equilibrata che tende all’equilibrio, una persona depressa che tende alla felicità e una persona felice che tende alla depressione.

Sono così. Non è una tragedia.

Di corsa. Scrivo.

E’ più di un mese che non scrivo. La buona notizia (almeno per me) è che non sono morta 😉

Sono andata via con Frollina. Al mare in camper. Poi ho scritto. Non sul blog.

Cioè, da un po’ avevo questa idea di mettere nero su bianco tutto quello che mi è accaduto negli ultimi mesi, la mia muta, come sono riuscita a perdere 38 chili (ebbene si, sono arrivata a quota 38, oggi peso 64 chili 😉 e di farlo con lo scopo di preparare un mini libercolo che non è un manuale, non è nemmeno un romanzo, ma ci assomiglia. La mia storia. La storia di come sono ingrassata e come sono dimagrita.

Ne è venuta fuori una prima bozza: 70 pagine da rivedere, correggere, aggiustare. 70 pagine che sono maturate in me in tutti questi mesi. Obiettivo? Lavorare di cesello, sistemare e poi provare a mandarlo a qualche casa editrice. Proverò prima con quelle che pubblicano libri di carta, che per una volta (e non solo per lavoro), vorrei uscire dal digitale. Poi se dopo averlo mandato in giro, fatto leggere, non piacerà a nessuno, bon, almeno ci ho provato.

Sono molto contenta, intanto, di avere fatto quello che volevo fare, ovvero scrivere. Che ne avevo urgenza.

Per il resto, quest’estate è molto diversa dalle ultime: prima di tutto perché il mio umore è molto migliore. Sono sempre stata soggetta ad attacchi di depressione in estate. Piccole cose, ma ho avuto giornate pesanti gli anni passati.

Questo 2014 sta andando decisamente meglio. Un po’ c’entra il sentirmi bene nel mio corpo, un po’ c’entra il camper che ci porta (e porterà) in giro, un po’ c’entra la muta – in generale, l’ufficio, una nuova lucidità professionale, tanti rami secchi che sono stati definitivamente tagliati.

Poi vedo un sacco di movimenti positivi tra le persone a cui voglio bene: piccole e grandi scelte, momenti decisivi. E in questo generale clima, mi sento molto fiduciosa e positiva.

C’entra anche la corsa. Correre è diventato il mio esercizio di igiene mentale. Non riesco più a farne a meno. Devo andare a correre almeno 3 volte alla settimana e non perché pensi che senza non potrei rimanere in forma fisicamente, ma soprattutto perché mi fa stare bene mentalmente. Cioé, correre mette in sesto il mio corpo e un corpo in sesto sostiene meglio una mente equilibrata.

Si corre per un sacco di motivi o per nessuno. Si corre pensando a un sacco di cose. O a nessuna. Io corro per la mia igiene mentale.

Corro preferibilmente al mattino, ma ci sono giorni, come ieri, che vado alla sera. E alla sera, per esempio, faccio tanta più fatica. A volte – come ieri – mi viene male alla milza, a un certo punto. Mi sembra di non riuscire a muovere un passo in più. E inizia la lotta per superare i miei limiti. Se sento qualche dolore (e capisco che non si tratta di qualcosa che mi obbliga a smettere), rallento ulteriormente il passo (da lumaca a pile passo allo stadio lumaca a vapore), cerco di sciogliere i muscoli del corpo e di coordinare al massimo la mia respirazione. Superare qualche piccolo limite ad ogni allenamento è il mio personale modo di mettermi alla prova, di valutare le mie forze e affrontare la PAURA, che nella vita mi ha sempre costretta con i piombi ai piedi, molto più di quanto avrei voluto.

Mentre corro, non sempre penso a qualcosa in particolare. I pensieri arrivano da soli, senza essere chiamati. Certe volte mi vengono in mente scampoli del mio passato (anche remoto), persone che non vedo da anni, di cui non so più nulla. Ci sono allenamenti che scrivo intere pagine di questo blog, nella mente. E lettere. E illuminazioni. E nuove idee per il lavoro.

Mentre corro è tutto molto intenso: la luce che mi colpisce la faccia, le lacrime di sudore che scendono lungo il collo, il mio respiro, i miei muscoli, i piedi, la strada come cambia.

Mentre corro mi ricavo uno spazio tutto per me. Ci sono momenti in cui l’unico pensiero è seguire il mio ritmo, aumentare intensità, aumentare distanza, aumentare durata e ci sono momenti che corro per svuotarmi di tutte le tossine e tornare nuova come un neonato.

Sto imparando molte cose di me, a correre. E queste cose non riguardano solo la corsa, ma la vita in generale, come la affronto. In fondo quando corri compi un percorso, un piccolo percorso lungo quello che è iniziato quando sei nata.

E quindi è interessante, per me, osservare il mio approccio all’allenamento, alla strada.

Ho corso anche in vacanza, ritagliando un po’ di tempo a Frollina.

Ed è stato bello sentire l’odore del mare così vicino, guardare l’azzurro mentre macinavo un chilometro in più, sentire l’endorfina spandersi per ogni parte del mio corpo, con quella scarica di gioia, di intenso entusiasmo che mi accompagna quando corro e sto bene.

Tra un po’ si riparte: tutti e tre insieme. Andremo a zonzo con il camper. Spero di fare molti bagni, di incontrare molte persone, di scoprire molte nuove cose.

E di correggere il mio libro.

Poi si vedrà. La vita è piena di occasioni e io ora so che voglio cercare di cogliere al meglio le mie.

Buona estate!

Dialoghi immaginari tra Mens Sana e Anima Nera

Mens Sana, il mio lato naturale, salutista, magro ed equilibrato mi fa svegliare alla mattina, presto.

Mi faccio un centrifugato di mela, carota, zenzero e finocchio.

Mangio i cereali con lo yogurt magro e dopo avere accompagnato a scuola Frollina, vado a correre.

Un giorno si e l’altro no.

Sono arrivata a correre tra i 5 e i 6 km.

Divento tutta paonazza in faccia, quando rientro sembro una che è stata rincorsa da un’orda di zombie affamati, rantolo ma sono felice. Per un’asmatica, ex cicciona, non male.

Mi faccio la doccia. Prendo la bici. Vado a lavorare nel mio splendido ufficio in coworking. In centro città.

Non faccio in tempo ad arrivare in ufficio che Dexter, la mia anima nera, si fa sentire.

Potresti prenderti una bella pastarella al bar adesso. Te la meriti. Poi, dimmi un po’, ma chi cazzo te lo fa fare di correre al mattino? Stai veramente apparecchiata male, lo sai?. Non mi diventerai mica una di quelle ossessionate dalla pancia piatta, che postano su facebook le loro prestazioni corsistiche e si sentono delle gran galle eh???

Men Sana – una vocina educata e raffinata – cerca di sedare Dexter

Carissima, se tu sei un catorcio e vuoi portarla alla perdizione, non è colpa mia. Non è più tempo di pastarelle questo. Ma perché non riesci a goderti quell’ottimo stato di benessere che si prova dopo avere fatto attività fisica?

Dexter non si fa tanto menare per il naso

Sei un’illusa, Mens Sana, se pensi che questa qua non tornerà presto una culona spiaggiata sul divano! Ma te la vedi tu, tutta la vita, andare a fare corse mattutine a orari improbabili??? Se avesse voluto svegliarsi presto avrebbe fatto la spazzina, oppure il medico in prima linea. Invece è solo una socialcoza sfigata. Dai su, non credere che la porterai a essere diversa da quella che è la sua ESSENZA!

Mens Sana, come è tipico di tutti i salutisti, è una molto ZEN

E invece qui ti sbagli Dexter, lei è un’altra persona e TE NE DEVI FARE UNA RAGIONE! Piantala di sibilare le tue cattiverie. Abbiamo provato a farti uscire da questo corpo, lei non vuole, dice che è meglio tenerti lì, che è meglio essere consapevoli che ci sei anche tu e io mi sono dovuta adeguare, ma se non vuoi che ti prenda a lattugate in faccia, almeno smettila di essere violenta, volgare e così irruenta!

Mens Sana non urla, ma è molto incisiva. Dexter si fa piccina, piccina e nel frattempo io sono salita in ufficio. Non ho preso la pastarella, non ho trangugiato i carboidrati che lei sostiene siano un mio sacrosanto diritto. Però Dexter vuole dire l’ultima parola.

Almeno falle fumare una sigaretta. Non è che può fare la personcina perfetta, tutta centrifughe e seitan eh? Dai su, cosa vuoi che sia una sigaretta…

E io esco in balcone.

E mi accendo una paglia.

Dimagrire molto: suggerimenti alimentari e mentali

Intraprendere una dieta quando i chili da perdere sono più di 10, è una scelta impegnativa e che deve essere fatta a 360 gradi.

Io non sono un medico ma oggi voglio raccontarvi come ho proceduto, cosa ho mangiato (non entrerò nello specifico) e come ho gestito un processo che sapevo, sarebbe stato lungo.

  1. Mi sono presa un po’ di tempo per valutare seriamente quello che volevo e mi sono data degli obiettivi interni ma anche molto concreti (da lì a un anno desideravo essere in grado di andare agilmente in giro in bici e a piedi e sfruttare al massimo le potenzialità delle nostre vacanze in camper). Scegliere un obiettivo concreto e anche molto futile, unendolo a tutto quello che stavo elaborando di molto più profondo, complicato e difficile, è stato un modo per rendere la mia decisione fortemente “operativa” e procedere con leggerezza, passo dopo passo. Quando si è obesi è necessario avere questo duplice approccio, a mio avviso, per riuscire ad affrontare al meglio il percorso che ci aspetta.
  2. Ho scelto accuratamente la nutrizionista a cui rivolgermi: mi fidavo perché in passato ero già stata da lei e ha un approccio olistico e non convenzionale che mi piaceva. Ho comunque deciso di “testarla”, mandandole una mail in cui già raccontavo il mio rapporto con il cibo e andando al primo appuntamento da “tabula rasa”. Mi sono trovata subito a mio agio e così ho deciso di proseguire con lei. Si chiama Laura Paesano e riceve a Bologna, in zona Massarenti.
  3. Durante il primo mese di dieta NON ho fatto sgarri: ero molto convinta e sapevo che se avessi sgarrato anche solo una volta, mi sarei sentita in colpa e avrei rischiato di mollare. Ho preferito non trovarmi in quella situazione. Durante il primo mese NON ho iniziato alcuno sport. Ero molto pesante e non avrebbe avuto senso mettere troppa carne al fuoco (nel vero senso della parola ;-).
  4. Dopo avere perso i primi 5/6 chili ho cominciato a camminare molto. Mi ero data dei micro obiettivi e sapevo che iniziare con uno sport intenso sarebbe stato controproducente, per me che per così tanti anni non mi ero mossa se non con le mandibole.
  5. Non mi sono data obiettivi di peso irraggiungibili. Il primo obiettivo erano 10 chili, che poi sono diventati 20 e successivamente 30. Passo dopo passo. Non ho mai guardato tutta la scala, ma solo il gradino successivo. A testa bassa e concentrata.
  6. Ho scelto di condividere il mio cambiamento perché penso che una cosa, se la racconti, acquista una forma meno spaventosa, perché credo che le mie sensazioni siano comuni a molte persone (e non solo obese) che hanno deciso di mettere in atto un qualsiasi cambiamento di percezione della realtà o di stile di vita.
  7. Sono scesa a patti con la mia anima nera: ognuno di noi ha un lato oscuro, una vocina che fa da cornice alle nostre azioni, ci spinge a essere pigri o semplicemente a compatirci. Darle un nome (la mia si chiama Dexter) è stato FONDAMENTALE per svuotarla di quel peso atavico che ha sempre avuto. Ora, quando mi tenta e mi invoglia a mangiare qualcosa che so mi farà male, io e Dexter ci consultiamo, a volte non le do quello che vuole, a volte si. Questo vuole dire “scendere a patti” 😉
  8. Dopo 6 mesi di allenamento intenso con la camminata e dopo 26 chili, ho cominciato a correre. Piano, piano, in maniera del tutto nuova per me. Corro 3 volte alla settimana, sono partita con un massimo di 10 minuti continuativi per salire con il tempo. NON vado a correre tutti i giorni perché la mia dietologa mi ha detto chiaramente che non servirebbe a nulla, il rischio è solo quello di infiammare l’edema e io non sono Mennea ma una persona che vuole tenersi in forma.  La dietologa mi ha dato una dieta specifica per quando vado a correre, in modo da farlo in maniera totalmente equilibrata.
  9. Fin dal primo giorno della dieta ho tenuto un diario personale e privato, in cui appunto le sensazioni che provo quando penso al cibo, quando ho voglia di mangiare, quando sono triste e quando sono felice. Mi ha aiutata tanto.

Ma cosa mangio?

Mangio di tutto tranne i latticini (abbiamo reintrodotto la ricotta da poco). I carboidrati sono stati un po’ sacrificati e la pasta (rigorosamente di kamut) la mangio solo una volta alla settimana. Ma ci sono i cereali, i legumi, il riso…

Scelgo verdure di stagione, condisco moderatamente e la frutta la mangio solo fuori pasto (privilegiando quella meno zuccherina). Non zucchero più nulla e ho imparato a godermi i sapori delle cose. Dove non serve, non metto sale.

Forse vi aspettavate dati specifici sul mio schema alimentare, ma non sarebbe per nulla serio da parte mia, non solo perché non sono una dietista, ma anche perché la mia dieta è tarata sulle mie esigenze, sulle mie intolleranze e sul mio corpo.

Se si decide di affidarsi a uno specialista (e quando si deve dimagrire molto è – a mio avviso – l’unica strada sensata), sarà lui a dirci cosa ci fa bene e male.

Oggi NON seguo rigorosamente lo schema alimentare: dopo un po’ che fai una dieta impari cosa puoi associare, le quantità a spanne che puoi mangiare e cosa ti fa male. Imparare ad ascoltare il proprio corpo è davvero una delle cose belle che succedono quando ci si comincia a prendere cura di sé.

Durante il giorno bevo un litro e mezzo di acqua Sant’Anna con dentro un limone spremuto. Al mattino, quando mi alzo, la prima cosa che faccio è bere un bicchiere d’acqua con dentro mezzo limone. Il limone disinfetta e tiene in equilibrio intestino e fegato. E’ un ottimo modo per stare bene, a prescindere dal nostro peso.

Quanto peso, come sono dimagrita

Faccio una premessa: fino a poco tempo fa NESSUNO (e dico nessuno, a parte la dietologa) sapeva quanto pesassi. E’ sempre stato un mio tabu, fin da quando ero ragazzina. Credo che invertire anche questo mio meccanismo mentale, che fa parte di un modo disfunzionale di relazionarsi con il cibo e ciò che rappresenta per il mio corpo, sia parte di questa mia muta, quindi sto per scrivere pubblicamente quanto pesavo, quanto peso, eccetera.

L’11 settembre 2013 sono andata alla prima visita dalla dietologa.

Pesavo 102 chili esatti e il mio giro vita era 110 cm.

Oggi peso 73 chili. Ho un giro vita di 88 cm, la mia massa magra è pari al 42% e grazie a una dieta sana e equilibrata, a qualche sgarro e un po’ di movimento fisico, non ho perso massa magra, mi sono aumentati i muscoli e il mio corpo – pur avendo perso tanti chili a 40 anni – è  tonico.

Un giorno, un medico da cui andai per farmi fare una visita dermatologica, dopo che avevo acquistato un coupon online, mi propose l’intervento per mettere un anello nello stomaco perché sosteneva che ormai ero davvero troppo grassa per riuscire a sostenere una dieta e che la mia unica speranza di dimagrire era questo anello.

A lui e a tutte le persone che pensano che a volte il cambiamento è impossibile, ci tengo a dire con il cuore che agire il cambiamento comporta un grandissimo sforzo ma che è il regalo più bello che possiamo fare a noi stessi. Mettere un anello mi avrebbe costretta a uno stile di vita diverso, ma lo avrebbe fatto artificialmente: sono convinta che per persone come me – che non hanno problemi fisici e/o metabolici che gli impediscano di dimagrire, il modo migliore di farlo sia quello che passa attraverso sacrifici, cambiamento, diversa percezione di sé.

Oggi spero di non tornare più quella di prima, di sapermi fermare in tempo, di continuare con il mio circolo virtuoso, fatto di movimento e cibi sani. Oggi spero di dimagrire altri 4-5 chili ma non mi sono data un tempo in cui farlo: per molte persone non ho ancora raggiunto un peso che mi possa definire “magra” e stando alle tabelle, per la mia altezza, dovrei pesare 10 chili di meno. Io però mi piaccio e nei miei 73 chili mi sento una farfallina.

Avevo un piombo attaccato ai piedi che non mi consentiva di volare dove avrei voluto, oggi quel piombo non c’è più, non ho ancora usato per bene le ali, ma sto cercando di imparare.

Perché anche a quarant’anni possiamo imparare ancora delle cose. Perché quando si ha dei figli, io credo, è fondamentale insegnare loro che si può sempre cambiare, che ci si può sempre mettere in discussione e che anche quando si fanno degli errori (di qualsiasi tipo), bisogna essere abbastanza umili da accettarli, farli propri, correggerli.

 

Prima e dopo: 28 chili e molti passi

Dire che sto bene è un eufemismo. Malgrado abbia lavorato come un mulo per settimane intere, senza sosta, mi sento piena di energia.

E sono convinta che sia perché ho cambiato stile di vita. Perché peso 28 chili di meno, perché mangio sano e perché corro. Avete capito bene, ho cominciato anche a correre. Non sono Mennea, sia ben inteso, la strada da fare è ancora tantissima, ma ho scoperto che mi piace.

Ho sempre odiato correre. Quando il mio allenatore, da ragazzina, ci faceva fare preparazione atletica e si iniziava sempre correndo, io pur di non farlo, mi inventato sistemi creativi per non farmi beccare: camminavo per la maggior parte del tempo, chiacchierando con le mie amiche (alcune delle quali riuscivo a convincere a non correre grazie alla mia abile arte retorica) e poi, poco prima di arrivare alla meta, visto che sapevo che lui era lì ad aspettarmi, mi schiaffeggiavo le guance da sola per simulare un affaticamento da corsa.

Lui non ci cascava quasi mai, tanto che ci faceva le “sorpresone” in moto, lungo il percorso, ma io ogni volta ci provavo. Odiavo correre.

Si suda. Ballano le tette. Non c’è l’acqua a sostenere la tua fatica. La faccia si trasforma come se fossi San Sebastiano mentre viene trafitto.

No, non fa per me, mi sono sempre detta.

Poi non so, un giorno che scendevo dal mio doppio giro veloce a San Luca, ho provato a muovere qualche passo di corsa ed ecco, è stata un’epifania. Non mi sentivo più una palla che rotola. Tutto ballava come se io fossi un pudding, ma mi sentivo leggera, con le mie scarpe da running nuove, nuove e ho capito che anche io – ex donna obesa – ora POTEVO farcela.

E così mi sono messa a correre. Ho un sistema di allenamento tutto mio, mutuato dagli anni di nuoto. Ho iniziato correndo per 10 minuti scarsi e poi camminando veloce per 3 minuti e ora sto aumentando, di volta in volta, il minutaggio consecutivo. Non uso APP. Imposto il cronometro e mi baso sul percorso e sulla durata delle canzoni che ascolto nel frattempo.

Dopo aver superato il limite, nel riscaldamento, cerco di riprodurre analoghi tempi di durata, fino al raggiungimento dei 40/50 minuti totali.

Non faccio la gara con nessuno. Vado piano e cerco di perfezionare lo stile (che diciamolo, non è il massimo). Poi torno a casa e faccio 30 addominali.

Il mio corpo, da quando corro, sta prendendo forma. E il mio spirito lo supporta, orgoglioso. Sto dando a bere a Dexter che la corsa è la sua nuova droga, che dovrà farsene una ragione, non lo porterò più a mangiare fino allo sfinimento.

Però ho ripreso a mangiare un po’ di più dei primi tempi della dieta. Voglio dimagrire altri 5 chili, ma con calma e soprattutto grazie al movimento fisico.

Voglio anche riabituare il metabolismo a certe cose che gli sono state proibite e – aiutata dalla mia dietologa – devo trovare lo stile di vita giusto per il mantenimento.

Che è la sfida più grande per me e Dexter.

Perché se dimagrire tanto significa fare una prova di forza di volontà virtuosa (che io e tutti coloro che ci sono passati, abbiamo fatto), mantenere il peso raggiunto significa accettare in toto il cambiamento e metterlo alla prova OGNI GIORNO della propria vita.

Le persone che non vedo da un po’ non mi riconoscono. Perfino i vicini che conosco meno, persone dei palazzi accanto al mio, mi fermano per strada per chiedermi come ho fatto, per farmi i complimenti.

Mi sono abituata a ripresentarmi agli altri quando vedo spuntare sulla loro faccia un enorme punto interrogativo (“Ma chissà chi è questa che mi sta salutando”) e mi sto abituando al mio nuovo corpo. Sono tornata a fare un po’ di shopping primaverile (che qui c’è in gioco tutto il guardaroba) e ho cercato – istintivamente – la taglia più grande presente nel negozio. Mi sono davvero commossa e esaltata quando – nel camerino – mi sono resa conto che stavo provando vestiti troppo larghi per me.

Da anni ero abituata a essere quella che non può trovare i vestiti “nei negozi delle persone normali”, quella che non può ambire nemmeno ad entrarci, senza essere guardata con sospetto e (credevo io, disgusto).

Questa era una condizione molto comoda, che mi permetteva di compiangermi, trattarmi ancora peggio e non avere la minima cura di come andavo in giro.

Era solo la superficie di una condizione profonda che mi coinvolgeva a 360 gradi.

Oggi sono una persona in salute, che potrebbe dimagrire ancora un po’, è vero, ma che è già all’interno di una soglia di peso/massa magra nella norma per non rischiare la salute.

E sono una persona diversa.

Perché non è vero che “Sei solo più magra, ma sei sempre tu!”, scusate ma lo voglio sfatare questo mito. Sono più magra perché HO DECISO di cambiare, non solo fisicamente ma anche mentalmente e di confrontarmi con cose ENORMI che mi portavo dentro e che stavano rintanate nella mia pelle, gonfiandola a dismisura.

Quindi no, io non sono la stessa di 7 mesi fa.

E chi mi vuole bene, ma anche voi che mi seguite qui, dovrete farvene una ragione 😉

Per concludere, voglio fare una roba alla Vanna Marchi. Ecco due foto. Ecco due persone. Ecco me e Dexter in due momenti della nostra vita.