Dire che sto bene è un eufemismo. Malgrado abbia lavorato come un mulo per settimane intere, senza sosta, mi sento piena di energia.
E sono convinta che sia perché ho cambiato stile di vita. Perché peso 28 chili di meno, perché mangio sano e perché corro. Avete capito bene, ho cominciato anche a correre. Non sono Mennea, sia ben inteso, la strada da fare è ancora tantissima, ma ho scoperto che mi piace.
Ho sempre odiato correre. Quando il mio allenatore, da ragazzina, ci faceva fare preparazione atletica e si iniziava sempre correndo, io pur di non farlo, mi inventato sistemi creativi per non farmi beccare: camminavo per la maggior parte del tempo, chiacchierando con le mie amiche (alcune delle quali riuscivo a convincere a non correre grazie alla mia abile arte retorica) e poi, poco prima di arrivare alla meta, visto che sapevo che lui era lì ad aspettarmi, mi schiaffeggiavo le guance da sola per simulare un affaticamento da corsa.
Lui non ci cascava quasi mai, tanto che ci faceva le “sorpresone” in moto, lungo il percorso, ma io ogni volta ci provavo. Odiavo correre.
Si suda. Ballano le tette. Non c’è l’acqua a sostenere la tua fatica. La faccia si trasforma come se fossi San Sebastiano mentre viene trafitto.
No, non fa per me, mi sono sempre detta.
Poi non so, un giorno che scendevo dal mio doppio giro veloce a San Luca, ho provato a muovere qualche passo di corsa ed ecco, è stata un’epifania. Non mi sentivo più una palla che rotola. Tutto ballava come se io fossi un pudding, ma mi sentivo leggera, con le mie scarpe da running nuove, nuove e ho capito che anche io – ex donna obesa – ora POTEVO farcela.
E così mi sono messa a correre. Ho un sistema di allenamento tutto mio, mutuato dagli anni di nuoto. Ho iniziato correndo per 10 minuti scarsi e poi camminando veloce per 3 minuti e ora sto aumentando, di volta in volta, il minutaggio consecutivo. Non uso APP. Imposto il cronometro e mi baso sul percorso e sulla durata delle canzoni che ascolto nel frattempo.
Dopo aver superato il limite, nel riscaldamento, cerco di riprodurre analoghi tempi di durata, fino al raggiungimento dei 40/50 minuti totali.
Non faccio la gara con nessuno. Vado piano e cerco di perfezionare lo stile (che diciamolo, non è il massimo). Poi torno a casa e faccio 30 addominali.
Il mio corpo, da quando corro, sta prendendo forma. E il mio spirito lo supporta, orgoglioso. Sto dando a bere a Dexter che la corsa è la sua nuova droga, che dovrà farsene una ragione, non lo porterò più a mangiare fino allo sfinimento.
Però ho ripreso a mangiare un po’ di più dei primi tempi della dieta. Voglio dimagrire altri 5 chili, ma con calma e soprattutto grazie al movimento fisico.
Voglio anche riabituare il metabolismo a certe cose che gli sono state proibite e – aiutata dalla mia dietologa – devo trovare lo stile di vita giusto per il mantenimento.
Che è la sfida più grande per me e Dexter.
Perché se dimagrire tanto significa fare una prova di forza di volontà virtuosa (che io e tutti coloro che ci sono passati, abbiamo fatto), mantenere il peso raggiunto significa accettare in toto il cambiamento e metterlo alla prova OGNI GIORNO della propria vita.
Le persone che non vedo da un po’ non mi riconoscono. Perfino i vicini che conosco meno, persone dei palazzi accanto al mio, mi fermano per strada per chiedermi come ho fatto, per farmi i complimenti.
Mi sono abituata a ripresentarmi agli altri quando vedo spuntare sulla loro faccia un enorme punto interrogativo (“Ma chissà chi è questa che mi sta salutando”) e mi sto abituando al mio nuovo corpo. Sono tornata a fare un po’ di shopping primaverile (che qui c’è in gioco tutto il guardaroba) e ho cercato – istintivamente – la taglia più grande presente nel negozio. Mi sono davvero commossa e esaltata quando – nel camerino – mi sono resa conto che stavo provando vestiti troppo larghi per me.
Da anni ero abituata a essere quella che non può trovare i vestiti “nei negozi delle persone normali”, quella che non può ambire nemmeno ad entrarci, senza essere guardata con sospetto e (credevo io, disgusto).
Questa era una condizione molto comoda, che mi permetteva di compiangermi, trattarmi ancora peggio e non avere la minima cura di come andavo in giro.
Era solo la superficie di una condizione profonda che mi coinvolgeva a 360 gradi.
Oggi sono una persona in salute, che potrebbe dimagrire ancora un po’, è vero, ma che è già all’interno di una soglia di peso/massa magra nella norma per non rischiare la salute.
E sono una persona diversa.
Perché non è vero che “Sei solo più magra, ma sei sempre tu!”, scusate ma lo voglio sfatare questo mito. Sono più magra perché HO DECISO di cambiare, non solo fisicamente ma anche mentalmente e di confrontarmi con cose ENORMI che mi portavo dentro e che stavano rintanate nella mia pelle, gonfiandola a dismisura.
Quindi no, io non sono la stessa di 7 mesi fa.
E chi mi vuole bene, ma anche voi che mi seguite qui, dovrete farvene una ragione 😉
Per concludere, voglio fare una roba alla Vanna Marchi. Ecco due foto. Ecco due persone. Ecco me e Dexter in due momenti della nostra vita.