Backstage di Panzallaria – ovvero il blog che compie 3 anni
A me da quando ho aperto questo blog – e in questi giorni cade il suo terzo compleanno – me ne sono successe tante. Nella vita reale e in quella digitale.
Di questa seconda oggi voglio parlare. Perché altre parole non trovo per esprimervi cosa mi fate provare con i vostri commenti, con le mail, con gli attestati di stima.
E allora vi racconto il back stage di Panzallaria.
Ho iniziato a scrivere perché volevo esorcizzare la mia inadeguatezza fisica. Due diete fa. Mi sono accorta che scrivere era una droga e mi piaceva farlo, come quando a 13 anni, ogni giorno, compilavo diligente il mio diario segreto.
Qualcuno ha cominciato a leggermi. Erano gli amici della vita reale – a cui avevo fottutamente rotto i cojoni con questo blog – ma c’erano anche delle new entry: persone a me sconosciute. Il primo lettore fu Talking Fish: non ha più un blog così non ci posso mettere il link. Ci siamo scambiati qualche mail e il gap generazionale dei suoi 18 anni e dei miei 32 era scomparso: magia dei bip e di un ragazzo intelligente.
Poi arrivò la Coniglia che allora non era ancora la Coniglia. Lei un anno fa è venuta a casa mia e me ne sono innamorata sia come blogger che come persona fisica. Ci telefoniamo e ogni volta che va a fare un viaggio mi manda una cartolina.
Poi ho scoperto la mia prima amica a testa in giù: parlo di Slimmingdown che vive in Australia e ha una bimba di 2 mesi più grande della Frollina. Ieri il telefono di casa – che legge i numeri sul display – ha suonato ed è comparsa una scritta lampeggiante “fuori rete” tanto che pensavo fosse il solito venditore telefono-telefono. Invece no. Invece era Slim che mi telefonava direttamente da Camberra. Lei mi ha mandato regali per frollina, ci sentiamo in chat e per mail, accorciando le distanze di una bellissima amicizia virtuale.
Quando sono rimasta incinta il blog mi è servito per confrontarmi con altre persone nella mia condizione e man mano che i mesi passavano crescevano i lettori e il mio entusiasmo per questa avventura. Ho conosciuto blogger bolognesi e una lettrice, una volta, mi ha riconosciuta per strada. Solo dopo ho scoperto che abitiamo vicinissime e ci si incontra spesso a prendere il caffè.
L’anno scorso mi è venuta anche l’idea di farci politica, dentro alla blogosfera e mi sono inventata BlogAction: un’esperienza bella e faticosa e – non lo nascondo – anche piena di insidie. Non lo rifarei.
Con Nathan, La Francese e Lucilla e Adele una volta siamo andati a pranzo sui colli bolognesi e abbiam bevuto vino e mangiato tortelli e parlato ore che si è stato proprio bene.
La Frollina è nata quasi in diretta: poco dopo aver saputo della sua espulsione dalla sottoscritta, sempre Adele ha provveduto ad annunciarlo sul blog e la parte più narcisista di me – non lo nego – ogni tanto va a leggere i commenti a quel post specialissimo.
Questa primavera, poco prima di ammallarmi, ho conosciuto lei e lui e la loro meravigliosa figlia RiccioliNeri. Luz mi aveva mandato qualche mese prima un cuscino trapuntato che ora è uno dei preferiti per i suoi giochi da Frollina.
E non ho ancora parlato della quantità di mail che mi arrivano. Ci sono moltissime persone che mi scrivono e mi raccontano la loro storia. Alcune mi danno consigli, altre ne chiedono, altre hanno solo voglia di condividere qualcosa. Ho scoperto gente insospettabile che legge il mio blog. Ho ritrovato la compagna di banco delle medie e mi hanno scritto ex fidanzati, dicendomi che si erano aggiornati su Panzallaria.
Ho scritto post sulla maternità e qualcuno mi ha dato della mamma nazista. Una volta la gerente di questo blog – perché avevo osato dire che puzzava di talebanizzazione della maternità – mi ha depennato dalla lista di quelli che potevano ivi scriverci e senza neanche che me ne accorgessi (è un blog che non ho mai frequentato molto per l’argomento sopra citato) una crociata a mio favore si è mossa da parte delle altre mamme.
Lì ho capito che il mio modo di essere madre e di percepire la maternità, per quanto sgarruppato e sopra le righe e poco eco e perfettibile, era comune ad altre persone e che forse, malgrado gli sforzi di sembrare tutti più belli e più fighi e i genitori migliori del mondo, ci piace quando qualcuno ammette le sue imperfezioni e cerca di conviverci con dignità.
Una volta ho voluto chiuderlo il blog. Stavo male e molti di voi lo sanno perché è capitato recentemente. Credevo che la soluzione migliore fosse occuparmi di me e non ascoltare voci buone e cattive. Non avevo voglia di espormi. Di esporre le mie paure, la mia depressione.
In quel periodo c’era anche uno (anonimo, con mail fasulla) che veniva per lasciare commenti molto cattivi, circa la mia grassezza o il fatto che – secondo lui – mi piangevo addosso. Persone così dovrebbero stare in bagno a farsi le seghe ma spesso hanno troppa paura di riconoscersi onanisti e sfogano la loro cattiveria sugli altri. Gli ho buttato addosso secchiate di merda. Mi sono detta “eccheccazzo!: ci sono miliardi di blog nell’etere, se ti faccio schifo vattene.” In fondo chi scrive regala fette della sua storia. E’ un dono sapere che mi leggete ma sono consapevole che anche io vi dono qualcosa. Non c’è bisogno di disprezzare ciò che gli altri vogliono condividere no? e allora al diavolo la netiquette: l’ho riempito di insulti più che dovuti.
E poi ho chiuso il blog.
All’inizio, per un po’, mi sono sentita liberata. Poi invece ho cominciato a sentire la mancanza di una fetta di me. Perché Panzallaria è un pezzo di me e voi lo siete altrettanto. Molti di voi non li conosco, alcuni non commentano mai e poi mi mandano mail stupende o rimangono semplicemente in incognito. Ogni volta che leggo un commento io penso alle vostre vite. Leggo e mi chiedo dove sei mentre scrivi, chi sei, cosa fai nella vita, perché mi leggi e quando. Mi immagino facce e sorrisi e figli e pianti e risate.
Non potevo fare a meno di questo. Tino – che non era più Tino – aveva gli occhi lucidi quando gli ho detto “chiudo”. Mi ha detto “ma come faccio adesso senza Tino e senza Panzallaria e Frollina?” e ho capito che il buco era un buco della mia storia.
Mi ha scritto un dj e mi ha chiesto se partecipavo a delle trasmissioni radiofoniche.
Nel frattempo mi è arrivata anche una mail che sopra tutte, in quel momento, mi ha scaldato il cuore. Ne arrivavano tante di mail di lettori in quel periodo di buio. Io tutte le volte piangevo. Io tutte le volte mi sentivo grata alla vita e facevo uscire un po’ di brutti pensieri per lasciare spazio alla scelta di rinascere.
Mi grattavo, leggevo, piangevo, mi grattavo.
Questa mail – lei lo sa di chi parlo – raccontava la storia di una persona.: con una naturalezza e una serenità d’animo, pur nelle difficoltà, che mi ha aperto il cuore. C’era la foto di una tartaruga e lei mi diceva che io l’avevo aiutata in un momento molto difficile; son quelle frasi che ti fanno sentire che la tua vita vale. Comunque.
Mi diceva che voleva lei aiutare me. E lo ha fatto. A lei devo un pezzo della mia vita. Perché questa persona, che ora posso dire amica, nella mail allegava un numero di telefono: quello del mio psicologo (altro salvatore della Panzapatria!).
Io non so spiegarlo. Ma tutte le volte che scrivo io penso a voi. Quando vorrei urlare disperata penso anche a voi (prima ad altre cose, prima a mia figlia, sia ben chiaro! ;-)).
Penso che in qualsiasi situazione si può scegliere se farsi mangiare da ciò che accade o se viverlo come un’occasione di crescita e conoscenza di se stessi. E penso che qualunque persona che scrive, anche la più infima come me, ha un dovere verso chi gli dà il privilegio di leggerla: ha il dovere di offrire positività.
Ne ho il dovere verso la frollina. Ne ho il dovere verso me stessa e Tino. E ne ho il dovere verso i miei amici in carne ed ossa e mia madre.
Ma ne ho un po’ il dovere anche verso di voi.
Che – a volte per anni – mi avete letta in silenzio e mi avete gratificata con le vostre risate e le vostre emozioni.
Ho chiesto lavoro alla blogosfera e qualche lavoro è arrivato: ultima una proposta di due lettori che mi ha fatto talmente ridere e tirato così tanto su di morale che gliene sarò sempre grata!
Ho chiesto comprensione e voi me l’avete data.
Io mica lo sapevo quando esattamente tre anni fa scrivevo questo primo post…
GRAZIE
SIETE CAREZZE PER LA MIA PELLE
piesse: Non me ne vogliano gli incontri tagliati, le mail omesse e gli abbracci non citati. Non ci stava tutta la mia gratitudine in questo post. Nel cuore invece lo spazio è infinito!