Una serata da url e da incontri vip e da sbevazzate e vecchi amici
Una serata bellissima quella di ieri. E’ venuta Patrizia Violi a Bologna, a presentare il suo libro Una mamma da Url all’Ambasciatori e ho avuto l’onore di essere sul palco con lei, mentre Anita Giovannini attrice leggeva brani divertentissimi del libro e Marco Giovanardi pianista suonava pezzi di Mozart al piano. C’era poi anche l’amico Carlo di Sensolato che è stato poi il Deus ex Machina di tutto questo.
La gente rideva, che il libro di Patrizia e Patrizia stessa hanno un tocco di levità perfetta che fa ridere, incanta e riflette uno stile di scrittura curato e per nulla scontato.
Non c’erano solo mamme con il pancione ma anche persone più “attempate” se così si può dire, accorse forse per capire se il mommyblogging è una specie di malattia autoimmune che può avere gravissime conseguenze e che sono state rassicurate dalla sottoscritta: ha effetti DEVASTANTI! 😉
C’erano molti compagni degli anni dell’Università e dato che Tino si era immolato alla causa familiare e aveva portato la Frollina dai nonni e a vedere i cavalli e io ero libera come il vento, alla fine ci siamo attardati in mangiate e sbevazzate post letture.
Prima di uscire dalla libreria, la sottoscritta ha intravisto un ciuffo di capelli einstiani di giornalistica memoria: Stefano Benni si aggirava tra gli scaffali!
Dopo aver più volte toccato Patrizia in forma scaramantica e votiva (il suo libro è già in ristampa, sta diventando una scrittrice famosa e quando sarò vecchia potrò raccontare ai nipotini di aver conosciuto una scrittrice famosa!) e dopo aver fumato una sigaretta e dopo aver preso qualche calcio in culo dai miei amici e dopo essermi trascinata Anita, sono riuscita ad avvicinarlo per chiedergli se ci firmava – bontà sua – la locandina fotocopiata della “Rivincita del calzino spaiato“.
Con lui c’era anche Riondino, suo sodale.
Bhè, a dispetto di quanto si vocifera sulla scarsa loquacità di Benni, con noi è stato stracarino, ci ha dato perfino qualche consiglio su teatri a cui inviare il nostro lavoro autoprodotto e detto che anche lui c’ha una sua teoria sui calzini spaiati che trovo nel suo ultimo libro che a questo punto non vedo l’ora di leggere. Per altro, da vera paracula gli ho accennato anche al mio progetto dei racconti e mi sa che come tutti quelli che tentano di fare gli scrittori e cercano l’approvazione del loro Maestro, tenterò l’invio anche io, al momento in cui penserò che siano maturi per essere lanciati nell’Orbe.
Abbiamo cenato all’Ambasciatori dove tutti si è sbevazzato molto e ero assai contenta. La giornata era stata parecchio malmostosa e invece, devo ammetterlo, la serata si era indubbiamente ripresa.
Mi sono divertita.
E mentre uscivo dal locale ho riproposto un giochino che facevo sul 95 tornando da scuola, al Liceo. Sul 95 che era sempre pieno come un uovo e io ci dovevo stare su un’ora per tornare al Paesello dove vivevo, con le mie amiche salivano da porte diverse poi ci urlavamo l’un l’altra delle cose. A un certo punto, in mezzo a chiacchiere futili, una delle due chiedeva:
“Poi come sei messa con i pidocchi? Ti sono passati?” e si parlava un po’ di pidocchi. Oh. Da provare. In un attimo eravamo sedute, tranquille e senza essere per nulla oppresse dalla gente intorno.
Ieri sera non è che ho tirato fuori i pidocchi ma me ne sono andata in giro con Anita per la libreria commentando e citando il libro di Patrizia.
Che io sono più virale del viral marketing eh? Altro che pippe e pannolini!
Invecchiando divento sempre più matta: concilio l’incapacità totale all’ipocrisia e al buon viso (e questo non sempre mi è utile ma faccio fatica a evitarlo) alla necessità di essere quello che sono e non mostrarmi “composta”. Questo bisogno è legato a una forma di pigrizia, fondamentalmente.
Mi piace divertirmi, non so vestirmi elegante, ogni cosa/persona mi incita battute e sono molto ingenua: sarebbe una tale fatica contrastare queste spinte propulsive che ho scelto la via della valorizzazione.
Ognuno è diverso e omologarmi non è mai stato nelle mie corde. Nemmeno il buonismo è mai stato nelle mie corde, per ciò la frittata Panzallaria così si compone.
Anche ieri, devo ammetterlo, ho preferito buttarla bene in caciara, divertirmi con gli amici, passare un’ottima serata a fare buone chiacchiere che misurare ogni parola.
Dopo aver trincato e mangiato all’Ambasciatori, ci siamo trasferiti all’Infedele, nella via dove abita Romano Prodi. E nemmeno fossimo in una Bologna finta, ricostruita sul set, ad un certo momento sono arrivati proprio Flavia e Romano che rientravano a casa e lui ha abbozzato perfino un saluto.
Non so cosa abbia pensato Extramamma, ma di certo mancava solo il cespuglio di peli con Dalla intorno.
Tortellini city è così: una città piccola in tanti sensi che però è tutta racchiusa. Come raccontavamo ieri a Patrizia, crearsi una rete a Bologna è inizialmente molto difficile ma poi se ci riesci, entri in un circolo virtuoso di contatti. Il problema è riuscire a uscire dalla visione provinciale delle cose che ci fa credere (e cito Nori da “I Malcontenti”) di essere il migliore dei mondi possibili.
E invece sarebbe utile a noi bolognesi, ricordarci che esiste tutto un mondo là fuori, proseguendo la via Emilia e scollinando in Toscana e anche se ci hanno fatto credere di essere la città meno stereotipata e più avanguardista d’Italia, quei tempi sono lontani e oggi come oggi i bolognesi si preoccupano più dei graffiti che della carenza di alloggio dei nostri concittadini (italiani e non).
Agli abitanti del centro spaventa di più un dehor estivo, con il suo potenziale di giovinastri e birra, piuttosto che la disoccupazione dei neolaurati all’Alma Mater.
Ecco, vedi, sono rimasta intrappolata nei pensieri post sbornia e invece ora devo mettermi a lavorare.
Tornando a casa, stanotte, mi sono infilata in camera di frollina e l’ho riempita di baci, mentre raccontavo le mie avventure a Tino.
Ho pensato che non lo so. La mia vita non la capisco in questo momento e sono molto confusa. Ma sto sperimentando molte cose, sto facendo tante esperienze e spero che un giorno possano almeno portare luce alle mie idee e illuminare la mia saggezza di madre.
Il resto non mi è ancora dato saperlo ma si sta configurando sotto le mie scarpe.