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Bastard Card

Sentirsi accusare dai propri suoceri che mia figlia c’ha l’occhio spento per colpa mia e che probabilmente – sempre per colpa mia – diventerà ‘noressica è abbastanza inquietante (quando è lodata da tutti per la sua allegria spumeggiante, solarità e tranquillità).

Rimanere tranquilla di fronte a robe così perturbanti è una vittoria che mi prendo tutta.

Decidere insieme a Tino che non possono più esercitare un ruolo così nefando sulla frollina e d’ora in poi la vedranno alle nostre condizioni e solo a casa nostra ci è – come dire – venuto naturale dopo gli accadimenti degli ultimi mesi.

Rendermi conto che per la prima volta non mi sono incazzata, non ho urlato ma ho solo tentato di fare il meglio per la piccola con i fatti e senza nuocere a nessuno (spostando i parametri del gioco o smettendo di giocare il gioco preferito da mia suocera) NON HA PREZZO

Per tutto il resto c’è BASTARD CARD…

Domani non me la porti all’asilo

Mi sento con mia suocera che oggi ha tenuto la bambina, mentre suocero me la sta riportando a casa. Mi dice che la frollina sta meglio. Mi racconta le cacche che ha fatto, cosa ha mangiato e che se voglio posso farle lavare tutto il guardaroba, che devo mettere in ordine l’armadio e che se voglio mi insegna lei come fare. Insomma, la ragazza si sta allargando come al solito un po’ troppo. Siamo arrivati al punto che lei non vede l’ora che venga a nevicare “così le compro gli stivaletti e le faccio vedere la neve!” e morbosità di questo genere.

Ma la gocciolina che ha fatto traboccare il mio vaso (poi dovrò farla asciugare, dovrò) è stata che mentre le dicevo che se sta meglio domani la mando all’asilo, mi ha risposto:

No Francesca, domani non ME la mandi all’asilo. Deve ancora stare tranquilla qui da noi per un po’, prima di tornare all’asilo

Non Me la mandi? Non me la mandi?

Ma io ti mando a fanculo, ecco dove ti mando.

C’ho un diavoletto per capello: faccio la respirazione per rimanere zen ma sono proprio stufa. Dopo il delirio dell’ultima volta in cui mi ha detto che la frollina fa le bizze perché non capisce che anche questa (di Panzallaria) è casa sua oltre a quella (dei nonni) e che deve solo capire che lei ha due case questa cosa di lei che mi dice come mi devo comportare con mia figlia, mettendo davanti alla dichiarazione (di per se’ già appropriazione indebita) quel cazzutissimo pronome personale, ecco questa cosa mi manda in bestia.

Pensa Panzallaria, pensa che è solo perché è insicura…panz non prendertela, panz non prendertela, panz non prendertela….

Mio suocero, quella sagoma!

Quella sagoma di mio suocero.

Dopo che alla macchina gli è prolassata la marmitta e il meccanico ha proceduto a costosissima operazione chirurgica per sistemarne lo sfintere, non contenti delle traversie economiche che ci sovrastano, anche la vespa di Tino ha deciso di lasciarci per un po’, in attesa che qualcuno la prenda in cura.

Così il non marito deve prendere la macchina per andare al lavoro a Inculandia e si è innescato un meccanismo generatore di strani eventi.

Mio suocero, quei due giorni che la frollina passa il pomeriggio a casa loro per agevolare il mio lavoro (finalizzato a pagare congrue tasse con incongrue entrate) viene a prenderla al Nido. Ci troviamo sotto la scuola, io faccio un po’ di coccole alla pupa, le prendiamo un biscottino, ci beviamo un caffè e poi la piccola e il nonno vanno per la loro strada e io torno alla mia.

Fin qua tutto normale. Famiglia normale. Cose normali. Normali organizzazioni.

Se non fosse per lui. L’uomo più sordo di Bologna e che – soprattutto – crede che tutti non ci sentano come lui tanto che lo puoi sentire smadonnare fin da Sasso Marconi, solo se pesta una cacca in Piazza Maggiore.

Ieri la famigliola Panzallaria allargata, dopo aver ritirato la piccola pestifera, se ne è andata al bar. Ordiniamo un caffettino per noi e un bignettino per la bimba, quando alla Sagoma viene in mente di raccontare uno dei suoi aneddoti dei tempi andati.

Mi ricordo una volta, qua davanti coi tavolini. Passa uno. Un NEGRONE altissimo.

(fa gesti e mima negroni: roba che la battuta sull’abbronzatura di Berlusca al confronto sembra uno scambio filosofico tra Orsoline!)

Questo NEGRONE è in compagnia di una ragazza bellissima, bionda e con gli occhi azzurri.

(oddio. mio suocero ha ancora il mito della razza. oddio, come faccio a chiudere le orecchie di frollina senza che lui se ne accorga e lei non mi sporchi la giacca con la crema del bigné??)

Un mio amico si alza su e dice “Soccia oh! ma com’è possibile che un brut quel così stia con quel pezzo di ragazza?”. Il NEGRONE lo guarda e in dialetto bolognese gli risponde “Oh, ma sarai poi bello te!”

L’aneddoto della Sagoma finisce e – sospetto – lo hanno sentito fin in Uganda, dove stanno sicuramente preparando un attacco notturno alla Turrita. Gli altri avventori che hanno ascoltato in silenzio sono pronti a intavolare la discussione.

Lo mangiano. Penso che lo mangieranno. Ci sarà certamente qualcuno che gli dirà che non è proprio di buon gusto questa storia. Qualcuno che parlerà di razzismo.

No. In un mondo panzaperfetto, oltre alla sottoscritta che fa commenti un po’ acidi, ci sarebbe anche qualcun altro. Invece il vicino di caffè se ne esce con un

ah, ma è un pezzo che vengono tutti in Italia e ci vogliono conquistare!

che mi fa ricordare in quale Paese vivo e chi ci comanda.

Mio suocero, non contento dello spettacolino, chiosa il racconto con la Morale buonistica della storia (lui è teneramente un buonista su tutta la linea!).

So che non vedete l’ora di sentirla. Mi sento che bramate di conoscere la fine della storia.

Lascio che sia lui  a chiudere il post di oggi.

E poi dicono che in Italia siamo razzisti! Ma se sono secoli che tiriamo dentro tutti senza lamentarci. Razzisti, razzisti. Noi siamo bravagggente altro ché!

GesùBambino, fai che la Vespa resusciti in fretta…………

La sensibilità del nonno

Dato che la marmitta è prolassata e oggi l’auto era in rianimazione dal meccanico, avendo io un appuntamento pomeridiano, mio suocero è venuto con me all’asilo della frolla per portarla a casa loro.

All’asilo, all’ora in cui vado a prendere la frolla, rimangono sempre pochi bimbi e tutte le volte che arriva un genitore loro si sporgono per capire se si tratta della loro mamma.

Quando arriva il genitore giusto li vedi che fanno sorrisi a 360 denti e quando invece è la mamma di qualcun altro si smorza un po’ di entusiasmo.

Mio suocero che si è votato alla missione di appianare i conflitti, far stare bene gli altri e trovare una parola buona per chiunque, che dia un senso ad ogni evento, anche il più catastrofico, in un grande quadro celeste, oggi ha dato il meglio di se.

Prima di tutto, con il suo vocione baritonale, mentre aspettavamo che la frollina venisse a noi e smettesse di saltare se ne è uscito con un “dai silvietta che adesso andiamo a prendere un dolcino al bar!” che ha ovviamente avviato la salivazione di tutti gli altri e li ha fatti sentire ancora più sfigati nel loro status di nanetti in attesa.

Ho provato a smorzare la sua favella ma tra che è sordo e tra che deve sempre per forza riparare al danno mettendogli pezze a colori, ha proseguito con un ridicolo: “ho detto dolcino? no, volevo dire andiamo a mangiare una pastina in brodo!” come se questo bastasse a disinteressare i pulcini che avevano pranzato da più di 2 ore e secondo me si sarebbero divorati un cinghialotto in agrodolce, se qualcuno glielo avesse presentato.

Poi, non contento, mentre rivestivamo la frolla ha dato il meglio di se’. E’ arrivato un bimbo piangente assai con la nonna. Piangeva proprio come un disperato. La nonna tentava di consolarlo e – soprattutto – farlo pensare ad altro. Io avevo già scelto la strada dell’indifferenza per non alimentare la sua disperazione ne’ coinvolgere quella pettegola della silvia, ma lui non ha potuto trattenersi.

Sempre con il suo tono PACATISSIMO e DISCRETISSIMO di voce ha cominciato a dire:

“senti frollina come piange il bimbo? si vede che si è fatto la bubba!” e in un afflato di santità si è fin avvicinato al piccolo piangitore e gli ha chiesto ” ma ti sei fatto tanto bubba?”.

Ogni volta che rincarava la dose e pronunciava la parola “bubba”, il piccolo Paolino piangeva più forte, con grande gioia della nonna e con la frollina che ripeteva anche lei “bimbo, bubba, bimbo, bubba” in un mefitico mantra.

Immaginerete bene cosa possa essere successo quando l’elefante suocero ha pronunciato la parola Mammma scandendola bene, come una coltellata che ti perfora il cuore.

Paolino sembrava indemoniato e a nulla valevano i miei consigli al suocero, affinchè si facesse gli affari suoi e tornasse al nostro cantuccio. Per un attimo ho immaginato la nonnetta, evidentemente affaticata dal dover gestire un bimbo isterico e anche affranta per il nipotastro, trasformarsi in Wonder Nonna e picchiare a sangue quel simpaticone dello suocero. Che uno squadrone di elefanti che ti passano sopra sono più leggeri.

Mia figlia mi odia, mia suocera pure ma questo già lo sapevo

La Frollina è un tipino molto particolare. Credo che stia accusando un po’ il nido e gli spostamenti (due pomeriggi alla settimana dai nonni) e che nel suo modo me lo voglia comunicare. Mentre un altro bambino piangerebbe come un pazzo, cercando il caldo abbraccio della mamma, lei mi tratta malissimo. Quando la accompagno al nido, al momento del saluto mi ignora. Quando vado a riprenderla è un incubo: comincia a spingermi per allontanarmi, si nasconde dietro le gambe delle dade e urla che non vuole venire a casa con me.  A volte mi sento perfino in imbarazzo! Il mio cuoricino è sempre sul punto di spezzarsi ma poi penso e mi ripeto a oltranza che è il suo modo per elaborare il distacco, che è il suo modo per dirmi che mi vorrebbe sempre con se’. Le ripeto che le voglio bene, che devo solo lavorare e poi torno e che comprendo la sua rabbia ma deve tentare di stare serena anche se per il momento tutto questo sembra non avere alcuno effetto. Continua a leggere

Raffreddore

Frollina malata. Stop.

Raffreddore. Stop.

Niente sonno in famiglia. Stop.

Mia suocera c’ha il panico per la meningite. Stop.

Dopo la chiamo e le racconto di Carla Bruni e Sarkozy. Stop

Magari così non pensa più alla meningite. Stop.

Come sono messa… Stop.

Il guantino della sfida – post sanguinolento

Sono pronta.

Vi racconterò tutta la verità, ogni lato – anche quelli più oscuri – di come il mio rapporto con la SuoceradelleMeraviglie sia precipitato in un profondissimo baratro da cui stenta a riprendersi.

Per gli amanti del gossip e del sangue questo post sarà succulentissimo. Continua a leggere

Lingua lunga

Mia suocera spesso mi fa arrabbiare. Adora nostra figlia, è molto carina con lei e disponibile a prendersene cura ma alle volte esagera. Mia suocera ieri mi ha proprio ferita. Che alle arrabbiature rispondo a tono, spiegando le mie ragioni o lasciandomi sbollire, in considerazione della sua età e del fatto che è una persona totalmente priva di ascolto nei confronti del prossimo, dunque non mi aspetto che cambi.

Però quando mi ferisce, ecco, questo mi fa proprio male. Continua a leggere