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Come una buona idea può trasformare un luogo: la giostra Sogni d’oro, i bambini d’Abruzzo e la speranza

Sabato pomeriggio ho portato un po’ di quaderni, penne, matite e colori alla giostra di piazza 11 settembre per l’arrivo dei ragazzi d’abruzzo.

Manifestazione sentita, autentica e molto spontanea. Temevo che il contributo della polizia potesse conferire al tutto un tono troppo pomposo e celebrativo e invece questi ragazzini erano allegri – roba che a me mi si è gonfiato davvero il cuore – e anche i poliziotti, nelle loro divise troppo pesanti per una giornata molto calda, erano assolutamente rilassati e poco pomposi e celebrativi.

La grande scoperta è stata la giostra di questo parco.

Merita un post.

Perché non si può sempre parlare solo di cose brutte e che vanno male nel Paese.

Dovete sapere che Parco 11 settembre – da tutti i bolognesi conosciuto come il Parco Manifattura Tabacchi – è in pieno centro, accanto alla Cineteca e al cinema Lumiere, in una zona che è stata recentemente riqualificata con un ottimo lavoro architettonico e di recupero. Si trattata di una delle aree più degradate della città, anche se in una zona storica molto importante, dove fino al 1700 sorgeva il PortoCanale di Tortellinicity che come una piccola Venezia aveva una fittissima rete di canali navigabili che portavano proprio alla grande Venezia passando attraverso le valli e al Po. Perché Bologna, in età moderna, grazie all’invenzione del mulino ad acqua che aveva velocizzato le imprese industriali, era diventata la prima produttrice di seta in Europa ed esportava nella maggioranza del mondo conosciuto. Continua a leggere

Sillogismi frollineschi

Frollina ha due care amichette al nido che hanno entrambe un fratello minore. Il fratello di entrambe le amichette si chiama Dario. Continua a leggere

Giochi parlanti nella notte

Io vorrei beccare da solo, in un vicolo chiuso e buio, l’inventore dei giochi parlanti per bambini. Giuro che prima di riempirlo di botte tenterei di capire cosa aveva nella testa quando ha pensato a certi infernali meccanismi che governano il mondo di telefoni parlanti, fattorie poliglotte e lavagnette didattiche per la prima infanzia.

Perché diciamolo.

A chi non è mai capitato, nel cuore della notte – proprio mentre sta dormendo il sonno dei giusti perché la piccola iena finalmente è entrata in fase rem – di essere risvegliato di soprassalto e con un orribile tuffo al cuore da una voce cavernosa che – di punto in bianco – se ne esce con

 

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Che fine avrà fatto Manulo?

Che fine avrà fatto Manulo?
Lo scoprirete solo assistendo a La rivincita del calzino spaiato.

E le mamme talebane?
Tutte in croce, mercoledì 25 febbraio alla saletta Pertini, via Muratori 4/2 – Bologna (ore 21 per i prenotati, ore 22 per tutti gli altri)

chi assisterà al secondo spettacolo avrà il privilegio di confrontarsi direttamente con l’afrore delle mie ascelle, vittime dell’anteprima!!!!

Una chicca grande grande

Abbiamo passato un Natale all’insegna del moccolo, della guardia medica e di qualche piccola tensione familiare dovuta alla protratta cattività. Per fortuna siamo in grado di fermarci prima dei coltelli e per fortuna il buon Dio è giunto in nostro soccorso facendo migliorare la frollina. Dopo una settimana di insonnia quasi totale, l’antibiotico (aimè abbiamo dovuto) ha sortito il suo effetto e ora siamo in fase di miglioramento.

I nonni sono corsi in nostro aiuto regalando a Tino e me un paio di pomeriggi di libera uscita e siamo perfino riusciti a sederci a leggere in libreria, nella nuova libreria Ambasciatori, aperta recentemente in centro a Bologna.

La mattina di Natale, pur con la febbre e dopo tregiornitre passati solo in braccio alla sottoscritta (la mia metamorfosi in polipo era quasi compiuta!) la frollina ha aperto i suoi regali: una caramella/chicca gRRRande gRRRande di cioccolata Lindt (come da sua esplicita richiesta) e una confezione di lego perché baby attrezzo possa costruire i suoi manufatti.

Un’amica le ha regalato un bambolotto e un altro le è arrivato via nonni: entrambi sono piagnoni da paura e il 26 dicembre qui sembrava di essere in una nursery: alla frollina questa cosa di far piangere altri bambini la mandava in brodo di giuggiole e faceva di tutto perché questi lamenti strazianti facessero eco per tutto l’appartamento.

Sottofondo al lazzaretto.

Ho sognato più di una volta di estirpare dal cuore di questi bambocci le pile ma poi mi sono detta che non potevo togliere a mia figlia cotal piacere. E comunque ci è andata bene. Non sono arrivate robe (che giuro se gliele regalano chiudo dei rapporti ;-)) tipo Vomitino, cicciobello caccapipì o aberrazioni del genere – segnali inequivocabili di una vicina fine del mondo.

Avrei moltissime cose da scrivere. Per esempio con Tino abbiamo anche girato due videopost che appena c’ho il tempo inserisco, perché ci sono arrivati un paio di regali talmente raccapriccianti che meritano effluvi di luci, immagini e parole.

Per esempio devo postare le vostre letterine di natale. Non mi sono dimenticata.

Ma tra il lavoro arretrato, tra le incombenze casalinghe e la voglia di passare un po’ di tempo con il non marito e la prole, non faccio in tempo nemmeno oggi.

E poi si, vi devo raccontare del 25 febbraio.

Vi dò un aiutino poi vi dirò bene.

C’è chi ha deciso di prendere questo blog e impastarlo per bene affinché producesse parole dette, oltre che scritte.

Il resto ve lo racconto a tempo debito.

Vi amo

appena possibile riscrivo.

Caro Altan – lettera aperta sulla Pimpa


Caro Francesco Tullio Altan,

ti scrivo perché ho sempre stimato il tuo lavoro – sono una fan delle tue vignette satiriche – e ora ho una figlia duenne che è entrata in fissa con la Pimpa.

Ogni giorno, a casa nostra, si consuma una quotidiana lotta per convincere la piccola Frollina che non può SEMPRE guardare la tua Pimpa. Però ormai, ognuno di noi, compresi i due felini, conosce a memoria ogni battuta dei 4 dvd con gli episodi del cane con la dermatite.

Inoltre, caro Francesco Tullio, essendo la sottoscritta affetta da plurime patologie della pelle (tra cui ponfi rossi di orticaria molto simili a quelli della Pimpa), ecco devo dire che io quel cane lì me lo sono preso davvero a cuore.

C’ho alcune domande.

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Giorgio

Io che sono snob quando ho comprato il primo peluche a mia figlia – ed era un pupazzo a forma di winnie pooh (si scrive così?) ho deciso che non lo avrei chiamato winnie ma “Orso Giorgio”.

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Grattini

Alla Frollina, da un po’ di tempo a questa parte, gli è venuta la mania dei grattini. Mentre la cambio o la vesto per la notte, mi fa eloquentemente capire che vuole che le faccia grattagratta sulle chiappette e sulle gambe, mettendosi in posizioni inequivocabili e attirando la mia mano sulla sua banga (in frollinese: gamba) e andiamo avanti così per delle ore, con io che gratto e lei che si gode la coccola con occhio vacuo e muccoso e senza emettere un fiato, tranne per redarguirmi se mi sposto dal luogo da lei prescelto o se calo l’intensità.

Rimetterle il pannolino, dopo queste session è un’ardua impresa che mi vede protagonista di equilibrismi degni di un circo.

Il che, diciamolo, alla frollina sembra poi piacere quasi come i grattini. Forse per questo motivo, perché la sua mamma è un pagliaccio, oltre ai grattini ora è entrata in fissa con i clown e il circo. Quest’estate aveva fatto conoscenza con un giocoliere vero e la cosa l’aveva entusiasmata forse più delle foche all’acquario di Genova, ora – grazie ad una puntata della Pimpa – ha visto un clown e non fa altro che parlare di clown e volere clown e simulare giochi con palle e birilli.

Mi toccherà portarla al circo: esperienza di cui farei volentieri a meno dato che da quando non ho più 4 anni il circo mi fa abbastanza cagare in generale e in particolare mi ammorba di tristezza, ma per amor materno, dovrò farlo.

Ma stavamo dicendo dei grattini.

Ecco, questa cosa dei grattini è come una droga: la dose è in costante aumento e sembra non bastare mai, la piccola Proletta ha crisi di astinenza e si è infurbita come un droghello professionista.

Per esempio.

Per esempio ieri sera che era già nel lettino lavatacambiatapigiamata, ad un certo punto ha chiesto di essere presa in braccio.

Guadagnata la posizione ha cominciato a dire “cacca, cacca, cacca!” come se avesse fatto la Grossa. Io le ho chiesto “ma sei sicura?” e lei mi ha guardata seriaseria. In effetti un odorino acre e medicamentoso mi stava prendendo le nari.

L’ho stesa sul fasciatoio (lo so, lo so, è grande per il fasciatoio, ma a noi ci piace tanto giocarci sopra!) e le ho tolto tutti i bardamenti per la notte.

Non solo la bastardella non avevo defecato e il pannolino era intonso e pulito, ma mentre mi guardava con gli occhi furbetti di chi è riuscito a ottenere il suo e cominciava a litaniare “banga, banga, gratta, gratta” ho capito che la sua soddisfazione più grande era di essere riuscita a scorreggiare a comando per dare un tocco di realismo al tutto…

La Dora e altre storie

Blogaction è stato un successo tale che abbiamo deciso di prorogare il giorno della blogaction:

chiunque voglia copiare il testo della lettera aperta sul proprio blog potrà farlo in qualsiasi giorno. Non vogliamo escludere nessuno e stiamo pensando a iniziative successive per concretizzare tante idee e rimanere vigili nel contesto politico italiano. Grazie a tutti quelli che hanno partecipato e che sono passati dal blog: solo nella giornata di ieri ci sono stati 1517 accessi!

Detto questo, oggi vorrei parlare della Dora. La Dora è una nuova inquilina di casa Panzallaria.

La famiglia – che si era già allargata a Manolo e al suo alter ego Manulo – ora conta di un arrivo importante: la prima bambola parlante della Frollina. Continua a leggere