La creatività dei bambini e dei grandi
Riflettevo sulla creatività. Sul fatto che i bambini nascono creativi un bel po’ ma che poi, col tempo, alla maggioranza di noi la creatività si addormenta a favore della razionalità, impegni, lavoro, doveri e tutte quelle che cose che – dicono – ci rendono persone adulte.
Riflettevo sul fatto che molti, a domande al riguardo, rispondono “No, guarda, io non sono per niente creativo!” come se questa qualità fosse una dote distribuita solo ad alcuni.
Io non sono convinta. Penso che tutti abbiamo la nostra piantina di creatività solo che poi la lasciamo seccare perché questo non è un mondo (o almeno non un paese) che la favorisca.
Perché culturalmente non siamo abituati a ritenerla un valore aggiunto, a meno che non si palesi in noi un Picasso che possa uscire cotto e finito in età pre-adolescenziale.
E poi diciamolo
a meno che la tua creatività non ti faccia guadagnare i soldoni, difficilmente troverai qualcuno che ti dirà di anteporla ad altre cose.
Io per lungo tempo la mia creatività l’ho ficcata sotto terra. La piantina è appassita, ci ho fatto pure il funerale. Al liceo, per dire, c’avevo una insegnante di italiano che mi diceva sempre che non avrei mai preso dei voti alti nei temi, perché usavo troppo la FANTASIA.
I temi, secondo lei, dovevano essere relazioni puntuali della realtà, dello studio, piccole tesi esplicative di ciò che si stava facendo a scuola.
L’ho scritto su FB e lo ripeto qui: non potete capire che GODIMENTO per il mio narcisistico EGO è stato incontrarla, 20 anni dopo, un paio di settimane fa e fermarmi a parlare con lei. Mi ha chiesto se ero proprio io quella di cui aveva letto sui giornali.
Ovviamente ho fatto molto la figa. Ovviamente – in maniera molto signorile – non mi sono lasciata sfuggire l’occasione e con il sorriso più largo del mondo le ho spiegato che ora con la mia fantasia stavo facendo delle cose che mi danno molta felicità.
Però, devo ammetterlo, io per anni ho sentito addosso il peso di quei giudizi, di quel rendermi conto che forse mi conveniva istoriare la cartaigienica di casa con la mia fantasia.
E questa cosa, volente o nolente, mi ha condizionato un sacco. Per esempio a 20 anni circa ho smesso di scrivere. Non ho più toccato, se non sporadicamente, la penna. Non ho più riempito quaderni fitti.
Sentivo questa pulsione verso il mondo, la voglia di raccontarlo in qualche modo ma non riuscivo a esprimermi. Ho provato a usare anche la mia scarsa manualità e ne è uscito un portacenere naif in pasta di sale.
Di cui vado molto orgogliosa 😉
Stamattina, mentre sorseggiavo il caffè pensavo a mia figlia che c’ha tutte queste idee -come tutti i bambini – che a noi altri a volte possono sembrare strane ma che sono solo lo specchio della loro fantasia mobilissima.
Pensavo alle sue favole che si riempiono di personaggi, di cose che si animano come nella Pimpa, di bambini che diventano sedie e dinosauri che vengono mangiati e risputati dallo squalo che vive sotto il letto e pensavo a quella volta che la maestra l’ha redarguita – raccontandomela come una cosa non bella – perché, dopo aver assistito alle performance di un artista, si era disegnata i pantaloni con i pennarelli e aveva dipinto anche quelli della Lenticchia.
Io forse non sarò una mamma tanto brava, ma lì per lì, quando la B1 me lo ha detto, con la voce inseverita, tanto per far capire alla soggettina che non erano cose da farsi e per trovare in me la giusta complice, io ho abbozzato un mezzo sorriso e mi sono riempita di orgoglio materno.
Che diciamolo: per i pantaloni c’è la lavatrice (che l’hanno pure inventata per qualcosa no?) e i pennarelli lavabili non fanno grossi danni, mentre per le idee creative il tempo è sempre troppo poco.
La maestra allora mi guardò molto male, per via di quel sorriso e chiese esplicitamente di farle capire che non si può andare in giro a istoriare pantaloni altrui: lo feci, anche se poco convinta, ma rimasi in cuor mio molto contenta dell’accaduto.
Io credo sia estremamente importante dare ai nostri bambini gli spazi e i tempi per mettere in moto la fantasia e poi anche per metterla a frutto e credo anzi di più che sono loro, in questo senso, a poter insegnare qualcosa a noi e che non dobbiamo frustrarli.
Certo, il limite tra creatività e altre cose che forse non riescono tanto bene in questo mondo è molto sottile ma dobbiamo essere bravi e ricordarci sempre di quella nostra piantina che abbiamo lasciato seccare, ma anche dei semini che si spargono intorno nella terra e forse
che ascoltando e supportando la creatività dei nostri figli stiamo facendo un dono bellissimo a loro e ne stiamo facendo uno altrettanto importante a noi stessi.
Perché sfido qualsiasi genitore a negare di essere molto più creativo da quando gioca con il proprio nanetto. Che solo ad ascoltare le storie di frollina, mi viene voglia di scriverne mille.
E ricordatevi: siamo tutti creativi. Bisogna solo trovare la forma, il coraggio e tornare un po’ cinni.