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13 febbraio: 102 chili a Napoli

Il 13 febbraio 2016 presento 102 chili sull’anima: la storia di una donna e della sua muta per uscire dall’obesità al Teatro Diana di Napoli alle 11.30 del mattino. L’ingresso è gratuito e mi leggerà l’amica e professionista Fabiana Sera.

Non vedo l’ora di essere nella città partenopea e vi aspetto in tantissimi sabato!

Il Teatro Diana è in Via Luca Giordano, 64, 80127 Napoli.

Sarà possibile acquistare il mio libro e al termine della presentazione interverrà anche la Dott.ssa De Blasio di Clinic Center per approfondire il tema dell’obesità e della prevenzione in correlazione ai problemi di cuore.

teatrodiana

Dieta: i conti dopo la pausa natalizia

Eccoci alla resa dei conti dopo i bagordi natalizi, vi racconto come è andata a me e come sto procedendo. Ve lo avevo scritto nel post Rimanere in forma sotto Natale: la mia strategia, ho tentato di mantenere un buon stile di vita senza rinunciare ai peccati di gola tipici di questo periodo. Sapevo infatti che c’erano alcune cene e pranzi programmati a cui non volevo rinunciare e che la mia vita sociale/gastronomica avrebbe avuto un’impennata.  Continua a leggere

Essere pronti è “quasi” tutto

Mancano 4 giorni e correrò la mia prima mezza maratona.

Nel mese che ha preceduto questo momento ho alternato fasi in cui sono rimasta abbastanza serena (poche) a fasi in cui mi sono sentita in crisi.  Continua a leggere

Hai letto 102 chili sull’anima? Lascia la tua recensione

Ti è piaciuto il mio libro 102 chili sull’anima, la storia di una donna e della sua muta per uscire dall’obesità?

Non ti è paciuto?

Hai voglia di raccontarmi perché e cosa ti ha colpito?

Fallo usando i commenti a questo post!

Sono pubblici.

La seduzione conta: la bellezza del corpo secondo me

Come ho raccontato e racconto nella sezione dedicata  Dieta e stile di vita io non ho perso 40 chili per essere più bella ma perché volevo stare bene, sentirmi bene nel mio corpo e vivere in salute la nuova stagione della mia vita.

L’ho fatto per potere correre insieme a mia figlia.

L’ho fatto per potere viaggiare.

L’ho fatto perché non volevo sentirmi più affaticata dopo 2 piani di scale.

L’ho fatto perché soffro di asma cronico e l’obesità non mi facilitava, l’ho fatto per il colesterolo, l’ho fatto per non dovere gestire un corpo troppo grande per la mia anima.

Poi è successo che, fin quasi da subito, dopo avere perso i primi chili, ho cominciato a sentirmi davvero meglio. Continua a leggere

Io corro per Lilt e altre passioni che mi alimentano

In questo periodo mi stanno succedendo cose eccezionali (per me).

Penso alla Panzallaria del 2008 e vorrei avere una macchina del tempo per potere incontrarla, magari proprio mentre si sta grattando le pustole di quando scoprì di essere una donna rettile, con una malattia immunitaria che nessuno riusciva a capire o mentre piange perché pensa che non ce la farà ad essere una buona madre, o quando controlla il suo conto corrente in banca e maledice il giorno in cui ha scelto di diventare una lavoratrice autonoma, perché forse non è “abbastanza” qualcosa per farcela, o quando tenta di strizzarsi in un vestito sempre troppo stretto per andare da qualche parte e si sente solo una gigante mongolfiera a disagio con il suo corpo e dirle:

“Ehi, fermati un attimo. Ehi, abbracciati. Ehi, sei a posto così, ce la farai. Basta che allenti quei lacci, basta che fai pace con la tua anima nera, basta che ti ricordi che OGNUNO DI NOI – se vuole – può scegliere di farcela, HA IL DIRITTO di farcela e SE LO PUO’ CONCEDERE! Ti succederà. A me è successo!”.

Penso a questo anno di muta e a tutto quello che ha portato. Penso alle cose belle che sto facendo, ai rischi che sto correndo ma che sono ESATTAMENTE ciò che voglio. Sul personale e sul professionale.

Penso alla fatica per costruire, alla fatica per dimagrire 40 chili – senza la certezza di poterci riuscire. E penso alla rinnovata leggerezza, al rinnovato amore per la sottoscritta. Penso a mattine di corsa all’alba, quando ogni metro conquistato dalle mie gambe, sempre più forti, sempre più solide, era una felicità immensa, profonda e personale.

Penso a quando mi hanno chiesto di scrivere Narrarsi online e poi l’ho fatto e poi l’ho pubblicato e poi lo hanno comprato così tante persone che ecco, ancora non me ne capacito. Penso a un libro scritto di notte che si chiama 102 chili sull’anima e che uscirà a giorni su carta e al fatto che l’ho scritto proprio mentre macinavo chilometri di corsa, nella mia testa, prima ancora che sul mio computer.

Penso a una ragazzina spaventata dal mondo e dalle proprie potenzialità, che mangiava per difendersi dal dolore, che mangiava per difendersi da una ricerca di affetto che non trovava risposte, non almeno quelle che sperava. Penso a quella ragazzina, così solare nel mondo, così terribilmente ansiosa e piena di angoscia nel suo privato. China su un diario, con troppe urla nella testa e la voglia di scappare.

Penso a lei soprattutto e forse, con quella macchina del tempo, mi piacerebbe tornare al 1986, quando iniziava una storia difficile, un rapporto con la mia anima nera pieno di conflitti e piombo.

Ma la macchina del tempo non esiste e forse è proprio meglio così, perché dalla paura si impara, si impara dal dolore, si impara dal rifiuto, si impara dalla morte. Forse dovevo diventare obesa, dovevo scegliere di non farcela, di non concedermelo, per molti anni. Si impara da ogni cosa, si impara dagli altri.

E quello che sono oggi che di anni ne ho 41 suonati, dipende da quello che è stato la mia vita: in ogni piccola sfumatura di blu, grigio, rosa e giallo. Anche nel rosso della troppa rabbia che ho ingoiato.

E così, una delle cose eccezionali che mi sta succedendo è che HO SCELTO di provarci. HO SCELTO di fare cose che mi fanno stare bene. Ho scelto di STARE BENE. 

run4liltE adesso ho deciso di lanciarmi in una nuova sfida con me stessa: a settembre 2015, esattamente il 13 di quel mese, proverò a correre una mezza maratona, la Run Tun Up di Bologna.

Un anno fa ho finito la mia dieta alimentare e correvo al massimo 3 chilometri.

Non ho più smesso di correre e nelle mie corse mattutine risiede la mia maggiore igiene mentale.

Oggi corro 14 chilometri. 

Non so se riuscirò ad arrivare a 21 chilometri MA voglio provarci.

E non voglio farlo SOLO PER ME.

Voglio farlo con un obiettivo AMBIZIOSO: raccogliere FONDI (SOLDI) per Lilt Bologna e per un progetto che porterà nelle scuole laboratori e pubblicazioni per riflettere insieme agli adolescenti sul rapporto con il cibo, su quanto il cibo debba – prima di tutto – servire per alimentare passioni e non paure.

Io ci credo. Ci credo che riuscirò a correre 21 chilometri. Ma credo soprattutto che TU CHE STAI LEGGENDO e che mi hai sostenuta durante tutto questo lunghissimo anno, per me straordinario, VORRAI AIUTARMI a realizzare questo obiettivo e a DIFFONDERE buone pratiche. 

Per questo motivo, perché credo in me ma credo anche in te, ho deciso di correre per LILT e ti chiedo un piccolo aiuto: collegati alla pagina Io corro per LILT: alimento le mie passioni!  e fai una piccola donazione che contribuirà a realizzare il mio progetto.

Sono convinta che se stai leggendo questo post, forse anche tu hai un piccolo o grande cambiamento che aspetta di prendere forma. Sono convinta che, se stai leggendo questo post, forse anche tu hai nel tuo cuore la voglia di uscire dal bozzolo. 

Puoi farcela e puoi farlo insieme a me e insieme a LILT! E se vuoi seguirmi anche su twitter, mentre racconto questi mesi di preparazione, usa l’hashtag #run4lilt

GRAZIE!

Corpo e mente: come una dieta inizia dalla testa

L’ho scritto per Che futuro! e devo dire sono molto contenta del fatto che abbiano voluto ospitarlo. Qui pubblico solo una parte dell’incipit per chi ha voglia di approfondire, trovate il resto lì.

Per molti dieta è sinonimo di “privazione” e “sacrificio”: l’idea di mettersi a dieta per perdere peso significa privarsi di cibo e iniziare un percorso forzato verso un obiettivo preciso. Ci siamo passati tutti e non solo chi, come me, è stato obeso: per qualche tempo si esagera, non si entra più nei pantaloni e ci si costringe a periodi di astinenza da dolci, formaggi e carboidrati per dimagrire quei 5 chili che ci hanno fatto aumentare di un paio di taglie.

Una volta raggiunto il peso che ci siamo prefissati, si torna alla solita vita, soddisfatti di un traguardo e con la sensazione di essere arrivati a meritarsi un premio e ricominciare con le stesse identiche abitudini di prima. Una dieta di questo genere di solito non funziona e dopo un po’ ci si ritrova nella situazione di partenza, con addosso il doppio dei chili che abbiamo perso la volta prima: lo so perché con questo sistema sono arrivata a portare più di 40 chili in eccesso e a convincermi di essere un’obesa “cronica” senza nessuna speranza di farcela a mantenere un peso adeguato al mio corpo.

continua su 5 passi per rompere i cortocircuiti mentali che ti hanno fatto ingrassare

9 mesi dopo avere perso 40 chili: cos’è cambiato?

Sono passati 9 mesi da quando ho finito la mia dieta.

Era maggio e avevo perso 30 chili. La nutrizionista mi ha dato il piano di mantenimento e ci siamo salutate. Da allora fino a settembre ho perso altri 10 chili.

Che cosa è successo in questi mesi? In che modo la dieta e la mia muta hanno cambiato RADICALMENTE la mia vita?

IL PESO

Innanzitutto mi preme dire che per il momento il mio peso è stabile da settembre: oscillo tra i 60 e i 61 chili a seconda del mio stato fisico, dello stress e del momento della giornata.

Ho toccato anche i 59 chili, ma evidentemente il mio corpo per il momento vuole stare a 60 perché quando è successo mi sono sentita debole e ho avuto bisogno di mangiare un po’ di più per tornare a 60 chili. Sono alta 1,68 cm perciò, secondo le tabelle, potrei anche pesare 58 chili ma faccio anche molto sport ed evidentemente il peso giusto per me è proprio questo.

LO STILE DI VITA

Mangio in maniera equilibrata (né troppo, né troppo poco) e – salvo eccezioni – faccio a meno dei latticini e la pasta la mangio solo durante pranzi di famiglia o quando esco. Da circa un mese ho deciso di diventare una “vegetariana liberale”: mangio la carne solo se vado a cena da altri. Durante la settimana integro le proteine con una maggiore varietà di legumi e ho introdotto il seitan.

Faccio sport in maniera costante ma tutto sommato moderata: 2 ore di nuoto a settimana (mi sono iscritta a un corso per avere un appuntamento fisso e un allenatore che mi segua) e 1/2 ore di corsa disperse nel resto dei 7 giorni. Per chi mi legge per la prima volta mi preme chiarire che sono arrivata a questa tabella di allenamento non all’improvviso ma nel corso di un anno, in maniera graduale, partendo da camminate di mezz’ora, tre volte a settimana. Impossibile fare altrimenti, visto che prima gli unici muscoli che usavo attivamente erano quelli delle mandibole 😉 (che poi forse non sono nemmeno muscoli).

Cammino tutte le volte che ci riesco e i miei spostamenti sono o a piedi o in bicicletta.

LA MUTA RADICALE

La mia vita non è più la stessa. Non credo di riuscire a dire in un unico post su quanti fronti questa esperienza mi abbia modificata. Proverò a iniziare ma spero di trovare le parole. Innanzitutto ci ho messo un po’ ad abituarmi al mio nuovo corpo. Ho perso il 40% del mio peso corporeo e ancora oggi, quando mi osservo nuda allo specchio, ci sono momenti in cui faccio fatica a riconoscermi. E’ stata dura per me e lo è stato anche per gli altri: per alcuni mesi ho dovuto ripresentarmi a chiunque incontrassi, persino mia zia ha stentato a riconoscermi. In famiglia è subentrata una nuova percezione della sottoscritta: mia figlia e Tino hanno cominciato a vedermi andare a correre, in piscina e fare attenzione al cibo. E’ stato graduale, ma non significa che abbia cambiato alcuni equilibri nella relazione. Chi conosco oggi e non sa del mio percorso (ed è una gioia essere una persona “nuova”) se ci si trova a parlare di sport, mi fa capire che mi percepisce come una persona molto in forma e molto energica e forte.

Frollina l’altro giorno, in un tema in cui parlava anche di me ha scritto: “Mia mamma è molto forte e corre veloce”. Mi ha commosso molto questo suo nuovo sguardo sulla sottoscritta.

Ma la muta, quella vera, è avvenuta nella mia testa e non riguarda solo le relazioni personali ma anche il mio approccio al mondo e al lavoro.

Sono centrata, che per me significa che ho capito finalmente qual è il mio posto nel mondo, dove voglio arrivare e cosa posso dare, in quale ambito. Ho allontanato le persone tossiche della mia vita e non credo che sia un caso se non mi capiti più di incontrarle. Tengo a distanza anche chi vorrebbe succhiarmi energie: chiamatela cattiveria o cinismo, per me è pura sopravvivenza e mancanza di tempo da perdere. Chi ha un po’ di visibilità nel suo piccolo ambito, anche se è l’ombelico del mondo, attrae su di sé energie positive ma anche un sacco di “zecche”: io prima non sapevo riconoscerle e mi sono fatta succhiare il sangue, ora le naso e le tengo a distanza.

Serenamente.

Durante il 2014 sono stata totalmente concentrata sulla dieta e sulla muta e ho perso un po’ di vista il lavoro, i miei obiettivi e dove voglio arrivare. A settembre mi sono resa conto che dovevo riprendere in mano la situazione e l’ho fatto. Malgrado il panico (una lavoratrice autonoma come me guadagna se produce, se no non ha uno stipendio) mi sono messa a testa bassa. L’ho fatto partendo da una consapevolezza: “Se sono stata in grado di perdere 42 chili, sarò in grado di focalizzarmi sul lavoro!”.

Ho scritto un libro (e l’ho fatto prevalentemente di notte) in cui ho messo dentro quello che ho imparato in tanti anni come professionista e poi ho ridefinito i miei obiettivi professionali e ho tentato di comunicarli in maniera efficace.

Perché?

Perché prima non ero convinta di valere e questa mancanza di convinzione, questa paura di essere inadeguata al mio ruolo, mi faceva anche essere poco convincente con gli altri. Non me ne rendevo conto, scambiavo la mia insicurezza per modestia e così non arrivavo davvero da nessuna parte. Ho tante frecce (professionali) al mio arco, ma le sparavo a caso.

Ho preso carta, penna e testa e mi sono messa a scrivere parole, a pensare a dove voglio arrivare da qui ai prossimi 5 anni. SENZA PAURA. Ho tagliato tutte quelle parti del mio lavoro che producono troppi sforzi e raggiungono pochi risultati (in termini anche economici) e ho puntato solo su alcune cose, che sono il VALORE PERCEPITO dagli altri rispetto alle mie competenze e ho fatto in modo che questo valore andasse a braccetto con i REALI BISOGNI e dunque con la possibilità di compiere investimenti da parte delle AZIENDE.

Ho anche messo nero su bianco gli elementi di debolezza da migliorare e ho investito tempo e soldi per iscrivermi a corsi di formazione per farlo.

Dopo avere usato molti fogli, avere fatto molte mappe mentali, ho preso il mio portatile e ho costruito un piano (forse è un vero e proprio business plan, ma io preferisco chiamarlo “il mio piano”). Ho anche fatto una lista delle competenze su cui voglio investire e le ho trasformate in parole chiave. Ho fatto pure un “listino prezzi” chiaro e lineare e – come se io fossi un’azienda – un’ipotesi di guadagni per il 2015 che è il mio obiettivo.

Poi a dicembre è stato pubblicato il libro Narrarsi online: come fare personal storytelling e  – inaspettatamente – ha avuto subito un successo che non avrei mai immaginato. Ma perché non lo avrei mai immaginato? (si torna al paragrafo “insicurezza” che fa rima con “anima nera”). Sono rimasta in apnea per 2 settimane, dopo la pubblicazione, fino a quando i primi commenti positivi non sono cominciati ad arrivare. E quando anche Luisa Carrada (che è un po’ la mia maestra e potrei annoverarla in quello che io chiamo “retroterra culturale” della sottoscritta) mi ha fatto i complimenti con un tweet, dopo avere pensato che forse le avevano hackerato il profilo, ecco io mi sono sentita davvero contenta, ma poi mi sono sentita anche un po’ sciocca: conosco il mio lavoro, mi hanno chiesto di scrivere un libro, dovevo essere più consapevole del fatto che – al di là che si può sempre migliorare – forse non stavo per pubblicare un’enorme cacca puzzolente come invece, in certi momenti, avevo immaginato.

Da una settimana il mio libro è il 1 più venduto in Internet e Industria e studi di settore su Amazon e ovviamente gongolo molto per questo (e ringrazio chi lo ha acquistato!).

Diventerò ricca grazie a questo libro? No. Non l’ho scritto per diventare ricca ma per:

  • contribuire con quello che so ad argomenti che hanno a che fare con il mio lavoro e la mia esperienza di personal storytelling
  • organizzare e riordinare contenuti sparsi che uso quando faccio formazione
  • aumentare la mia autorevolezza riguardo a quello che faccio, ovvero marketing narrativo grazie allo storytelling

Sta funzionando? Alla grande! Il libro + il nuovo sito + la mia testa bassa e la rifocalizzazione degli obiettivi mi stanno consentendo di puntare a poche cose ma ben definite, di dire no a offerte che non sono in focus con la mia strategia di crescita e dire si a proposte interessanti che sono arrivate ANCHE grazie il libro.

Ah e rispetto al tema “Diventerò ricca?” se un tempo vivevo come debolezza il desiderio di alcuni di esserlo, oggi rispondo che IO SPERO DI DIVENTARE RICCA ma non perché voglio costruirmi la piscina ma perché sono BRAVA NEL MIO LAVORO dunque sarebbe il giusto compenso per quello che produco.

Non sono più la stessa di prima e le persone lo vedono. Non mi sento più in colpa se non rispondo alla decina di mail quotidiane che mi arrivano da parte di persone che vorrebbero che gli “regalassi” le mie competenze, per questo falso mito che se una ha un blog e scrive molte cose, ne può regalare ancora di più.

Non sono io.

Quello che metto a disposizione (ed è tantissimo) è qui e sul mio sito professionale, il resto è consulenza e come tale va pagata. Se a qualcuno non va bene, amen, non credo più di dovermi nutrire dell’amore incondizionato di chiunque 😉

Soffro anche meno di ansia, sono molto più futile, mi piace fare shopping e non ho più quella rabbia nei confronti delle cose del mondo che non vanno che avevo prima: so che non posso cambiare tutto e che posso fare poco, ma quel poco lo faccio, volentieri, ogni giorno, nel mio piccolo.

Certe persone forse le ho perse insieme ai 40 chili, ma era fisiologico che capitasse e a 41 anni ho ben capito che insieme agli altri (chiunque) facciamo solo dei pezzi di strada: c’è chi ci sta accanto per più tempo e chi per meno, ma a volte le strade non sono le stesse ed è onesto e affettuoso nei confronti gli uni degli altri rispettare le singole scelte.

Io ora ho la mia strada, condivisa con poche e selezionatissime persone nel privato, con tante e interessanti persone nel pubblico.

E per la prima volta nella vita so qual è quella strada.

Non ho più piombi ai piedi, ho imparato a correre e a essere leggera e sono certa che – malgrado zone dissestate che ci saranno sicuramente – saprò percorrerla.

[foto in anteprima di @Federico Borella]

La mia strategia per non arrendermi ai giorni più tristi

Stamattina leggevo che oggi è il giorno più triste dell’anno. Adesso si fanno anche delle statistiche che ci dicono quando saremo più depressi. Inutile dire che le statistiche di questo genere mi deprimono e che non voglio arrendermi.

Per ciò vi racconto cosa mi sta succedendo. Nell’ultimo periodo sono affaticata e ogni tanto una lama di ansia attraversa la mia vita. Credo di essere in buona compagnia perché non è un periodo facile per nessuno. Non è facile per quel che accade a livello globale, non è facile perché le nostre vite sono attraversate da mille preoccupazioni e perché arrivare a fine mese è sempre più dura. Bisogna inventarsi motivi, bisogna inventarsi passioni, bisogna inventarsi lavoro. Per quanto si faccia, ci si sente sempre un po’ alla rincorsa. Succede a tutti.

Poi si leggono robe agghiaccianti, si leggono frasi cariche di odio, sessismo, ignoranza e non è sempre semplice rimanere con il sorriso. Io ho la mia filosofia che è che non è che devo sorridere sempre, per forza. Che ogni tanto essere un po’ abbattuti è umano.

Però ho anche una strategia per “resistere” e cercare di vivere con dignità, passione e aspettative. Cosa posso fare per stare bene?

La mia strategia è questa.

  1. Lucidità: quando (professionalmente) mi prende un attimo di sconforto e paura del futuro, mi focalizzo sui miei obiettivi. Ho dipinto il mio futuro da qui a 2 anni e sto cercando di realizzarlo oggi. Passo dopo passo mi impegno per fare ogni giorno qualcosa che componga quel futuro che io vedo e per il quale mi sento pronta, preparata e che voglio realizzare. Lo faccio nel presente, senza rimandare. Quando ho paura tremo, ma solo 5 minuti, poi mi concentro.
  2. Affetti: un tempo credevo di averne tantissimi, oggi ho la consapevolezza che quelli veri si contano sulle dita di due mani. Cerco di coltivarli, di non rimandare il momento in cui posso dire a qualcuno che amo quanto lo amo, cerco di esserci per le amicizie vere e non rincorro più conoscenze superficiali, le prendo per quel che sono, per quello che danno alla mia vita, ma senza crucciarmi e cercando comunque di essere una persona positiva, ma tenendo il mio giardino privato con tanta cura.
  3. Curiosità: non voglio smettere di stupirmi, di cercare, di imparare. Ogni giorno, alla sera, mi domando: “Cosa ho imparato oggi?” e se trovo almeno una cosa nuova che mi ha fatto pensare, sono contenta, il conto è in attivo.
  4. Azioni positive: cerco di mettere nel mondo azioni positive, non sempre ci riesco, ma ci provo. Un’azione positiva può essere anche semplicemente pubblicare “responsabilmente”  un contenuto online, qualcosa che possa dare energia a me e a chi lo legge. Cerco di farlo, a maggior ragione, quando vedo un po’ scuro. Che vedere scuro è normale ma gli altri non sono i nostri bidoni della spazzatura e diffondere nero non è mai una cosa che ci farà stare bene, anche se sul momento ci siamo “svuotati”.
  5. Coltivo il mio giardino: il mio giardino è l’acqua della piscina e la pista dove vado a correre. Se mi sento particolarmente fragile, è lì che trovo l’equilibrio e l’equilibrio che ritrovo facendo cose che mi fanno stare bene, poi riesco a comunicarlo e diffonderlo meglio.
  6. Rido: di me, della vita, delle cose che mi accadono e delle situazioni in cui mi trovo. Ridere è sottovalutato. Per alcuni sinonimo di superficialità, per altri un potente antidoto a un mondo in bianco e nero.

Non mi voglio arrendere al clima generale che ci vuole tutti tristi, depressi, senza speranze. Non mi voglio arrendere a chi dice che è colpa della crisi, che il mondo è diventato cattivo e che non abbiamo più speranze.

La mia piccola rivoluzione silenziosa e di cui forse si accorgerà solo mia figlia tra molti anni è questa qua: un sorriso, una carezza a chi la merita, uno sguardo su tutto e la capacità di rimanere ancorata a quello che voglio essere, a quello in cui credo, con la giusta apertura al nuovo, all’incoerente e all’inaspettato.

A 41 anni sono forse un po’ stanca, forse avrei voluto essere un po’ più “sicura” di risultati ottenuti, ma chi se ne frega, il mio mondo è questo, la mia vita è questa e l’unica cosa che posso fare è nuotare, battere piedi e fare grandi bracciate, che la corrente può essere anche contraria, ma se tu riesci a mantenere uno stile giusto puoi anche risalire il fiume!

E se ci riesce lui a risalire il fiume, allora perché non dovrei riuscirci io?

 

 

Tante novità che riguardano me e questo blog

Come qualcuno avrà sicuramente notato, ultimamente su questo blog parlo soprattutto di muta e cambiamento. In questo ultimo anno la mia vita è cambiata radicalmente e ho fatto un percorso che mi ha resa più lucida non solo riguardo al mio stile di vita, a quello che posso fare per cercare di stare bene, ma anche riguardo al mio approccio al mondo e al mio lavoro.

Questo percorso mi ha portata a una visione generale di quello che faccio di quanto sia efficace e di quello che voglio fare specialmente online, gestendo al meglio un legame – per chi fa il mio lavoro indissolubile – tra personale e professionale e tra personale/pubblico e personale/privato.

Negli ultimi mesi ho scritto un libro che riguarda la mia muta, un testo che io definisco autobiografico e per nulla manualistico, che ho spedito a qualche grossa casa editrice per il momento senza nessun esito positivo, ma su cui ho ricevuto molti riscontri interessanti da parte di chi l’ha letto e dunque sul quale rimetterò mano prossimamente con l’obiettivo (e la speranza) di pubblicarlo entro il 2015. Ci tengo e credo che potrebbe essere un buono spunto per quanti abbiano difficoltà ad uscire da una situazione di disagio fisico e mentale legata alla propria vita.

Oltre a questo ho anche scritto un libro per la casa editrice digitale Area 51 Publishing che si chiama Narrarsi online: come fare personal storytelling che è un manuale non tecnico ma di suggerimenti e suggestioni per chi desidera iniziare un percorso consapevole di narrazione online professionale. E’ stato pubblicato il 20 dicembre 2014 e devo dire che sta avendo ottimi riscontri di vendita e critica. Avevo una certa ansia inizialmente, sono sincera: mettere nero su bianco parole che riguardano pratiche professionali non è sempre facile e mette in gioco anche la percezione che si ha di sé, la fiducia nella propria capacità di sapere raccontare ciò che si fa e di saperlo fare in maniera efficace. Se avete voglia di acquistarlo, leggerlo e dirmi cosa ne pensate, ne sarò felicissima. Nell’ultimo capitolo parlo di come ho narrato il mio percorso di muta, partendo proprio da questo blog.

Contemporaneamente alla stesura del libro, come ho raccontato anche in questo post , ho fatto molte riflessioni legate alla mia VISION professionale e agli obiettivi per l’anno che è appena iniziato e ho deciso di spiegare con maggiore chiarezza cosa faccio per aziende e professionisti sul mio sito personale francescasanzo.net che è tutto nuovo sia nell’architettura dei contenuti che nella grafica e nel quale ho inserito le bellissime foto che mi ha scattato Federico Borella (tra cui quella in anteprima qui).

Vi piace?

Ci troverete tante news che riguardano l’uso strategico della narrazione online, dello storytelling, dei social media e della comunicazione e che si rivolgono a aziende, professionisti e famiglie (per quanto riguarda la digital education) e offre la possibilità di rimanere aggiornati sui miei corsi. Se vi interessa avere un report completo di tutte le novità, una volta al mese (o quando parte un corso) invio una newsletter a cui potete iscrivervi per avere informazioni legate a questi temi.

Anche Panzallaria vedrà nei prossimi mesi un decisivo restyling sia grafico che di architettura, con l’obiettivo di diventare un luogo accogliente per tutti quelli che hanno voglia di intraprendere un percorso di cambiamento del proprio stile di vita e di condividere tutti gli aspetti (psicologici, personali, fisici) del mio modo nuovo di volermi bene: si parlerà di stili di vita consapevoli, vita da camper, essere ciclisti in città, dieta intesa come muta, cibo sano, sport (ma nella modalità “for dummies”, ovvero con l’obiettivo di raccontare come tutti noi, anche senza particolari doti fisiche, possiamo fare attività fisica moderata che ci faccia stare bene). Probabilmente ospiterò anche interviste e forse qualche guest post.

La progettazione è in corso quindi non voglio sbilanciarmi troppo 😉

Il punto di vista sarà sempre il mio – ovvero quello di una persona “normale” che a un certo punto della vita ha avuto voglia di cambiare e ha iniziato a farlo – e ci saranno anche post “off topic” dedicati a temi liminari che riguardano la mia vita, ma saranno sempre meno.

Mia figlia Frollina ha compiuto 8 anni e proprio recentemente ha espresso il desiderio che io le chieda sempre il permesso prima di pubblicare foto o aneddoti che la riguardano. Ha ragione, è una persona che cresce ed è più che giusto che scelga in che modo narrarsi online. Nei prossimi mesi cancellerò molte foto sue che sono qui e che sono sui miei profili digitali, credo che sia un gesto importante che posso fare per lei e per la sua libertà di auto espressione. Non ho più nemmeno tanta voglia di raccontare troppe cose che la riguardano pubblicamente (e qui la mia riflessione circa la sostanziale differenza che passa tra personale/pubblico, ovvero cose che ho voglia di scrivere anche se non riguardano strettamente il lavoro o la mia immagine online e personale/privato, ovvero cose che voglio tenere gelosamente per me e per la ristrettissima cerchia delle persone con cui condivido la quotidianità) e dunque questo blog spero verrà presto cancellato dai “troppi” database di spammer professionisti che mi scrivono iniziando con il “Cara mamma blogger” che ho tollerato per pochissimo tempo e ora trovo davvero insopportabile 😉

Forse qualcuno si sentirà un po’ spaesato prossimamente per i cambiamenti che vedrà qui, d’altronde sono quasi 10 anni che Panzallaria vive e lotta insieme a me, tante cose sono successe e io non sono più la stessa persona di allora, come è giusto che sia. Cambia il blog con me e cambia anche il mio rapporto con il blog. Forse prima questo posto ero io, ora questo posto è mio: differenza sottile ma che segna il passo con quello che sono diventata oggi.

Spero comunque che tutti possiate continuare a sentirvi davvero a vostro agio, anche perché ho in serbo tante novità e mi auguro di dare nuova linfa a questa mia casa digitale: perché – dico la verità – ultimamente l’ho un po’ trascurata per i tanti impegni professionali e per l’esigenza di una quadratura lavorativa che ho faticato molto a trovare.

Vi auguro davvero un meraviglioso 2015: io posso chiedere al destino solo di darmi ancora più lucidità, meno pigrizia e tanta, tanta voglia di imparare. Che imparare è l’unico proposito che ho, anche per quest’anno!

 

 

 

 

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