Sei troppo grassa, sei troppo magra: tutti a parlare del corpo degli altri

Notizie sparse sul web e la mia esperienza, mi hanno portato a riflettere molto, ultimamente, su quanto – in generale – si sia inclini a giudicare senza mezzi termini il corpo degli altri mentre facciamo tanta fatica a guardare al nostro.

Durante la mia muta ho scoperto, alla tenera età di 40 anni, che ho le ossa piccole.

Dopo avere passato tutta l’adolescenza a credere di essere una “falsa magra”, così venivano chiamate allora, nel paesello, le ragazze formose e che si era deciso avessero un’ossatura grossa, mi sono resa conto che quella narrazione lì, quella mia convinzione (che arrivava specialmente dalle parole di altri), era totalmente sbagliata. Cioè, mi sono resa conto che io mi guardavo attraverso gli occhi delle mie paure e dei sentito dire, del giudizio (a volte anche superficiale e non necessariamente maligno) di alcune persone.

Sono cresciuta pensando di essere una di quelle donne che avrebbero potuto vivere solo e sempre in sovrappeso e che quelle ossa enormi che probabilmente mi trovavo, mi avrebbero impedito di avere un corpo snello.

Poi a 41 anni, un giorno, dopo avere perso molti chili, quando ho cominciato a “studiare” il mio nuovo corpo (che ci vuole uno studio attento per conoscersi di nuovo), ho guardato i miei polsi e le mie spalle in maniera neutrale (non neutra: sono i miei e ho per loro un attaccamento particolare 😉 e mi sono resa conto di avere i polsi stretti, le mani grandi e le ossa piccole. Cioè, all’inizio ho pensato di avere preso un abbaglio, “Sono una falsa magra io!” mi ripetevo mentalmente, ma poi ecco, ho dovuto cambiare idea, ho dovuto convincermi che in passato avevo proprio creduto a delle allucinazioni mie e a dei preconcetti di altri.

Non ho mai avuto le ossa grosse, sono sempre stata una ragazza (e poi una donna) morbida e fino a quando la mia morbidezza è rientrata nei limiti della normalità ero in salute ma poi a un certo punto la morbidezza ha preso il sopravvento e io sono diventata obesa, ovvero sono passata allo stato patologico e di conseguenza il mio corpo (che prima era bellissimo) è diventato meno attraente per gli altri e anche per me.

Insomma, a pensare di essere una con le ossa piccole ti cambia la prospettiva e forse, mi sono detta, se ci avessi pensato prima che mica lo sapevo se era vero che avevo le ossa grosse (che non ho mai indagato davvero, mi fidavo di questa frase anni ’80 “Sei una falsa magra!”), forse non mi sarei sentita SPACCIATA e avrei tenuto in maggior conto la mia salute fisica prima e meglio.

Ma insomma, è il passato e per me è andata così.

Però ecco, adesso che invece sono dimagrita, c’è tanta gente che non conosco (per via che sono andata in tv, per via che ho scritto un libro, per via che i giornali in questo periodo mi amano tutti molto) che mi segue e mi commenta e che parla del “mio” corpo.

E la maggioranza, devo dirlo, sono commenti tanto belli e caldi, di persone che hanno letto il libro e ci hanno ritrovato un po’ della loro anima nera (e come non essere felice? l’ho scritto per quello!), ma poi ci sono anche quelli che parlano della me di prima come fossi un mostro e ci sono quelli che parlano della me di adesso (peso 61 chili per 1,68 di altezza) come se fossi un’anoressica fissata con lo sport.

Ci sta, ci ho le spalle larghe, anche se sono di ossa piccole, però tutto questo parlare del mio corpo mi ha fatto pensare che – al di là di me, che poi mi sono esposta molto su questo tema, quindi un po’ me la sono anche cercata – in generale, parliamo un po’ troppo del corpo degli altri.

Ma perché?

Non so, ma a me in alcuni casi viene un sospetto, che il problema sia poi il nostro di corpo, che non ci piace mai, che non ci sembra abbastanza perfetto,  che non incarna un modello, che ha forme (anche quando normopeso) che non ci aggradano e che – ci sembra – non potrebbero piacere agli altri.

Cioé, è come se parlare del corpo degli altri, giudicarlo, tagliarlo a tranci, abbassarlo, puntare il dito, sia poi un modo per esorcizzare la paura di essere invisibili nel nostro.

E niente, poi leggo delle storie che – chiedo scusa – un po’ mi confermano in questa direzione. C’è per esempio la blogger inglese che viene scaricata perché “non abbastanza magra” da uno che (a me pare evidente anche da quello che le scrive), ha un serio problema con il proprio, di corpo, oppure ci sono i casi di famose fashion blogger italiane che ultimamente sono state (letteralmente) bombardate di insulti perché molto magre. Una roba del tipo “anoressica di merda” che parliamone, se davvero fosse così, ecco non sarebbe un bel servizio che si fa a queste persone, almeno in termini di empatia.

C’è poi da dire che se scrivi libri, hai blog, vai in tv o sui giornali, in tanti pensano che:

  1. sei ricca
  2. sei snob e stronza perché non rispondi ai messaggi (anche se ne ricevi 150 al giorno, dovresti non dormire alla notte, che tanto vai in tv e non hai bisogno di riposare o avere una vita)
  3. chiunque può parlare di te, come persona, come essere umano e te mica devi osare rispondere a tono, te che vai in tv, accontentati per favore, non essere pretenziosa, gli insulti, almeno quelli, accoglili con eleganza.

E il mondo della popolarità (a cui tanti oggi abbiamo accesso) va avanti, lo spettacolo continua e il corpo degli altri diventa un pungiball eccezionale.

Se cominciassimo a vedere il nostro, prima di tutto, come UN CORPO e non come il fallimento di un modello, non staremmo davvero meglio? Siamo tutti diversi, non ci sono corpi identici (e meno male) e delle volte basterebbe amare ogni centimetro di noi per potere amare anche ogni centimetro degli altri (o almeno rispettarlo).

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24 commenti
  1. sempremamma dice:

    Esporsi come hai fatto tu, sottopone al giudizio altrui, ma c’è modo e modo di dire le cose, di scrivere e ho notato che molte persone, troppe, non hanno empatia, ma scaricano la loro rabbia, le loro frustrazioni, facendo commenti acidi e inopportuni. C’è molta gente triste in giro.

  2. Milena dice:

    Guarda, Francesca, io ho sempre vissuto il problema opposto al tuo.
    Sono sempre stata magrissima. Ho sempre mangiato in abbondanza ma la mia corporatura era quella, e lo sport che facevo ovviamente contribuiva.
    Se mi avessero dato 100 lire ogni volta che una persona mi ha detto “oh, come sei magra, mangia ben!” adesso sarei ricchissima.
    Il problema è che queste uscite infelici, come dici tu, hanno influito sul mio modo di vedermi e, per esempio, non ho mai indossato gonne.
    Sì, ora sono consapevole del fatto che chi giudica gli altri in realtà è insoddisfatto di sè. Ma consentimi di mandare a tutte queste persone un sentito”vaffa*****” per tutte le volte che ci hanno fatto del male!
    Ecco, così il discorso si chiude 😉

  3. Chiara - machedavvero dice:

    Aggiungo il punto:
    4. Dietro la tastiera non c’è una persona con dei sentimenti ma un automa. Altrimenti non si spiegherebbe come, faccia a faccia, nemmeno la più accanita delle haters prova a dirti qualcosa, anzi. Tutte un miele.

    Per fortuna è soprattutto grazie a chi critica che le blogger, e in fondo in generale le persone, hanno successo. Bacioni!

  4. Ri' dice:

    Sì, è così.
    Tanta parte di gente, essenzialmente, non sa mettersi all’ascolto e tutte le volte che può (ne saltasse una!) travolge il prossimo come schiacciasassi. Il rullo che usa, così pesante e micidiale con la sua forza distruttrice, è fatto di pregiudizi misti a sentenze sparate a raglio. Il tutto è impastato con un mix di superficialità ed approssimazione. Manca la consapevolezza che ogni volta che punti il dito verso l’altro/a lo punti in realtà verso te stesso/a. L’altro/a fa da specchio e l’allodola, si sa, ci casca in pieno!
    165 cm. x 60 Kg. = corpo armonico
    Eppure ho passato l’adolescenza ad indossare abiti di colore blu perché il blu “sfina”. Mia zia, sarta che tagliava gli abiti per tutta la famiglia, è sempre stata obesa e avrebbe dovuto vestirsi lei di blu, anziché darmi il tormento e criticare pure la forma delle mie ginocchia (rigorosamente sempre coperte da gonne lunghe o da pantaloni) perché non erano fatte bene come quelle delle modelle!
    Dall’alto dei miei 53 ancora un po’ brucia e la visione del corpo come fallimento di un modello ogni tanto si riaffaccia… 😉

    (Procedo con la lettura del tuo libro riconoscendomi, fino ad ora, in ogni pagina. Molte di queste hanno una carica incredibile…)

  5. Baby1979 dice:

    Io con te ho fatto esattamente quello che descrivi, ho letto al volo la tua storia e pensato “eccola qui, un’altra che passa da una ossessione (cibo) ad un’altra (dieta e sport) e si spaccia per quella che ha trovato un equilibrio”. Mi sono poi resa conto che avevo fatto due errori: il primo era non aver letto tutta la tua storia prima di giudicare e il secondo e’ stato lasciar parlare la mia invidia, quella di chi e’ ancora nella situazione in cui eri tu alla partenza e non sa trovare la forza di cambiare, per cui devo per forza trovare una giustificazione negativa, una critica da muovere per non dover ammettere che si tratta solo e semplicmente di volonta’.

    • Panzallaria dice:

      Ciao,
      Ci sta. È normale. Siamo tutti pieni di sfumature ma è difficile vederle. Mi sa che mi hai anche scritto una mail a cui non sono ancora riuscita a rispondere: ti mando un saluto e un grazie da qui!

  6. Vlad dice:

    sul caso della blogger inglese, se il tizio si fosse limitato a dire “sei simpatica ma non mi attrai in quel senso, restiamo amici” sarebbe stato meglio

    • Panzallaria dice:

      Concordo in pieno: lui non era obbligato ed è sempre accettabile la sincerità, ma non così 🙂

  7. carmen dice:

    ho letto il libro tutto di un fiato, perché parla di me, mi sono ritrovata in tanti punti come se avessi vissuto io le stesse situazioni. Ma non ancora riesco a mandare via tutti gli impedimenti che non mi consentono di iniziare la mia muta: dalle frequenti tendiniti che mi impediscono anche di camminare per mezz’ora, al tempo che non basta mai xchè lavoro e le mie figlie verranno sempre prima di me, ai soldi che non bastano mai per iscriversi ad una palestra. come si fa ad impedire tutto questo e rimettermi al centro della mia vita? tutti dicono che dipende solo da me, ma penso che poco si possa fare senza un minimo di comprensione e complicità di che ti è vicino. per fortuna gli impedimenti riguardano solo l’attività fisica, in quanto l’alimentazione la posso controllare senza l’aiuto degli altri, ma da sola non basta!

    • Panzallaria dice:

      Carmen se hai problemi fisici che ti impediscono di camminare, allora è un conto, se no ti assicuro che un po’ di attività fisica (camminata leggera) all’aria aperta, non solo è gratis ma anche rigenerante. Per quanto riguarda tempo e figli, so bene, ho una figlia anche io. Corro al mattino (tipo tra 5 minuti che sono le 6) mentre lei dorme. Tempo rubato al sonno e non mi sento nemmeno in colpa 🙂

  8. giusi dice:

    Ciao Francesca. Non ho letto il tuo libro, ma è nella lista della spesa. Come tutte quelle…anzi, tutti quelli… che ti scrivono (mi piace pensare che ci sia anche qualche uomo) ho letto una serie di libri sull’argomento, sempre alla ricerca di qualcosa, qualche elemento che accomuni quelle storie alla mia personale. Sempre alla ricerca, in realtà, di una soluzione definitiva, quella giusta e “per sempre”. Io sono un classico yo-yo: decine di ingrassamenti seguiti a impietosi dimagrimenti nell’arco di 53 anni. Con le ovvie conseguenze di perdita di tono ed elasticità della pelle: altro motivo per non volersi troppo bene. E’ da quando ero ragazzina che analizzo i motivi di questo squilibrio che non mi permette di avere una vita stabile, almeno da questo punto di vista. Una cosa l’ho capita: quando “vado in depressione” (senza offesa per chi in depressione ci va davvero) io mangio, e invidio chi smette invece di mangiare. Devo riempire gli enormi spazi di vuoto che mi si aprono nell’anima colmando il mio stomaco a dismisura, fino a scoppiare, per poi cadere in una confortante sonnolenza che mi evita di arruvugliarmi nella sconfortante consapevolezza del mio ennesimo fallimento. ANIMA come STOMACO quindi? Ho l’anima nello stomaco? Oppure il mio stomaco è la mia anima? Ci sarebbe da ridere se non ci fosse da piangere. Leggerò il tuo libro. Ti farò sapere.

    • Panzallaria dice:

      Giusy, l’anima è molto collegata allo stomaco anche secondo me. Per quanto mi riguarda è stato davvero importante smettere di percepire il mio ingrassamento come un “fallimento” e pensarlo semplicemente come un’esperienza. Un grande abbraccio

      • giusi dice:

        Cara Francesca.
        Ho letto il tuo libro, poi l’ho riletto. Ho sottolineato frasi e interi periodi.
        E’ notevole, e tu devi essere una persona notevole.

        E’ vero che si legge d’un fiato: una cavalcata impetuosa e coinvolgente attraverso le tue vicende, che sono un po’ anche le nostre, alla fine della quale sembra di conoscerti…e si desidera conoscerti realmente. Per abbracciarti, per ringraziarti di essere riuscita a parlare della tua vergogna senza vergogna, ciò che solitamente soffoca la voce di chiunque.
        Ho provato diverse volte a scriverti; questa è l’ennesima e spero di arrivare in fondo. Ma se non ti spiace lo farò in privato, quindi andrò sui “contatti”, perché è una risposta un po’ lunga e dico cose che forse non interessano al resto dell’umanità :)) . A dopo.

        • giusi dice:

          Ho appena finito di scriverti sui contatti, ma ho bisogno di informazioni pratiche: come faccio a recuperare ciò che ti ho scritto? Mi piacerebbe farlo leggere a mia sorella che è interessata a questa corrispondenza…e che ha capito perfettamente che i chili in più sono uno dei milioni di modi per nascondere l’anima. Oltretutto è stata proprio lei a farmi scoprire il tuo blog e il tuo libro… 😀

  9. Rosalba Maura dice:

    Ti ho trovata per caso, su un social qualcuno ha pubblicato la copertina del tuo libro, ho pensato per fortuna non mi serve, finalmente a quasi cinquant’anni sto riuscendo a dimagrire, questa volta davvero…ma ho una paura incredibile di fallire ancora e non so se reggerei un’altra delusione…così ci ripenso e decido che ti leggerò molto presto, come incoraggiamento a continuare e anche per sentirmi meno sola in questo mondo dove sei sempre fuori posto se non sei normopeso. Ti scriverò ancora!

    • Panzallaria dice:

      Ciao Rosalba, il mio è un libro sul cambiamento e non un manuale di dieta, per ciò se lo leggi dimmi pure cosa ne pensi!

  10. Isabella dice:

    Carissima, ho letto il tuo libro e come to ho già scritto in precedenza, mi è piaciuto perché mi sono riconosciuta. Tuttavia fatico ad entrare nel percorso “muta”. Sento il mio sovrappeso (concedimi l’eufemismo) come un fallimento e sento il mio corpo come l’espressione di tutto ciò che nella vita non ho realizzato e me ne vergogno. Credo che se riuscissi a mutare quello sarebbe un grande rimedio per la mia scarsa autostima. O forse è il contrario: se aumento la mia autostima riesco poi a “mutare”? Tu cosa ne pensi?

    • Panzallaria dice:

      Prima accettazione e cambio di prospettiva poi muta. Almeno credo. Questa è solo la mia esperienza 🙂

  11. Laperfezionestanca dice:

    Non ho ancora letto il tuo libro sul tuo percorso, in cambio sto leggendo il bel manuale sullo storytelling che hai scritto.
    In effetti anche io attualmente sono sovrappeso dopo aver vissuto la maggior parte della mia vita da magra, direi molto magra. Mi sono data parecchi alibi per il mio ingrassamento, che so, il fatto che prendo cortisone piuttosto spesso e via così. Però in realtà credo dipenda dal fatto che mangio un po’ male e più di quel che dovrei.
    Per parecchio tempo mi sono sentita molto avvilita di questo aumento, sentendomi come un crocchè tenuto in mano da un bambino, ma ultimamente penso che sono ingrassata per nascondermi, per non mettermi più in gioco e che almeno io devo cominciare a volermi bene. Me lo merito davvero un po’ di affetto. Sono convinta che volermi bene darà i suoi frutti.
    Trovo molto bello che tu abbia avuto il coraggio e la voglia di raccontare il tuo percorso.

  12. chiara dice:

    Ciao!
    Bello conoscere la tua esperienza! Non ho ancora letto il tuo libro, ma lo farò sicuramente! Anche io, a 40 anni, sto riuscendo nell’impresa di cambiare pelle. Dopo tanti tentativi e fallimenti, questa volta tutto procede per il meglio. Anche io l’ho deciso con la testa ( finalmente la mia) e anche io ho cambiato il mio modo di vedermi e il rapporto con il cibo… non ho ancora finito il mio percorso, che probabilmente non finirà mai, ma ogni giorno mi guardo e scopro qualcosa di me che non conoscevo…

  13. Ylenia dice:

    Ciao mi chiamo Ylenia ed ho acquistato molto volentieri il tuo libro. Da circa due mesi ho iniziato il cammino verso la rieducazione alimentare; fino ad ora gli intoppi ci sono stati e forse ancora ci saranno. Sono determinata a cambiare la mia situazione di persona obesa x me stessa, per la mia salute!!! Ma quanto è difficile…… Brava!!!!

  14. Marilu dice:

    Ciao! Seguo tanti blog e non ho mai commentato in vita mia. Il tuo blog non lo conoscevo ma quest’estate in vacanza ho conosciuto per caso tua mamma e tua figlia e abbiamo passato qualche ora insieme, ogni giorno per due settimane – due persone stupende! E’ stata proprio tua figlia a parlarmi di te, con un entusiasmo e un’ammirazione sconfinate! E quando le ho detto che vi assomigliate molto, era così incredibilmente felice e orgogliosa! Vorrei che anche i miei bambini fossero orgogliosi di me… Complimenti per l’esempio di realizzazione personale e di determinazione che stai passando a tua figlia! Un abbraccio virtuale

    • Panzallaria dice:

      Ciao Marilù! Grazie di avermi scritto. Frollina mi ha parlato di te e di tua figlia (che credo si chiami proprio come me). Vi saluta entrambe. Grazie davvero del bellissimo commento.

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