Ha senso avviare una start up in tempi di crisi economica?

[La percezione della crisi non può e non deve essere bloccante, perché se no la situazione stagna e uscirne sarà sempre più difficile. ]

Gli amici lo sanno e lo sanno anche le persone che mi seguono sul mio blog narrativo Panzallaria: da qualche mese ho deciso di investire tutto il mio tempo nella scelta di fare la free lance: mi occupo di contenuti sul web (blogging, articoli) e di posizionamento e comunicazione sui Social Media (Facebook, Twitter, Linkedin, ecc).

Non è che prima io fosse dipendente, ben inteso, ma ho sempre tentato di tenere i piedi in più scarpe, per il timore dell’errore. Ad un certo punto mi sono resa conto che dovevo fare una scelta e che la straripante quantità di idee che avevo voglia di provare a realizzare mi portava in un’unica direzione. Nello stesso periodo il mio compagno ha fondato, insieme ad un ex collega, Studio Lost , web agency indipendente con cui, ovviamente, collaboro anche io.

Siamo due start up con figlia.

Perché una scelta del genere in questo momento?

Non abbiamo mai pensato al lavoro da dipendenti come l’unica opzione “sicura” e vogliamo spendere il nostro patrimonio di competenze, evolvendo con i Mercati, le tendenze e in un’ottica di formazione continua.

E’ ovviamente una scelta personale e tarata sul settore in cui lavoriamo, sulle dinamiche sociali e sul nostro personale approccio alla vita. Ci sembra giusto provare a fare quello che ci piace, a costruirci una dimensione professionale che ci appartiene e in cui possiamo mettere la nostra  visione etica.

La percezione della crisi non può e non deve essere bloccante, perché se no la situazione stagna e uscirne sarà sempre più difficile. La crisi può diventare un’opportunità per trovare nuove forme imprenditoriali che tengano conto delle incognite e si basino su un approccio consapevole del quadro generale e del problema, cercando di coniugare molti fattori: guadagno, decrescita, sostenibilità sociale, rispetto del lavoro degli altri.

Se vediamo la crisi come un’opportunità, possiamo davvero fare uno scatto culturale. Ho apprezzato molto l’iniziativa nata su Twitter (che sta diventando una delle più grandi fucìne sociali del Paese) #nofreejobs che è un segno importante ed è significativo che proprio ora abbia trovato spazio e consenso.

Se siamo al punto in cui siamo è anche perché il lavoro – specie delle generazioni “meno vecchie” – ha perso il suo valore essenziale, ovvero il riscontro pecuniario alla prestazione d’opera. La proposta (ma anche l’accettazione) di stipendi nulli o vergognosi è uno dei primi fattori della crisi. Non ci siamo mai resi conto che se qualcuno accetta di lavorare gratis, costringe anche il suo vicino a farlo e negli ultimi 15 anni questa pratica è diventata un’epidemia, un’emorragia di dignità professionale costante.

Star Up legate a Internet

E’ chiaro che il momento è grave e che non tutti i settori hanno la stessa capacità di assorbire Start Up. Sono però convinta che – per quanto riguarda Internet  – questi anni ne vedranno un rafforzamento significativo e che si attesterà sempre di più come canale prezioso di posizionamento per tutte quelle aziende che devono innovare per resistere, sia in contenuti che in immagine pubblica.

I report sull’uso di Internet nel Paese (vedi Fattore Internet via Riccardo Perini) parlano chiaro:

Secondo i dati Istat, in Italia le Piccole e Medie Imprese (PMI) rappresentano circa il 99% delle aziende e realizzano il 70% del fatturato totale.

Per quanto riguarda l’utilizzo del canale internet, secondo i dati Eurisko, l’87% delle aziende con più di 50 dipendenti ha un sito web. Tra le aziende con meno di 10 dipendenti, invece, meno del 50% ha un sito internet. Tra le PMI con solo uno o due addetti, solo il 15% ha un sito.

Secondo uno studio condotto su 1.000 aziende italiane, le PMI “online-attive”, cioè che hanno un sito web, vendono online o fanno web marketing, migliorano la propria produttività grazie a internet, crescono più rapidamente, raggiungono più facilmente la clientela internazionale, assumono più personale (esperti web, social media manager, gestori e-commerce, …).

Attualmente le incognite da risolvere (ma sulle quali anche noi professionisti possiamo dare il nostro contributo) sono:

  • digital divide di infrastrutture e generazionale
  • “marketing divide” ovvero il gap che c’è tra un approccio tradizionale alla promozione di un progetto e prodotto e nuovi modelli di presenza sul Mercato grazie alla rete sociale.
Io sono fiduciosa e credo che proprio adesso, “muoversi” – come mi ha scritto un’amica, startupper pure lei –  sia  quanto mai necessario e che non sia il momento di avere paura ma di osare. Ovviamente bisogna farlo con i giusti strumenti, ovvero senza improvvisarsi professionisti laddove non c’è una solida preparazione o una buona consapevolezza del Mercato di riferimento, ne’ con false aspettative di guadagno immediato o elevato. Nessuno di noi diventerà ricco probabilmente, ma forse farà quello che ama fare.
Concludo segnalando un interessante articolo dal titolo Le start up creano occupazione o no? su un Meeting che si è recentemente tenuto in USA in cui ci si domandava se i casi Facebook e Google sono replicabili oggi come modelli di sviluppo e crescita di una star up innovativa.
Tu cosa ne pensi? Ha senso oggi mettersi in proprio con un’idea? Puoi rispondere sia nei commenti a questo post, sia al sondaggio pubblico su Facebook che sta riscuotendo grande successo.
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11 commenti
  1. Cristiana dice:

    Siamo noi, appartenenti alla famosa “generazione 1.000 euro”, che possiamo muoverci e dimostrare che le cose possono cambiare 🙂
    Certo che non è semplice buttarsi in una start up quando non si ha un budget da spendere nel progetto. Ma la crisi è il motore delle idee innovative e vincenti.

  2. Francesca Sanzo dice:

    Cristiana: certamente alcune start up sono più difficili di altre. Il vantaggio della rete è che l’investimento iniziale può essere anche solo di tempo e competenze e quindi è più facile farlo in questo contesto

  3. Margherita dice:

    Secondo me ha senso mettersi in proprio. Io l’ho fatto nel 2005, quando i tempi erano diversi, ma ha senso ancora oggi ed esattamente per i motivi di cui parli. Bisogna però avere una forte motivazione, un grande amore per quello che si fa e anche un certo spirito di sacrificio. Infine, come giustamente dici, bisogna imparare a non svendersi mai. Svendere la propria professionalità è pericoloso e non solo per se stessi. Sta a noi chiedere il giusto riconoscimento per i servizi che prestiamo e contribuire a diffondere la cultura che il lavoro, per definizione, non è gratis.

  4. Claudia - La Casa Nella Prateria dice:

    Concordo con Cristiana, se non ci lasciamo abbattere, la crisi può essere proprio ciò che ci spinge a fare un passo tanto ardito. Grazie per la tua testimonianza.

  5. Loretta dice:

    Questo tuo articolo casca a fagiolo! Con un’amica stiamo cercando di portare avanti un progetto in cui credo molto ma che, probabilmente, non ci arricchirà…echissenefrega!!!!!!!

  6. Marcella Mastrorocco dice:

    Informazione tecnica per le start-up in Emilia Romagna: é aperto un bando regionale che assegna fondi in conto capitale alle start up create dopo il 2010. Nella graduatoria hanno la precedenza le imprese femminili e giovanili.

  7. maura dice:

    Mio marito ha aperto un’attività. E’ una palestra per obesi, ipertesi, diabetici, cardiopatici, artosici, insomma per chi dovrebbe fare movimento, la palestra è un posto dove non riescono a seguirti e un fisioterapista è troppo.
    Con i soldini di “famiglia”. L’alternativa era lavorare in sala pesi a 6€ lordi l’ora per qualche ora la settimana. Direi pochino e poi anche poco per la preparazione che ha.
    Non so se ce la farà. Magari spenderemo tutto e poi chiuderà. L’idea è buona. La crisi, il “grande male” non aiuta. Se sia stata una buona idea vedremo l’anno prossimo, se ne parleremo ancora, si se no avremo solo sprecato tempo e risorse.
    Però mi consolo con quello che ho davanti. l’alternativa in realtà non c’era. Come dico troppo spesso da un po di tempo a questa parte: VEDREMO!

  8. Francesca Sanzo dice:

    @Claudia: grazie del tuo commento, tu sei l’esempio che la creatività fa moltissimo. @Loretta: se ci credi molto è giusto che ci provi, se posso permettermi, metti solo in chiaro fin da subito con l’amica, in modo da partire con obiettivi comuni, è brutto dover rinunciare a un’idea – specie se è tua – nel caso in cui qualcun altro la snaturi. @Maura: che bello sentirti qui! sono sicura che andrà bene,se fossi più vicina ci verrei io a tentare di dimagrire. ti mando un grandissimo abbraccio!

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